Ndebele: differenze tra le versioni

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|nome = Ndebele
[[File:Bell - Our Zoola Guard of Honour (1835).png|thumb|Guerrieri Ndebele in un acquarello del 1835]]
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[[File:Bell|didascalia -= Our Zoola Guard of Honour (1835).png|thumb|Guerrieri Ndebele in un acquarello del 1835]]
|alternativi = amaNdebele
|regione = [[Sudafrica]]
|periodo =
|popolazione = 703.906 (censimento del 2001)
|lingua = [[Lingua ndebele del sud|ndebele del sud]]
|religione = [[cristianesimo]], [[animismo]]
|correlati = [[Ngoni]], [[Swazi]]
|note =
}}
 
Gli '''Ndebele''', o '''amaNdebele''', sono un popolo che appartiene al più ampio gruppo degli [[Ngoni]], stanziati nell'[[Africa]] meridionale. Sebbene la loro origine sia avvolta nel mistero, essi vengono considerati imparentati con gli [[Swazi]], che alla fine del [[XVIII secolo]] hanno costituito un proprio [[Swaziland|stato]] di stampo monarchico che tuttora sopravvive, e gli [[Zulu]], un clan che ha avuto molta fortuna politica e militare nel [[XIX secolo]], scompaginando la struttura antropica delle popolazioni a settentrione del fiume [[Vaal]].
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*Hole
 
Queste tre caste sono strutturate in maniera gerarchica ede hanno ognuna le proprie credenze ede i loro privilegi. La casta '''Zansi''' rappresenta il gruppo dei discendenti dei primi seguaci del re [[Mzilikazi]] che lo seguirono nel loro esilio dallo [[Zululand]]. Essi rappresentano il gruppo più esiguo numericamente ma possono essere considerati l'aristocrazia del popolo Ndebele. Essi si suddividono in diversi clan, ognuno con il proprio leader ede ognuno con il proprio totem.
 
La casta al di sotto degli Zansi è quella degli '''Enhla''', essi rappresentano il gruppo di discendenti delle popolazioni sottomesse da Mzilikazi durante il suo esodo prima di giungere nel territorio dello [[Zimbabwe]], e che vennero poi assorbiti dagli Ndebele; gran parte di loro ha origine dalle tribù [[Sotho]], [[Venda (popolo)|Venda]] e [[Tswana]].
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Secondo le credenze Ndebele, esiste un unico creatore, ''uNkulunkulu'', considerato il primo uomo, sorto con la sua compagna, ''Mvelengani'', dalla terra per abitare una sorta di ''Eden'' primitivo pieno di bestiame e di grano in abbondanza. Il primo uomo e la prima donna prosperarono e si moltiplicarono e, dopo aver trasmesso ai loro discendenti i loro valori, invecchiarono e tornarono alla terra da dove erano venuto dopo essersi trasformati in serpenti.
 
La casta degli Zansi, pur possedendo la nozione di una divinità ultraterrena non la distingue dal culto dei primi antenati, chiamati ''amadlozi'', tuttavia, forse anche per l'influenza del Cristianesimo, essi hanno tramutato gli ''amadlozi'' in mediatori tra i mortali e l'Essere Supremo. Gli ''amadlozi'' sono considerati degli esseri molto potenti, ede hanno la funzione di sorvegliare e proteggere i loro familiari che vivono nel mondo materiale. Essi però richiedono un tributo di fede e di rispetto che comporta pene molto severe a chi contravviene. Anche tra questi spiriti esiste una gerarchi ben precisa che rispetta quella delle varie classi sociali, per questo motivo ogni capofamiglia Zansi ha il suo ''amadlozi'', il quale può esercitare i suoi poteri ede i suoi compiti esclusivamente sulla sua famiglia di appartenenza. L'unica eccezione a questa regola è concessa allo spirito ancestrale del sovrano, il quale ha il compito di presidiare e proteggere l'intera nazione Ndebele.
 
Il rito più importante legato al culto degli antenati è quello del ''Ukuhlanziswa'' (purificazione). Gli Zansi affermano che la morte di un individuo rappresenti fonte di disgrazia ai suoi parenti più prossimi, e che questi oscuri influssi possano essere trasmessi in una catena ininterrotta, e che per questo motivo sia necessario un rituale di purificazione prima che il defunto venga seppellito.
 
