Paul Preuss: differenze tra le versioni

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==VitaBiografia==
Da bambino, a causa di un virus [[poliomielite|polio]]-simile, Preuss è fragile e malaticcio, tanto che spesso è a letto o sulla [[sedia a rotelle]]. Crescendo guarisce e si fortifica con la pratica intensa dello sport. Diviene, infatti, un ottimo [[sci|sciatore]], [[alpinismo|alpinista]] e [[arrampicata|rocciatore]] e già all’età di 11 anni ha scalato circa 300 vette.
 
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Nei suoi pochi anni di vita scala centinaia di cime, apre nuove vie (quasi sempre da solo e senza assicurazione), si dedica allo scialpinismo con traversate di interi gruppi montuosi.
 
Il 3 ottobre [[1913]] muore precipitando dallo spigolo nord del [[Hoher Dachstein|Mandlkogel]], una montagna nella sua terra natale. Nessuno sa cosa sia successo esattamente perché, come tante altre volte, era solo ed arrampicava slegato.
 
===Filosofia===
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# La corda può essere una facilitazione, ma non il mezzo indispensabile per effettuare una scalata.
# Tra i massimi principi vi è quello della sicurezza. Non però la sicurezza che risolve forzosamente con mezzi artificiali le incertezze di stile, bensì la sicurezza fondamentale che ciascun alpinista deve conquistarsi con una corretta valutazione delle proprie capacità.
 
==Morte==
Il 3 ottobre [[1913]] muore precipitando dallo spigolo nord del [[Hoher Dachstein|Mandlkogel]], una montagna nella sua terra natale. Nessuno sa cosa sia successo esattamente perché, come tante altre volte, era solo ed arrampicava slegato.
 
==Citazioni==
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==Bibliografia==
* [[Reinhold Messner]]. ''L’arrampicata libera di Paul Preuss''. Milano, Istituto Geografico De Agostini, 1987.
 
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