Silvio Pellico: differenze tra le versioni

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[[1789]] a [[Saluzzo]], cittadina attualmente in [[provincia di Cuneo]], dal [[Regno di Sardegna|piemontese]] Onorato Pellico e dalla [[savoia]]rda Margherita Tournier. Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un'educazione cattolica.
Dopo gli studi a [[Pinerolo]] e a [[Torino]], Silvio si reca in [[Francia]], a [[Lione]], per fare pratica nel settore commerciale con lo zio. Al rientro in Italia, nel 1809, si stabilisce con la famiglia a [[Milano]]; qui trova lavoro come insegnante di francese presso il Collegio Militare. Giovane entusiasta della poesia neoclassica, frequenta [[Vincenzo Monti]] e [[Ugo Foscolo]] legando in particolare con quest'ultimo. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico, come ''Laodamia'' (1813) ed ''Eufemio di Messina''. Nello stesso periodo è precettore del piccolo Odoardo Briche, {{citazione necessaria|il quale si suiciderà nel 1817 con una fucilata}}. Alla caduta del regime napoleonico ([[1814]]) perde la cattedra di francese.
[[File:Arresto pellico maroncelli.jpg|200px|right|thumb|L'arresto di Pellico e di Maroncelli.]]
 
Il 18 agosto [[1815]] a Milano viene rappresentata la sua tragedia ''Francesca da Rimini''<ref>L'opera fu composta nel 1813 nel castello di [[Murisengo]].</ref>. La tragedia reinterpreta l'episodio dantesco alla luce delle influenze romantiche e risorgimentali del periodo lombardo. Dato che i compensi di casa Briche non bastano per il suo sostentamento, Pellico cerca occupazione in un'altra famiglia nobile. Nel [[1816]] si trasferisce a [[Magenta (Italia)|Magenta]], nella casa del conte [[Luigi Porro Lambertenghi|Porro Lambertenghi]], dove assume l'incarico di istitutore dei figli Domenico (Mimino) e Giulio Porro Lambertenghi. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea, come [[Madame de Stael]] e [[Friedrich von Schlegel]], e italiana, come [[Federico Confalonieri]]<ref>Pellico ritroverà Confalonieri nel carcere dello Spielberg.</ref>, [[Gian Domenico Romagnosi]] e [[Giovanni Berchet]]. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, nel [[1818]] viene fondata la rivista ''[[Il Conciliatore]]'', di cui Pellico è redattore e direttore.
[[File:Sentenza di condono della pena di morte per Silvio Pellico, Pietro Maroncelli Giovanni Canova - Venezia - 21-02-1822 - manifesto su carta.JPG|200px|right|thumb|Sentenza di condono della pena di morte per Pellico e Maroncelli, [[1822]], [[Museo del Risorgimento (Milano)|Museo del Risorgimento]] di [[Milano]].]]
Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Maroncelli, il 13 ottobre [[1820]], Pellico, lo stesso [[Piero Maroncelli]], [[Melchiorre Gioia]] e altri vennero arrestati. Da [[Milano]] furono condotti alla [[Piombi|prigione dei Piombi]] di [[Venezia]], dove rimasero dal 20 febbraio [[1821]]. Qui, il 21 febbraio [[1822]] venne letta la sentenza del celebre [[Processo Maroncelli Pellico|Processo Maroncelli-Pellico]]. Gli imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, però, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati vennero condotti nella [[fortezza]] austriaca di [[Fortezza dello Spielberg|Spielberg]]. Partiti la notte fra il 25 ed il 26 marzo, attraverso [[Udine]] e [[Lubiana]] giunsero alla prigione, situata a [[Brno]] in [[Moravia (Repubblica Ceca)|Moravia]].