Terza guerra mitridatica: differenze tra le versioni

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Quando si riprese dalla malattia, ora che era stato arruolato un grande esercito (stimato in 60 coorti di 6.000 armati ciascuna, compresa una moltitudine di altre truppe, oltre a navi e fortezze catturate dai suoi generali mentre lui era malato), ne inviò una parte a ''[[Phanagoria]]'', al fine di impossessarsi dello stretto compreso tra questa città e ''[[Panticapaeum]]'', mentre Pompeo si trovava ancora in Siria.<ref name="AppianoMitridatiche108">Appiano di Alessandria, ''Guerre mitridatiche'', 108.</ref> Appiano racconta che nella città erano presenti sei dei suoi figli, i quali furono tutti catturati. La presa della città indusse però alcune città circostanti a ribellarsi all'ex-sovrano del Ponto: ''[[Cherson (Crimea)|Chersonesus]]'', ''[[Theodosia]]'', ''[[Nymphaeum]]'' ed altre ancora. Mitridate, resosi conto delle continue defezioni e che il suo stesso esercito non gli era più totalmente fedele (forse anche per avergli imposto una leva obbligatoria e tassazioni troppo elevate), comprese che i soldati avevano ormai scarsa fiducia nel loro comandante. Prese allora la decisione di dare in sposa alcune delle sue figlie a principi alleati tra gli [[Sciti]], chiedendo loro di inviargli nuovi rinforzi il più rapidamente possibile. Ma la sfortuna volle che i 500 soldati che accompagnavano le figlie, decisero di uccidere tutti i dignitari, eunuchi compresi, e di condurre le giovani donne a Pompeo.<ref name="AppianoMitridatiche108"/>
 
[[File:Roma in Oriente 63aC.png|left|thumb|upright=1.4|L'anno 63 a.C. della terza guerra mitridatica]]
Dopo questi fatti, sebbene fosse stato privato di numerose fortezze, del suo stesso regno, di un esercito adeguato per la guerra che avrebbe voluto condurre, dell'aiuto degli Sciti, ancora covava la speranza di condurre una nuova guerra contro Roma, grazie alla possibile alleanza con i [[Galli]], con i quali aveva instaurato già da tempo rapporti di amicizia. Concepì, quindi, il disegno strategico di invadere insieme agli alleati galli l'[[Italia romana|Italia]], passando prima attraverso la [[Scizia]] e poi seguendo il [[Danubio|Danubio superiore]],<ref name="Dione37.11.1"/> sperando poi, che molte delle [[popoli italici|popolazioni italiche]], si alleassero a lui in odio ai Romani, come era accaduto durante la [[seconda guerra punica]] ad [[Annibale]], dopo che i Romani avevano mosso guerra contro di lui in Spagna. Sapeva, inoltre, che quasi tutta l'Italia si era ribellata ai Romani in due occasioni negli ultimi trent'anni: al tempo della [[guerra sociale]] del [[90 a.C.|90]]-[[88 a.C.]] e nella recente [[terza guerra servile|guerra servile]] del gladiatore [[Spartaco]], degli anni [[73 a.C.|73]]-[[71 a.C.]].<ref name="AppianoMitridatiche109">Appiano di Alessandria, ''Guerre mitridatiche'', 109.</ref><ref>Strabone, ''Geografia'', VII, 4.3.</ref> L'idea però non piacque ai suoi soldati, per la grandezza dell'operazione e per la distanza da compiere della spedizione, reputando che Mitridate fosse:
{{Citazione|[...] in uno stato ormai di disperazione totale, e volesse porre fine alla sua vita in modo coraggioso e regale, piuttosto che nell'ozio. Questo fu il motivo per cui [i suoi soldati] lo tollerarono e rimasero in silenzio, poiché non c'era nulla da dire contro di lui o di spregevole anche nella sua sventura.|[[Appiano di Alessandria]], ''Guerre mitridatiche'', 109.}}