Ponte alle Grazie: differenze tra le versioni

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Il ponte Rubaconte era reso caratteristico dalla presenza sulle pigne di numerose casette di legno, per lo più tabernacoli, poi trasformati in cappelle, romitori e botteghe, simili a quelle ancora esistenti sul Ponte Vecchio, ma poste solo all'altezza dei piloni. Due di questi edifici furono noti per essere stati all'origine di altrettanti monasteri femminili, quello [[Monastero dell'Arcangelo Raffaello|delle Romite del Ponte]] detto [[Monastero dell'Arcangelo Raffaello|dell'Arcangelo Raffaello]] e quello [[le Murate|delle Murate]]. Nella cella delle «murate» visse, sin dal [[1320]], una piccola comunità di monache di clausura trasferite poi nel Quattrocento nel [[ex monastero delle Murate|monastero omonimo]] in [[via Ghibellina]].
 
Vi erano poi due oratori, uno dedicato a santa Caterina e l'altro alla Madonna del Soccorso, di patronato degli [[Alberti]] presente sul primo pilone dell'antica struttura, detta "santa Maria alle Grazie" (attribuita al [[Maestro della Santa Cecilia]], fine XIII-inizi XIV secolo), ritenuta miracolosa e oggetto di devozione popolare. Da questo tabernacolo il ponte prese il nome attuale. Tra le case, due furono più volte segnalate nella letteratura per aver visto rispettivamente la nascita del beato francescano [[Tommaso dei Bellacci]], l'altra dell'oratore e poeta satirico [[Benedetto Menzini]].
 
===L'Ottocento===
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===La ricostruzione===
{{Piazza de' Mozzi}}
L'anno successivo ([[1945]]) fu bandito un concorso per la sua ricostruzione e risultò vincitore il progetto del gruppo formato dagli architetti [[Giovanni Michelucci]], [[Edoardo Detti]], [[Riccardo Gizdulich]] e [[Danilo Santi]] e dall'ingegnere [[Piero Melucci]]. Il progetto che prevedeva una soluzione, stavolta, di sole cinque arcate, e fu realizzato dopo un tormentato iter costruttivo con notevoli variazioni rispetto alle idee iniziali (come la minore altezza delle pile di sostegno e la scomparsa dei prolungamenti dei medesimi che ''abbracciavano'' la carreggiata), con l'inaugurazione solo il 24 febbraio [[1957]], dopo un travagliato iter concorsuale e di realizzazione<ref name=autogenerato1>[http://web.rete.toscana.it/cultura/architettura?command=showDettaglio&codice=100062&provincia=Firenze www.cultura.toscana.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Le discussioni sorte all'interno della commissione giudicatrice in merito all'esclusione dei progetti in [[cemento armato]] non costituivano aspetti secondari di sola natura tecnica, ma investivano un problema di sostanza: non solo il ponte da progettare doveva sorgere infatti nel centro della città, a diretto confronto con il [[ponte Vecchio]] e con le architetture circostanti, ma doveva inoltre inglobare alcune pile superstiti consolidate.
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==Architettura==
La struttura attuale del ponte è costituita da una [[trave Gerber]] in [[cemento armato]] a cinque luci di lunghezza variabile e una larghezza che va dai 9 metri delle campate centrali ai 14 delle carreggiate di imbocco. Le 6 nervature a profilo inferiore sagomato curvo sono collegate inferiormente da una controsoletta continua a spessore variabile, e superiormente dall'impalcato della carreggiata viaria e dai traversi (che portano a sbalzo ampi marciapiedi, larghi m. 2,60&nbsp;m per ciascun lato). Tra le due solette alloggiano gli impianti a rete ([[acquedotto]], [[gas]], [[energia elettrica]]), collocati in un vano ispezionabile sottostante i marciapiedi. I rivestimenti esterni sono in [[pietra forte]] e, con gli intonaci, si inseriscono nel segno della tradizione locale e del rispetto del contesto urbano.
 
L'attuale ponte alle Grazie si presenta come una struttura convenzionale e funzionale, ma non ha assolutamente niente del fascino dell'antico e robusto predecessore, nonostante la scelta di uno stile moderatamente moderno che si armonizza con le strutture storiche attigue.
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==Bibliografia==
{{bps|Bocchi-Cinelli 1677}}, pp. 293-294&nbsp;293–294;
{{bps|Fantozzi 1842}}, pp. 601-604&nbsp;601–604, n. 315;
{{bps|Fantozzi 1843}}, pp. 138-139&nbsp;138–139, n. 309;
{{bps|Baldinucci-Ranalli 1845-1847}}, I, 1845, p. &nbsp;219; II, 1846, pp. &nbsp;350, 356;
{{bps|Firenze 1850}}, pp. &nbsp;471, 545-547;
*Luigi Passerini, ''Il ponte alle Grazie'', in ''Curiosità storico-artistiche fiorentine'', Seconda Serie, Firenze, presso Stefano Jouhaud, 1875, pp. 107-116&nbsp;107–116;
{{bps|Bigazzi 1886}}, pp. 149-150&nbsp;149–150;
{{bps|Limburger 1910}}, n. 340;
{{bps|Garneri 1924}}, p. &nbsp;146, n. XXII;
*G. Pagano, ''I ponti alla Carraia e alle Grazie'', in ''Firenze'', numero unico, ottobre, 1960;
*''Ponte alle Grazie'', in Leonardo Lugli, ''Giovanni Michelucci. Il pensiero e le opere'', Bologna, Pàtron, 1966, p. &nbsp;90;
{{bps|Limburger-Fossi 1968}}, n. 340;
*Giacomo Piccardi, ''Il ponte Rubaconte oggi alle Grazie'', in ''Firenze'', I, 1971, pp. 21-24&nbsp;21–24.
{{bps|Firenze 1974}}, pp. 178-179&nbsp;178–179;
{{bps|Bargellini-Guarnieri 1977-1978}}, IV, 1978, pp. 315-318&nbsp;315–318;
{{bps|Zucconi 1995}}, p. &nbsp;132, n. 217;
*[[Giovanni Klaus Koenig]], ''Architettura in Toscana 1931-1968'', Torino 1968.
{{bps|Gurrieri-Bracci 1998}}, pp. 174-176&nbsp;174–176;
* Francesco Guerrieri, Lucia Bracci, Giancarlo Pedreschi. ''I ponti sull'Arno dal Falterona al mare''. Firenze, Edizioni Polistampa, 1998.
{{bps|Firenze 2005}}, p. &nbsp;425;
{{bps|Insabato-Ghelli 2007}}, p. &nbsp;167;
{{bps|Aleardi-Marcetti 2011}}, pp. 52-53&nbsp;52–53, n. FI09.
 
== Altri progetti ==