Francesco II Sforza: differenze tra le versioni

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Francesco II Sforza all'età di tre anni fu cacciato assieme al padre dal [[Ducato di Milano|Ducato]]; rimase 21 anni in esilio in condizioni economiche indubbiamente inferiori rispetto a quelle in cui si trovava la corte milanese all'epoca del regno di suo padre.
 
Durante gli anni di governo restaurato di suo fratello [[Massimiliano Sforza|Massimiliano]], tra il 1512 e il 1515 egli non riuscì a tornare a [[Milano]] e quando questi ne venne cacciato nel [[1515]] dal ritorno dei francesi, Francesco (che si trovava a [[Trento]]) si adoperò subito per riprendere il possesso del Ducato di Milano, che nella sua ottica legittimamente spettava a lui. Egli riuscì finalmente a rientrare a [[Milano]] al seguito delle truppe di [[papa Leone X]] e dell'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] nel [[1521]] (coalizzate nella cosiddetta [[Lega Santa]]), aiutati in questo anche dalla popolazione lombarda che si sentiva vessata fortemente da un dominio considerato estraneo.
 
Con l'acquisizione del Ducato, ad ogni modo per Francesco II non finirono le preoccupazioni: le pressioni dei francesi continuavano ad essere insistenti soprattutto lungo il confine con il [[Piemonte]] e lo sforzo bellico richiedeva sempre più denaro, che per uno stato di ridotte dimensioni come il Ducato di Milano rispetto al colosso francese, costituivano una uscita continua per buona parte delle entrate. Francesco II fu pertanto costretto a tassare fortemente la popolazione per difenderla e questo lo mise in cattiva luce, oltre a provocare l'insorgere di rivolte localizzate. Tra i maggiori fautori di queste rivolte ricordiamo Bonifacio Visconti, erede e lontano parente di quei [[Visconti]] che un tempo reggevano Milano e che vedeva gli Sforza come gli usurpatori di un potere che loro stessi avevano creato. Bonifacio Visconti perciò tentò di uccidere Francesco II per ottenere il possesso del Ducato, approfittando della situazione politica instabile, ma riuscì solamente a ferire il duca al collo ed alla spalla.