Portuno: differenze tra le versioni

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Il tempio di Portuno era stato dedicato proprio il giorno dei Portunalia, secondo quanto riferito da [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]]<ref name="varro2">[[Marco Terenzio Varrone]], ''De lingua latina'', VI, 19: "Portunalia si dicono da Portuno cui in quel giorno fu dedicato un tempio nel porto del Tevere, ed istituita una festa".
</ref>, e si trovava presso il [[Ponte Emilio]], come indicano alcuni antichi calendari romani<ref name="cal">Nel calendario di Capranica si legge: ''Portuno ad pontem Aemiliano ad theatrum Marcelli''; in quello di Amiterno: ''Feriae Portuno Portun... ad pontem Aemilium''.
</ref>.
Nell'[[Eneide]], Portuno viene invocato da [[Cloanto]] durante la gara delle navi e il dio risponde spingendo la nave in avanti{{<ref| name="eneide}}">[[Publio Virgilio Marone]], ''Eneide'', V, 241: ''et pater ipse manu magna Portunus euntem impulit'' ("il padre stesso Portuno con grande mano sospinse la nave in corsa"). </ref>.
 
Durante il processo di reinterpretazione delle divinità romane sulla base della [[mitologia greca]], il dio Portuno fu identificato con [[Palemone]], anch'egli protettore dei porti, assorbendone anche i miti, cosicché a Portuno fu attribuita come madre la dea [[Mater Matuta]], che a sua volta era stata assimilata a [[Leucotea]], la madre di Palemone{{ref|fasti}}.
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==Note==
#{{note|kel}}''huius dies festus Portunalia, qua apud veteres claves in focum add(ere prope) more institutum'': citato da G. Vaccai, ''Le feste di Roma antica'', pag. 164. Roma, Edizioni Mediterranee, 1986.
#{{note|eneide}}[[Publio Virgilio Marone]], ''Eneide'', V, 241: ''et pater ipse manu magna Portunus euntem impulit'' ("il padre stesso Portuno con grande mano sospinse la nave in corsa").
#{{note|fasti}}[[Publio Ovidio Nasone]], ''Fasti'', VI, 545-547: ''Leucothea Grais, Matuta vocabere nostris; in portus nato ius erit omne tuo, quem nos Portunum, sua lingua Palaemona dicet'' ("tu sarai chiamata Leucòtea dai Greci, e dai nostri Matuta, e il potere sui porti sarà interamente di tuo figlio, che noi diremo Portuno, e la sua lingua originaria Palèmone").
#{{note|wiss}}Georg Wissowa, ''Religion und Kultus der Römer'', seconda edizione, 1912, p. 112.