Giudeo-cristianesimo: differenze tra le versioni

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Dopo il tragico epilogo della [[prima guerra giudaica]], segnato dal suicidio di massa di 960 [[zeloti]] a [[Masada]] e dalla distruzione del Secondo Tempio, i giudeo-cristiani e i cristiani gentili di Gerusalemme iniziarono seriamente a "dubitare dell'efficacia dell'antica legge"<ref> Lazare, Bernard. ''op cit''. p. 50</ref> e dell'utilità del Tempio, il che potrebbe essere cosiderato come una delle prime rotture del cristianesimo con le sue radici; nonostante ciò, i cristiani continuarono ad usufruire delle liturgie, regole morali e Scritture ebraiche (comprese le traduzioni del [[Tanakh]] come la ''[[Septuaginta]]'' e il ''[[Targum]]''). A metà del [[II secolo]] iniziano a comparire sulla scena dei cristiani con idee anti-giudaiche, dei quali si possono ricordare [[Marcione]], un vescovo influenzato da idee [[Gnosticismo|gnostiche]] e dualistiche che predicava il rifiuto totale di ogni elemento ebraico nel cristianesimo<ref>Taylor, Miriam S. (1995). ''Anti-Judaism and Early Christian Identity: A Critique of the Scholarly Consensus''. Leiden, New York, Köln: Brill Academic Publishers. ISBN 9004021353, p. 128.</ref>, [[scomunica]]to dalla [[Primi centri del cristianesimo#Roma|Chiesa di Roma]] nel [[144]]; [[Tertulliano]], con il suo ''Adversus Iudaeos'', scritto prima del [[207]], e vari altri, il cui obbiettivo era principalmente affermare che la Legge è stata abolita in favore della Nuova Alleanza<ref> Lazare, Bernard. ''op cit''. p. 61</ref>. Secondo Taylor l'atteggiamento anti-giudaico dei primi teologi cristiani "emerse dagli sforzi della chiesa di risolvere le contraddizioni intrinseche nella sua simultanea appropriazione e rifiuto di diversi elementi della tradizione giudaica"<ref>Taylor, ''op. cit.'', p. 127.</ref>.
 
La rivolta di Bar Kokheba fu la [[Terza guerra giudaica|terza maggiore ribellione]] degli [[ebrei]] della [[Giudea romana]] contro l'[[Impero romano]] e l'ultima delle [[Guerre giudaiche|guerre giudaico-romane]]. Simon Bar Kokheba, la guida della rivolta, fu acclamato come un Messia, una figura eroica che potesse ricostituire Israele. La rivolta istituì per oltre due anni uno Stato indipendente di Israele su alcune parti della Giudea, ma un esercito romano di 12 legioni, rafforzate da ausiliari, riconquistò alla fine la zona e distrusse la comunità ebraica. I Romani proibirono poi a tutti gli ebrei dall'entrare a Gerusalemme, rinominata ''Aelia Capitolina'', salvo che per assistere al [[Tisha b'Av]] con previo pagamento del ''fiscus iudaicus'' in monete d'[[argento]]. I giudeo-cristiani, avendo già accettato [[Gesù]] come [[Messia]], non appoggiarono la rivolta di Bar Kokheba e già nel [[96]]-[[98]] erano stati esentati da [[Nerva]] a pagare il ''fiscus iudaicus''<ref>Wylen, Stephen M., ''The Jews in the Time of Jesus: An Introduction'', Paulist Press (1995), ISBN 0809136104, Pp 190-192.; Dunn, James D.G., ''Jews and Christians: The Parting of the Ways'', A.D. 70 to 135, Wm. B. Eerdmans Publishing (1999), ISBN 0802844987, Pp 33-34.; Boatwright, Mary Taliaferro & Gargola, Daniel J & Talbert, Richard John Alexander, ''The Romans: From Village to Empire'', Oxford University Press (2004), ISBN 0195118758, p. 426.</ref>. La guerra e le sue conseguenze contribuirono a distinguere il cristianesimo come una religione separata dall'ebraismo.
 
Tuttavia, invece di una scissione improvvisa, ci fu un divario gradualmente crescente tra cristiani e giudei nei primi secoli dell'era volgare, tale per cui non era possibile fare una distinzione netta tra giudei e cristiani, dal momento che condividevano le stesse pratiche e frequentavano insieme la sinagoga. Sebbene si pensi comunemente che Paolo di Tarso abbia fondato la chiesa ''gentile'', ci vollero secoli perché si manifestasse una rottura completa. Tuttavia, alcuni eventi, sia politico-economici che prettamente religiosi, vengono percepiti come fondamentali nella spaccatura crescente tra [[cristianesimo ed ebraismo]].