Essere e tempo: differenze tra le versioni

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{{Nota
|titolo=Essere e tempo (incipit)
|contenuto={{q|δῆλον γὰρ ὡς ὐμεῖς μὲν ταῦτα (τί ποτε βούλεσθε σημαίνειν ὀπόταν ὄν φθέγγησθε) πάλαι γιγνώσκετε, ἡμεῖς δὲ πρὸ τοῦ μὲν ᾠόμεθα, νῦν δ' ἠπορήκαμεν <br>"Perché è chiaro che voi avete una lunga familiarità con quello che propiamente intendete con l’espressione ‘essente’, quanto a noi, una volta abbiamo sì creduto di saperlo, ma ora siamo caduti nell’imbarazzo"<ref>Platone, ''Sofista'', 244a.</ref>. <br>Forse che noi abbiamo oggi una risposta alla domanda, che cosa propriamente intendiamo col termine "essente"? Niente affatto. E’ dunque il caso di proporre di nuovo ''la domanda circa il senso di essere''. E siamo forse oggi giorno almeno imbarazzati dal fatto di non comprendere l’espressione "essere"? Niente affatto. E allora è innanzitutto il caso di risvegliare una qualche comprensione del senso di questa domanda. La presente trattazione si propone la concreta elaborazione della domanda circa il senso di "''essere''". L’interpretazione del ''tempo'' come il possibile orizzonte di ogni comprensione d’essere in quanto tale, ne è l'obbjettivo preliminare.|Heidegger, ''Essere e tempo'', incipit; traduzione di Alfredo Marini|δῆλον γὰρ ὡς ὐμεῖς μὲν ταῦτα (τί ποτε βούλεσθε σημαίνειν ὀπόταν ὄν φθέγγησθε) πάλαι γιγνώσκετε, ἡμεῖς δὲ πρὸ τοῦ μὲν ᾠόμεθα, νῦν δ' ἠπορήκαμεν <br>"Denn offenbar seid ihr doch schon lange mit dem vertraut, was ihr eigentlich meint, wenn ihr den Ausdruck seiend gebraucht, wir jedoch glaubten es einst zwar zu verstehen, jetzt aber sind wir in Verlegenheit gekommen"<ref>Platone, ''Sofista'', 244a.</ref>.<br> Haben wir heute eine Antwort auf die Frage nach dem, was wir mit dem Wort seiend eigentlich meinen? Keineswegs. Und so gilt es denn, die Frage nach dem Sinn von Sein erneut zu stellen. Sind wir denn heute auch nur in der Verlegenheit, den Ausdruck »Sein« nicht zu verstehen? Keineswegs. Und so gilt es denn vordem, allererst wieder ein Verständnis für den Sinn dieser Frage zu wecken. Die konkrete Ausarbeitung der Frage nach dem Sinn von »Sein« ist die Absicht der folgenden Abhandlung. Die Interpretation der Zeit als des möglichen Horizontes eines jeden Seinsverständnisses überhaupt ist ihr vorläufiges Ziel.|lingua=de}}<references/>}}
|contenuto="È chiaro infatti che voi da tempo siete familiari con ciò che intendete quando usate l'espressione essente; anche noi credemmo un giorno di comprenderlo senz'altro, ma ora siamo caduti nella perplessità.» (Platone, Sofista, 244a) Abbiamo noi oggi una risposta alla domanda intorno a ciò che propriamente intendiamo con la parola "essente"? Per nulla. È dunque necessario riproporre il problema del senso dell'essere"''.<br />
"Ma siamo almeno in uno stato di perplessità per il fatto di non comprendere l'espressione "essere"? Per nulla. È dunque necessario incominciare col ridestare la comprensione del senso di questo problema. Lo scopo del presente lavoro è quello della elaborazione del problema del senso dell'"essere". Il suo traguardo provvisorio è l'interpretazione del tempo come orizzonte possibile di ogni comprensione dell'essere in generale".}}
In realtà, già in [[Soren Kierkegaard|Kierkegaard]], filosofo apprezzato da Heidegger, ma che al contempo rapidamente licenzia con l'appellativo di "teologo cristiano", il problema dell'essere non è più dato per scontato. In Kierkegaard, infatti, la problematica è tesa fra due poli incompatibili: l'irriducibilità dell'esistenza e della libertà del singolo, inconciliabile sul piano razionale con l'assoluta [[trascendenza]] dell'Essere (che per Kierkegaard corrisponde all'Ente Supremo, [[Dio]]).