Renitenza alla leva: differenze tra le versioni

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In Italia dopo l'emanazione della legge 23 agosto 2004, n. 226 il [[Servizio militare di leva in Italia|servizio militare obbligatorio]] è stato sospeso a partire dal 1º gennaio [[2005]].
Tuttavia la legge non prescrive la cessazione dell'obbligo per i comuni di redigere le liste di leva, ma esse sono formate solo per i cittadini di sesso maschile.
La fattispecie del reato di renitenza era prevista dall'art. 135 del [[Decreto del Presidente della Repubblica]] [[14 febbraio]] [[1964]] n. 237.
 
In base all'art. 142 del [[Decreto del Presidente della Repubblica|D.P.R.]] 237/1964, il reato di renitenza si estingue per prescrizione con il decorso di cinque anni dalla data di compimento del 45º anno di età (data di collocamento in congedo assoluto per limiti di età).<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2000/agosto/18/operaio_renitente_alla_leva_arrestato_co_0_0008187969.shtml Operaio renitente alla leva arrestato ''L' operaio renitente alla leva arrestato. Chiesta la grazia, il caso al Quirinale'' dal Corriere della Sera, 18 agosto 2000 ]</ref>
 
====Alcuni casi storici====
Alcune zone, tradizionalmente esentate dal l'obbligo della leva, presentarono una storica maggiore resistenza all'introduzione dell'obbligo del servizio militare.
 
Altro diffuso caso fu sotto la [[repubblica Sociale Italiana]]
 
====La Val Natisone====
Gli abitanti delle [[Valli del Natisone]], in assoluta maggioranza di [[lingua slovena]], sotto la repubblica di Venezia godevano, oltre a un'ampia autonomia amministrativa e giudiziaria, dell'esenzione dal servizio militare. In compenso erano tenuti alla sorveglianza dei cinque passi delle valli dell'Isonzo e del Judrio: [[Pulfero]], [[Luico]], [[Drenchia|Clabuzzaro]], [[Drenchia|Clinaz]] e San Nicoló. Si erano organizzati corpi di guardia di 200 effettivi che impedivano l'arrivo di soggetti indesiderati nelle valli.
Il passaggio al regime napoleonico del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno Italico]] introdusse nel [[1807]] l'obbligo di leva, a cui conseguì una notevole diffusione della renitenza, attraverso la fuga verso territori esteri.
 
Il fenomeno perdurò durante il passaggio alla dominazione asburgica, ma si attenuò in seguito e anzi le Valli del Natisone durante la prima guerra mondiale si vantò di avere un numero di renitenti e disertori di molto inferiore alla media nazionale.
 
====La renitenza in Sicilia nel 1861====
{{senza fonte|La [[Sicilia]], per antica consuetudine, era esentata dalla ''leva militare''.}} L'ampia partecipazione dell'elemento popolare alla rivolta antiborbonica portò anche i ''liberali'' a credere in una favorevole accoglienza del regime ''piemontese'' alle nuove disposizioni del Regno d'Italia:
 
La risposta fu, invece di una diffusa renitenza.
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<poem>
Vulemu a Garibaldi
c'un pattu: senza leva.
E s'iddu fa la leva
canciamu la bannera.
Lallararera, lallararà.
 
Vogliamo Garibaldi
ma ad un patto: senza leva
Se poi lui fa la leva
cambiamo bandiera
Lallararera, lallararà.
</poem>
(Anonimo)
 
Il governo mandò il [[generale]] [[Giuseppe Govone]] che introdusse nell'isola, come affermò lo storico [[Franco Molfese]]:
 
{{quote|uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati.}}