Ponte alle Grazie: differenze tra le versioni
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Il ponte Rubaconte era reso caratteristico dalla presenza sulle pigne di numerose casette di legno, per lo più tabernacoli, poi trasformati in cappelle, romitori e botteghe, simili a quelle ancora esistenti sul Ponte Vecchio, ma poste solo all'altezza dei piloni. Due di questi edifici furono noti per essere stati all'origine di altrettanti monasteri femminili, quello [[Monastero dell'Arcangelo Raffaello|delle Romite del Ponte]] detto [[Monastero dell'Arcangelo Raffaello|dell'Arcangelo Raffaello]] e quello [[le Murate|delle Murate]]. Nella cella delle «murate» visse, sin dal [[1320]], una piccola comunità di monache di clausura trasferite poi nel Quattrocento nel [[ex monastero delle Murate|monastero omonimo]] in [[via Ghibellina]].
Vi erano poi due oratori, uno dedicato a santa Caterina e l'altro alla Madonna del Soccorso,
===L'Ottocento===
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===La ricostruzione===
{{Piazza de' Mozzi}}
L'anno successivo ([[1945]]) fu bandito un concorso per la sua ricostruzione e risultò vincitore il progetto del gruppo formato dagli architetti
Le discussioni sorte all'interno della commissione giudicatrice in merito all'esclusione dei progetti in [[cemento armato]] non costituivano aspetti secondari di sola natura tecnica, ma investivano un problema di sostanza: non solo il ponte da progettare doveva sorgere infatti nel centro della città, a diretto confronto con il [[ponte Vecchio]] e con le architetture circostanti, ma doveva inoltre inglobare alcune pile superstiti consolidate.
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==Architettura==
La struttura attuale del ponte è costituita da una [[trave Gerber]] in [[cemento armato]] a cinque luci di lunghezza variabile e una larghezza che va dai 9 metri delle campate centrali ai 14 delle carreggiate di imbocco. Le 6 nervature a profilo inferiore sagomato curvo sono collegate inferiormente da una controsoletta continua a spessore variabile, e superiormente dall'impalcato della carreggiata viaria e dai traversi (che portano a sbalzo ampi marciapiedi, larghi
L'attuale ponte alle Grazie si presenta come una struttura convenzionale e funzionale, ma non ha assolutamente niente del fascino dell'antico e robusto predecessore, nonostante la scelta di uno stile moderatamente moderno che si armonizza con le strutture storiche attigue.
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==Bibliografia==
{{bps|Bocchi-Cinelli 1677}}, pp.
{{bps|Fantozzi 1842}}, pp.
{{bps|Fantozzi 1843}}, pp.
{{bps|Baldinucci-Ranalli 1845-1847}}, I, 1845, p.
{{bps|Firenze 1850}}, pp.
*Luigi Passerini, ''Il ponte alle Grazie'', in ''Curiosità storico-artistiche fiorentine'', Seconda Serie, Firenze, presso Stefano Jouhaud, 1875, pp.
{{bps|Bigazzi 1886}}, pp.
{{bps|Limburger 1910}}, n. 340;
{{bps|Garneri 1924}}, p.
*G. Pagano, ''I ponti alla Carraia e alle Grazie'', in ''Firenze'', numero unico, ottobre, 1960;
*''Ponte alle Grazie'', in Leonardo Lugli, ''Giovanni Michelucci. Il pensiero e le opere'', Bologna, Pàtron, 1966, p.
{{bps|Limburger-Fossi 1968}}, n. 340;
*Giacomo Piccardi, ''Il ponte Rubaconte oggi alle Grazie'', in ''Firenze'', I, 1971, pp.
{{bps|Firenze 1974}}, pp.
{{bps|Bargellini-Guarnieri 1977-1978}}, IV, 1978, pp.
{{bps|Zucconi 1995}}, p.
*[[Giovanni Klaus Koenig]], ''Architettura in Toscana 1931-1968'', Torino 1968.
{{bps|Gurrieri-Bracci 1998}}, pp.
* Francesco Guerrieri, Lucia Bracci, Giancarlo Pedreschi. ''I ponti sull'Arno dal Falterona al mare''. Firenze, Edizioni Polistampa, 1998.
{{bps|Firenze 2005}}, p.
{{bps|Insabato-Ghelli 2007}}, p.
{{bps|Aleardi-Marcetti 2011}}, pp.
== Altri progetti ==
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