Terza guerra mitridatica: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|guerra siriaca di Pompeo}}
[[File:Roma in Oriente 64aC.png|thumb|upright=1.4|L'anno 64 a.C. della terza guerra mitridatica]]
 
Nel corso di questo inverno Pompeo ridusse in suo potere altre regioni che in precedenza ancora gli resistevano, vicine all'[[Aspide (Armenia)|Aspide]], compresa la fortezza di [[Sinforio]] (dell'[[Armenia minore]]<ref>Ammiano Marcellino, ''Res Gestae'', XXXVII, 7.10.</ref>), grazie al tradimento di [[Stratonice del Ponto|Stratonice]], moglie di Mitridate, che permise ai Romani di entrarvi. Costei era adirata verso il marito, che l'aveva abbandonata lì.<ref name="Dione37.7.5"/> Si racconta anche che un enorme tesoro fu dalla stessa consegnato al proconsole romano, poi portato in [[trionfo]] per adornare i templi di [[Roma antica|Roma]].<ref>Plutarco, ''Vita di Pompeo'', 36.3-6.</ref> In seguito anche il re degli Iberi donò a Pompeo un giaciglio, un tavolo ed un trono.<ref>Plutarco, ''Vita di Pompeo'', 36.7.</ref> Occupò quindi la fortezza di ''Caenum'' dove si racconta furono trovati dei documenti privati del re del Ponto, in cui si raccontavano i suoi omicidi (tra cui quelle del figlio [[Ariarate IX di Cappadocia|Ariarate]]), i sogni e le responsabilità dei [[vespri asiatici]].<ref>Plutarco, ''Vita di Pompeo'', 37.1-3.</ref> Si recò quindi ad [[Amiso]] dove ricevette doni ed ambasciatori di dodici principi o re barbari.<ref>Plutarco, ''Vita di Pompeo'', 38.1-2.</ref> Fece, quindi, da arbitro e regolò gli affari di diversi principi e re, che allo stesso si erano rivolti. Diede, quindi, una sistemazione alla [[Celesiria]] ed alla [[Fenicia]], che da poco si erano liberate dei loro re, ed avevano subito danni dagli Arabi e da Tigrane.<ref name="Dione37.7.a">Cassio Dione Cocceiano, ''Storia romana'', XXXVII, 7.a.</ref>