Pietro Fregoso (1412-1459): differenze tra le versioni

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Per la tentata congiura di Battista ai danni di suo fratello Tomaso, pure Pietro Fregoso fu indirettamente coinvolto nell'esilio volontario da Genova, ma negli anni a seguire fu comunque al fianco di suo padre nella ricerca di alleati per tentare un nuovo assalto al potere che, di fatto, poi non avvenne. Appena ventenne si trasferì in [[Lombardia]] dove, assieme a [[Francesco Sforza]], combatté in diverse campagne contro la signoria di [[Firenze]] e la [[Repubblica di Venezia]]. Deceduto il padre nel [[1442]] avviò una riconciliazione con lo zio Tomaso che, dopo il perdono e il riavvicinamento, lo nominò a capo della famiglia Fregoso affidandogli inoltre la tutela dei fratellastri Pandolfo, Tommasino e Paolo. Sempre dallo zio paterno ereditò alcuni possedimenti territoriali, tra questi il feudo di [[Gavi]], nell'alessandrino, a sua volta donato a Tomaso Fregoso dai Visconti.
 
Con la caduta del dogato del Fregoso (dicembre 1442) ad opera degli [[Adorno (famiglia)|Adorno]], dovette nuovamente allontanarsi da Genova trovando rifugio presso la corte viscontea a [[Milano]]. Dal duca Filippo Maria Visconti ricevette l'investitura feudale su [[Novi Ligure|Novi]], oltre che la riconferma del precedente feudo acquisito di Gavi. E da feudatario oltre i confini genovesi mise in atto una vera e propria guerra di pirateria contro lo stato genovese governato dagli Adorno ai danni, oltre che di Genova, in diverse occasioni pure contro i traffici commerciali del re [[Carlo VII di Francia]]. Solamente con la nomina a doge del cugino [[Giano IFregoso (1405-1448)|Giano Fregoso]] (30 gennaio [[1447]]) ritornò nel capoluogo ligure dove assunse la carica di capitano generale della repubblica, la seconda per importanza nell'ordinamento dello stato.
 
Durante il dogato del cugino fu coinvolto in prima persona nelle fasi concitate che si susseguirono dopo la morte del duca Filippo Maria Visconti in quanto ancora possessore di quelle terre dell'[[Oltregiogo]] in mano ai Milanesi che ardentemente il cugino Giano I Fregoso desiderava definitivamente sottomettere sotto la repubblica. E Pietro sposò la causa del doge rinunciando al feudo di Gavi e quindi favorendo, cercando la collaborazione della popolazione, la dedizione del territorio verso Genova. Tuttavia non tutto l'Oltregiogo accettò l'ingresso nei domini genovesi e lo stesso Fregoso, posto a capo delle operazioni militari nel territorio, non con semplicità (usando talvolta pure la forza) riportò sotto il vessillo di San Giorgio le comunità di Gavi, Novi, [[Ovada]] e [[Voltaggio (Italia)|Voltaggio]] il 15 agosto 1447.
 
E per la positiva missione appenninica fu ancora Pietro Fregoso, ora luogotenente del doge, a capo della nuova guerra di Genova contro il confinante [[Marchesato di Finale]] del "nemico" dei Fregoso: il marchese Galeotto Del Carretto. Approvata la causa bellica dal Gran Consiglio della Repubblica il 15 novembre 1447, le truppe genovesi entrarono nel territorio finalese assediando e conquistando gli importanti siti di [[Castelfranco]], [[Giustenice]] e [[Castel Gavone]] dove fu ferito in uno scontro; tuttavia, la definitiva sottomissione del marchesato avvenne solamente il 25 maggio [[1449]] sotto il dogato di [[Lodovico Fregoso]].
 
E fu proprio il cugino Lodovico ad essere nominato dal consiglio elettore quale successore di suo fratello Giano I nel dicembre [[1448]], una scelta che possibilmente e concretamente avrebbe potuto anche premiare lo stesso Pietro Fregoso per le sue qualità militari e diplomatiche dimostrate sul campo. Nonostante un rapporto simil distaccato o indifferente verso il nuovo doge, non certo eguale alla strettissima confidenza e vicinanza che ebbe invece con il defunto Giano, Pietro Fregoso fu ancora supremo comandante militare. Tuttavia la scalata alla massima carica dello stato sarebbe avvenuta circa due anni dopo quando, con la caduta dei consensi popolari verso Lodovico Fregoso per una serie di vicissitudini (gestione della [[Corsica]], [[peste|pestilenza]] e attacchi della marineria catalana), egli stesso di fatto favorì la deposizione del parente doge con l'aiuto di un altro esponente della famiglia: Nicolò Fregoso. Rifiutata la carica il vecchio zio Tomaso Fregoso quest'ultimo propose al consiglio il nome del nipote Pietro che, con 317 voti a favore (gli stessi di Giano I), fu nominato trentatreesimo doge della Repubblica di Genova l'8 settembre del [[1450]]; Nicolò Fregoso prese invece il suo posto nella carica di capitano generale.
 
=== Il dogato ===