Battaglia di Fiesole (405): differenze tra le versioni

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L'intera Italia Settentrionale fu saccheggiata dall'orda di invasori goti e le province non ancora invase si riempirono di sfollati, costretti ad abbandonare le proprie proprietà, devastate dagli invasori.<ref name=Rav52>{{cita|Ravegnani|p. 52}}</ref>
 
[[Stilicone]], allarmato, nel corso del 406, emanò nuove leggi per rinforzare il proprio esercito: per incentivare i provinciali ad arruolarsi, fu loro promessa una ricompensa di dieci solidi; tanto era l'impellente necessità di Stilicone di trovare nuove reclute che fu costretto a ricorrere persino al reclutamento degli schiavi; fu richiesto ai soldati regolari e ai ''foederati'' di fornire all'esercito i propri schiavi, e agli schiavi che si fossero arruolati fu addirittura promessa la libertà e un premio di due solidi.<ref name=Rav52/><ref>[[Codice Teodosiano]], VII,13.16-17 (leggi emanate a Ravenna nell'aprile 406).</ref> Oltre a rinforzare l'esercito regolare, Stilicone provvide anche ad assicurarsi il sostegno di due validi alleati: gli ausiliari visigoti di [[Saro (generale)|Saro]] e quelli [[unni]] condotti dal re unno [[Uldino]].<ref name=OroVII37/>
 
Nel frattempo Radagaiso raggiunse la Tuscia e iniziò ad assediare [[Firenze]]; la città fu però liberata dall'assedio dall'arrivo dell'[[esercito romano]] condotto dal generale Stilicone, il quale si scontrò con l'armata di Radagaiso nei pressi di Fiesole sconfiggendolo nettamente.<ref>Prospero Tirone, s.a. 405.</ref><ref>[http://www.tradizione.oodegr.com/tradizione_index/vitesanti/ambrosii.htm Paolino di Milano, ''Vita Ambrosii'', c. 50.]</ref> Radagaiso tentò la fuga, ma fu catturato e decapitato di fronte alle porte della città dieci giorni prima delle calende di settembre (23 agosto), mentre i suoi soldati furono in parte reclutati nell'esercito romano (per un totale di 12.000 nuove reclute) mentre il resto fu ridotto in schiavitù.<ref name=OroVII37/><ref>Olimpiodoro, frammento 9.</ref><ref>''Consularia Italica'', s.a. 405.</ref> Secondo Orosio, per l'eccessiva abbondanza di goti venduti come schiavi, il prezzo per ogni schiavo diminuì drammaticamente.<ref name=OroVII37/>
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== Conseguenze ==
La vittoria di Stilicone su Radagaiso venne accolta a Roma con grande giubilo: furono eretti un arco di trionfo, oltre a un monumento nel Foro, per celebrare la vittoria «che aveva annientato per l'eternità la nazione getica»; inoltre i Romani, grati al generale «per il suo amore eccezionale verso il popolo romano», innalzarono sulla tribuna dei Rostri una statua raffigurante Stilicone.<ref>{{cita|Ravegnani|p. 53.}}</ref><ref>{{CIL|06|1196}}</ref>
 
Stilicone, per sconfiggere Radagaiso, dovette sguarnire il Reno di truppe con il risultato che il 31 dicembre del 405 o 406 Vandali, Alani e Svevi invasero le Gallie [[attraversamento del Reno|attraversando il Reno]] saccheggiandole senza trovare opposizione e impadronendosi poi della [[Spagna romana]]. La ''Cronaca Gallica del 452'' narra che l'esercito di Radagaiso venne suddiviso in tre parti, ognuna affidata ad un principe diverso, e che Stilicone sconfisse a Fiesole solo un terzo dell'intera armata. In base a questa asserzione, e sulla base dell'affermazione di Zosimo sulla multietnicità dell'esercito di Radagaiso, nel XVIII secolo alcuni autorevoli studiosi, come il Conte de Buat e [[Edward Gibbon]], hanno ipotizzato che i Vandali, gli Alani e gli Svevi che nel 406 avevano invaso le Gallie attraversando il Reno sarebbero da identificare con i restanti due terzi dell'esercito di Radagaiso che, dopo la sconfitta e l'uccisione del loro capo, avrebbero deciso di lasciare l'Italia per invadere la Gallia.<ref>Gibbon, ''Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano'', [[s:Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano/30|Capitolo 30]].</ref> In realtà non esistono prove certe che possano dimostrare la veridicità di tale congetture.