Assedio di Atene (87 a.C.): differenze tra le versioni

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{{Quote|Seguì ad [[Atene]] un grande e spietata strage. Gli abitanti erano troppo deboli per scappare, per mancanza di nutrimento. Silla ordinò un massacro indiscriminato, non risparmiando donne o bambini. Era adirato per il fatto che si erano così improvvisamente uniti ai barbari [mitridatici] senza causa, ed avevano mostrato una tale animosità verso lo stesso [comandante romano]. La maggior parte degli Ateniesi, quando sentirono l'ordine dato, si scagliarono contro le spade dei loro aggressori volontariamente. Alcuni presero la via che sale per l'[[Acropoli]], tra i quali lo stesso tiranno [[Aristione]], il quale aveva bruciato l'[[Odeo di Pericle)|Odeon]], in modo che Silla non potesse avere il legname a portata di mano per bruciare l'Acropoli.|[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 38.}}
 
I legionari stuprarono e uccisero anche le donne e i bambini. Silla, dopo questo tremendo spargimento di sangue,<ref>[[Plutarco]], ''Vita di Silla'', 14.3-4.</ref> proibì l'incendio della città, ma permise ai suoi [[legione romana|legionari]] di saccheggiarla. In molte case trovarono carne umana, da preparare come cibo. Il giorno seguente il comandante romano vendette il resto della popolazione (ragazze e bimbi) come schiavi, nudi e legati. Ai liberti che erano sfuggiti alla strage della notte precedente in un numero molto ridotto, promise loro la libertà, ma gli tolse il diritto di elettori, poiché gli avevano fatto la guerra. Le stesse condizioni furono quindi estese alla loro stessa prole.<ref name="AppianoMitridatiche38"/>
 
Questo fu il risultato finale degli orrori che si compì ad Atene. Silla pose, quindi, una serie di posti di guardia intorno all'Acropoli sotto il comando di un certo [[Gaio Scribonio Curione (console 76 a.C.)|Curione]], costringendo più tardi lo stesso Aristione e le poche milizie a sua disposizione ad arrendersi per fame.<ref name="PlutarcoSilla14.7"/> Il generale romano, infine, stabilì la pena di morte per il tiranno greco e per tutti quelli che, avendone l'autorità o lo ''status'' di [[cittadinanza romana|cittadino romano]], si erano ribellati alle leggi provinciali romane. Silla al contrario perdonò tutti loro a cui le leggi romane, in precedenza, non erano state applicate. Chiese poi come risarcimento del danno di guerra, circa venti chili di oro e 600 libbre d'argento, prelevandole dal tesoro dell'Acropoli.<ref name="AppianoMitridatiche39">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 39.</ref>