Battaglia di Lützen (1632): differenze tra le versioni

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[[Image:Lützen.jpg|left|thumb|300px|Le posizioni iniziali delle forze coinvolte]]
Le truppe svedesi giunsero sul campo alle 9 di mattino circa, ma, a causa del terreno difficile e dei vari corsi d'acqua, furono necessarie altre due ore perché le truppe di Gustavo fossero pronte allo scontro.
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La battaglia fu aperta dall'attacco dell'ala destra svedese contro la cavalleria imperiale che la fronteggiava; l'attacco ebbe successo, le forze imperiali arretrarono e gli svedesi si prepararono ad attaccare sul fianco e scardinare lo schieramento nemico. proprioProprio in questo momento giunse sul campo Pappenheim, che aveva ricevuto la richiesta di aiuto a mezzanotte ed aveva ordinato immediatamente una marcia forzata per giungere sul campo; egli sferrò un veemente contrattacco che alleggerì la pressione sul fianco sinistro imperiale, ma nel corso dell'azione venne mortalmente ferito da un colpo di cannone, e la sua azione perse slancio.
Le cavallerie contrapposte continuarono ad affrontarsi in una situazione di stallo, che però vedeva prevalere lentamente le forze svedesi.
 
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Nel frattempo passò all'attacco anche il centro dello schieramento svedese, che però si trovò a dover fronteggiare le truppe imperiali saldamente trincerate di fronte a loro, e vennero prima decimati dal fuoco dell'artiglieria e della fanteria, e poi caricati dalla cavalleria imperiale; due dei migliori reggimenti svedesi, i reggimenti blu e giallo, furono spazzati via dalla furia del contrattacco nemico e i pochi sopravvissuti si ritirarono in disordine. La vista dei veterani in ritirata, unita alle notizie sulla morte del re, causarono un'ondata di panico, e la totalità delle forze svedesi che avevano sferrato l'attacco erano ora in fuga.
 
La situazione fu salvata dal sangue freddo e dall'abilità degli ufficiali. Il cappellano reale, Jakob Fabricius, riunì alcuni ufficiali e cominciò a recitare un salmo; questo atto fece sì che molti soldati vicini si riprendessero, interrompessero la fuga e si riorganizzassero. Inoltre il comandante della seconda linea svedese, [[Dodo Knyphausen]] aveva saggiamente tenuto le sue forze fuori dal raggio di tiro dell'artiglieria avversaria, e questa riserva di truppe ancora intatta costituì il nucleo attorno a cui l'esercito protestante si riunì.
 
Alle 15 circa il comando fu assunto da [[Bernardo di Sassonia-Weimar]], che tentò di tenere nascosta la morte del re; tuttavia la notizia si diffuse ma, invece di provocare una caduta del morale svedese, causò una furiosa volontà di vendetta. Gli assalti protestanti ripresero su tutto il fronte, e i combattimenti durarono per l'intero pomeriggio con grande intensità. Quando ormai si avvicinava il tramonto, cadde la batteria imperiale sull'ala destra, la chiave dello schieramento di Wallenstein, e i cattolici indietreggiarono disimpegnandosi.
 
Alle 18 arrivarono sul campo le forze di fanteria di Pappenheim, che nel frattempo giaceva morente. Nonostante questo rinforzo, e l'opinione di molti suoi ufficiali superiori, Wallenstein decise di ritirarsi dal campo, utilizzando le forze appena giunte per garantire la copertura alla ritirata, e si diresse verso la [[Boemia]].