Vittoria cadmea: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Eteocles and Polynices - Project Gutenberg eText 14994.png|thumbnail|right|300px|La [[traslazione]] dei corpi di [[Eteocle]] e [[Polinice (mitologia)|Polinice]], morti nella battaglia della [[Rocca cadmea]] ([[Tebe (Grecia)|Tebe]]). Illustrazione del rev. Alfred J. Church (1829-1912) da ''Stories from the Greek Tragedians''.]]
 
'''Vittoria cadmea''' ({{lang-grc|καδμεία νίκη|kadmèia nìke}}) è un'espressione proverbiale utilizzata nell'[[antica Grecia]] per indicare una battaglia vinta a un prezzo altissimo o in cui il vincitore patisce sofferenze analoghe a quelle del vinto.
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[[Immagine:Kadmos dragon Louvre E707.jpg|thumb|right|280px|Cadmo e il drago, [[Ceramica calcidese|anfora calcidese]] a [[figure nere]] (circa [[560 a.C.|560]]-[[550 a.C.]]). [[Museo del Louvre|Musée du Louvre]].]]
 
L'espressione viene comunemente riferita alla vicenda della lotta fratricida di [[Eteocle]] e [[Polinice (mitologia)|Polinice]], figli di [[Edipo]] e discendenti di [[Cadmo]], che si uccisero l'un l'altro per il possesso di [[Tebe (Grecia)|Tebe]]. La città, infatti, era stata fondata da Cadmo che vi eresse quella che per questo motivo fu detta la ''[[Rocca cadmea]]''. L'episodio, noto come la Spedizione dei Sette a Tebe, ha fornito ispirazione alla [[Tragedia greca|tragedia]] ''[[Sette contro Tebe]]'' di [[Eschilo]].
 
È questa l'interpretazione corrente dell'espressione erodotea, alla quale aderisce anche [[Plutarco]]: «Gli antichi definivano vittoria cadmea, in quanto turpe e miserrima, quella dei due fratelli davanti a Tebe».<ref>Plutarco, ''Sull'educazione dei figli''.</ref>. [[Erasmo da Rotterdam]] riporta invece una leggenda secondo la quale Cadmo, volendo essere il primo a trasmettere la scrittura ai Greci, uccise il cantore [[Lino (cantore)|Lino]], che si era ripromesso di fare altrettanto. Non ottenne però alcun beneficio, perché poco dopo fu cacciato dai suoi concittadini.<ref>[[Erasmo da Rotterdam]], ''Cadmea victoria'', in ''[[Adagia]]'', II, 8, 34</ref>