Yazid ibn Mu'awiya: differenze tra le versioni
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|AnnoMorte = 683
|Attività = califfo
|Epoca = VII
|Nazionalità = arabo
|PostNazionalità =
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==Biografia==
Figlio di [[Mu'awiya ibn Abi Sufyan|Muʿāwiya ibn Abī Sufyān]] e di sua moglie, Maysun, una cristiana di origine [[
Nominato esclusivamente in virtù del suo vincolo di parentela col padre-califfo, il suo califfato fu caratterizzato da un grave dissenso all’interno della ''[[Umma]]'' [[
La sua designazione avvenne solo dopo la morte dello zio paterno, [[Ziyad ibn Abihi|Ziyād ibn Abīhi]], contrario a interrompere la virtuosa consuetudine della prima società islamica di scegliere come suo capo una persona dotata di forti capacità intellettuali e spirituali.
Morto suo padre, Yazīd dovette immediatamente affrontare l'opposizione di quei musulmani ostili a introdurre un principio dinastico nella successione califfale, rappresentata innanzi tutto dal nipote di [[Maometto]], [[al-Husayn ibn Ali|al-Husayn ibn ʿAlī]], da [[Abd Allah ibn al-Zubayr|ʿAbd Allāh b. al-Zubayr]] e, in modo non particolarmente scoperto, quella dello stesso cugino di Maometto: [[Abd Allah ibn Abbas|ʿAbd Allāh ibn ʿAbbās]].
Essi insorsero simbolicamente a [[Medina]], rovesciando i loro mantelli all’arrivo della notizia dell’avvenuta successione (garantita dalla fedeltà delle truppe siriane e degli ''[[asawira|asāwira]]'' [[
Quando al-Husayn decise di muoversi verso [[Kufa]] – la città in cui maggiore era il numero di simpatizzanti alidi – fu contrastato da un distaccamento di cavalieri inviato dal governatore di Kufa, nonché cugino del nuovo califfo, [[Ubayd Allah ibn Ziyad|ʿUbayd Allāh b. Ziyād]], al comando di [[Umar ibn Sa'd|ʿUmar b. Saʿd]], figlio di [[Sa'd ibn Abi Waqqas|Saʿd b. Abī Waqqāṣ]], uno dei principali [[Compagno (Islam)|Compagni]] del Profeta.<br />
Il 10 ottobre del [[680]], lo scontro di Kerbelāʾ si concluse inevitabilmente col facile massacro degli alidi da parte della truppa omayyade, in cui un ruolo non secondario per far fallire un eventuale e non impossibile accordo fu svolto da Shamīr (gli sciiti tramandano però il nome Shimr) ibn Dhī l-Jawshan, che ebbero gioco facile a trucidare gli alidi, al cui interno erano numerosi i ragazzi, le donne e schiavi al loro servizio, malgrado l’epopea sciita voglia far credere a una strenua resistenza, favoleggiando di un prolungato e improbabile scontro (100 uomini a fronte di 40.000 avversari omayyadi).<ref>I numeri forniti dalle fonti islamiche appaiono del tutto inaffidabili, tendendo a proporre numeri sovradimensionati degli avversari al fine di far risaltare l’eroismo dei musulmani, e ad avvilire per lo stesso motivo il numero dei musulmani. Evidente che, in caso di vittorie e di sconfitta, tali fantasie (del tutto omologhe a quelle riscontrabili nell’epopea delle culture cristiane medievali, come è ad esempio dato vedere nelle cifre fornite dalla ''Cronaca di Fontanelle'' per la vittoria di [[Carlo Martello]] a [[Battaglia di Poitiers (732)|Poitiers]]) non potevano che concorrere alla creazione di un’epopea dagli utili risvolti propagandistici, del tutto indifferenti alla veridicità storica.</ref>
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