Primo maresciallo dell'Impero: differenze tra le versioni

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La legge 2 aprile [[1938]], n. 240, che istituiva tale grado ne prevedeva l'attribuzione di diritto esclusivamente al Capo dello Stato e al [[Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato|Capo del Governo]]. Di conseguenza venne conferito a [[Vittorio Emanuele III]] e a Benito Mussolini. Da questo fatto si generò una polemica negli ambienti monarchici, che non concepivano nella [[Grado (militare)|gerarchia militare]] l'equiparazione del [[Re]] ad un'altra personalità, foss'anche il Capo del Governo.
 
Il Re si rifiutò, in un primo tempo, di firmare la legge, anche perché non ne era stato preventivamente informato e le modalità di approvazione parlamentare erano alquanto irrituali (basti dire che l'intero iter di approvazione da parte delle due camere si svolse nella giornata del 30 marzo 1938). La questione fu sottoposta, per un [[parere]], all'allora Presidente del [[Consiglio di Stato (Italia)|Consiglio di Stato]], il celebre giurista [[Santi Romano]], che ritenne legittima l'istituzione del grado e la sua attribuzione al Re e al Capo del Governo.

Su tale parere Vittorio Emanuele III ebbe a pronunciare parole durissime: "I professori di diritto costituzionale, specialmente quando sono dei pusillanimi opportunisti, come il professor Santi Romano, trovano sempre argomenti per giustificare le tesi più assurde: è il loro mestiere; ma io continuo ad essere della mia opinione. Del resto non ho nascosto questo mio stato d’animo ai due presidenti delle Camere, perché lo rendessero noto ai promotori di questo smacco alla Corona, che dovrà essere l’ultimo".<brref>[[Renzo De Felice]], ''Mussolini il duce – Lo Stato totalitario'', Einaudi ed., 1996, pag. 33</ref>
Del resto non ho nascosto questo mio stato d’animo ai due presidenti delle Camere, perché lo rendessero noto ai promotori di questo smacco alla Corona, che dovrà essere l’ultimo".<ref>[[Renzo De Felice]], ''Mussolini il duce – Lo Stato totalitario'', Einaudi ed., 1996, pag. 33</ref>
 
==Note==