La credenza vuole che dopo un anno dalla sepoltura, lo spirito del defunto, che non si è distaccato dal suo nucleo familiare, si manifesti ai suoi parenti in forma di serpente o appaia loro in sogno. Per evitare che lo spirito inquieto possa arrecare danni alla sua stessa famiglia, il capo famiglia deve officiare il rito del ''Ukubuyisa'' (ritorno a casa), con il quale ci si propizia il defunto con l'offerta di un bue, la cui carne viene lasciata una notte intera in segno di tributo per lo spirito, ede il mattino successivo viene mangiata in una grande festa dove si celebra l'unione dello spirito dei defunti con il gruppo degli antenati, diventando anch'egli oggetto di culto.
 
===Struttura sociale===
La struttura sociale degli Ndebele rispecchia molto quella dei loro ''cugini'' [[Zulu]]. L'autorità su ogni tribù viene assunta da un capo, denominato ''ikozi'', che viene coadiuvato da un gruppo di consiglieri anziani di nome ''amaphakathi''.
 
Il nucleo residenziale di ogni famiglia viene chiamato ''umuzi'' ede ogni ''umuzi'' è composto dal capo famiglia, ''umnumzana'', da sua moglie e dai suoi discendenti non sposati. A volte questa struttura molto elementare dell'umuzi può diventare più complessa quando ad esso si uniscono i nuclei familiari dei figli sposati. In ogni caso ogni umuzi si identifica con il suo lignaggio proveniente dall'antenato ancestrale.
 
===Produzione artistica===
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Gli Ndebele hanno elaborato una forma particolare e specifica di [[pittura murale Ndebele|pittura murale]] a larghi motivi geometrici e dai colori brillanti, con campi monocromatici incorniciati e una prospettiva unicamente bidimensionale. Le artiste che la praticano sono donne e le opere vengono dipinte sui muri esterni delle case. A volte vengono [[affresco|affrescati]] anche i muri interni.
 
La pittura murale Ndebele ha un forte valore simbolico ed è strettamente legata alla casa ede al rapporto della persona con essa. Al momento del [[matrimonio]] gli uomini erigono la casa con terra impastata e sterco di vacca. Le donne affrescano le pareti esterne e talvolta anche quelle interne con ricchi motivi geometrici che hanno appresi da ragazze, durante il loro tirocinio presso le donne della loro famiglia.
Gli affreschi vengono modificati e ridipinti in momenti particolari della vita di famiglia: ai riti di iniziazione dei figli maschi o prima del raccolto e della stagione dei matrimoni.
 
Questa forma d'arte si è sviluppata nella seconda metà del XIX secolo, epoca in cui cominciarono a divenire più frequenti le case in [[mattoni di fango]] in sostituzione delle più consuete [[case di paglia]]. Il re [[Nyabela]] valorizzò questa nuova forma d'arte, specifica del suo popolo come strumento di identità e coesione della sua gente, soprattutto durante la guerra anglo-boera. Nyabela venne imprigionato dai [[Boeri]] nel 1887 mentre gli Ndebele venivano espropriati delle loro terre. Queste vennero distribuite ai Boeri nelle cui fattorie gli sconfitti furono costretti a lavorare in condizione di semischiavitùsemi-schiavitù.
I dispersi videro i legami di famiglia, di clan e con il loro territorio spezzarsi. Mantennero l'uso della lingua ''IsiNdebele'', i riti, i costumi e la propria forma d'arte come mezzo di affermazione della propria identità e di resistenza alla deportazione. Tutt'oggi la pittura murale è molto diffusa anche se spesso non usa più i tradizionali colori naturali, ma colori sintetici, più resistenti alle piogge e più brillanti.<br/>
Le pitture Ndebele hanno ispirato fotografi e artisti occidentali, tra cui lo scultore [[Pietro Scampini]].
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[[File:Ndebeles.jpg|thumb|Donne Ndebele in abbigliamento tradizionale]]
 
Le donne Ndebele si abbigliano tradizionalmente con ornamenti ede abiti che simbolizzano il loro status sociale di appartenenza. Dopo il matrimonio, le fogge dei vestiti diventano sempre più complesse e variegate; nella fase iniziale del legame matrimoniale la donna deve indossare anelli di bronzo e rame sia alle braccia che alle gambe che al collo, simbolizzando il loro legame e la loro fedeltà al marito dal momento della costruzione della loro casa.
 
Questi simboli esteriori possono essere rimossi solo in caso di morte del coniuge. Gli anelli, chiamati ''idzila'', sono considerati portatori di grande valore simbolico, per cui più è ricco ed elaborato l'idzila e più è importante chi lo porta e chi lo fornisce. Tuttavia, nel corso del tempo, fra le popolazioni più giovani questa usanza di indossare per tutta la vita gli idzila sta progressivamente svanendo.