Battaglia di al-Raydaniyya: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: Overlinking su giorni e mesi dell'anno; modifiche estetiche |
|||
Riga 13:
|Schieramento1 =[[File:Flag of the Ottoman Sultanate (1299-1453).svg|25px]] [[Impero ottomano|Ottomani]]
|Schieramento2 =[[File:Mameluke Flag.svg|border|22px]] [[Burji|Mamelucchi burji]]
|Comandante1 =[[File:Flag of the Ottoman Sultanate (1299-1453).svg|25px]] [[Sultano ottomano]] [[Selim I]] Yavuz<br />[[Hadım Sinan Pascià]] (m. in azione)<ref>''E.J. Brill's First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936'', Vol. 9, Ed. Martijn Theodoor Houtsma, Leida, Brill, 1938, p. 432.</ref>
|Comandante2 =[[File:Mameluke Flag.svg|border|22px]] [[Sultano]] [[Tuman Bay II|Ṭūmān Bāy II]]<br />[[Janbirdi al-Ghazali]]<br />[[File:Mameluke Flag.svg|22px]] Shadi Bayg (m. in azione)
|Effettivi1 =20 000
|Effettivi2 =20 000+
Riga 22:
}}
La '''battaglia di al-Raydāniyya''' ({{Arabo|معركة الريدانية|Maʿrakat al-Raydāniyya}}; [[Lingua turca|Turco]] '''Ridaniye Muharebesi''') fu combattuta il
A guidare le prime era il [[Sultano ottomano]] [[Selim I]], mentre le seconde (che uscirono sconfitte in modo decisivo) erano al comando del [[Sultano]] [[Tuman Bay II|Ṭūmān Bāy II]]. <br />
I Turchi ottomani marciarono sul [[Il Cairo|Cairo]] e inflissero una definitiva sconfitta ai Mamelucchi (assai inferiori quanto a tattica e ad [[artiglierie]]), entrando poi vittoriosi nel quartiere al-Ghūriyye del Cairo, che aveva preso quel nome dal precedente Sultano, [[Qansuh al-Ghuri|Qanṣūh al-Ghūrī]], sconfitto clamorosamente nel [[1516]] dagli stessi Ottomani nella [[battaglia di Marj Dabiq|battaglia di Marj Dābiq]].
Riga 31:
Secondo una tradizione, il [[Gran Visir]] ottomano, [[Hadım Sinan Pascià]], restò ucciso in azione, dopo che il Sultano aveva detto: "Vinceremo la battaglia, ma perderemo Sinan".
== Descrizione della battaglia ==
[[Tuman Bay II|Ṭūmān Bāy II]] volle abbandonare Ṣalāḥiyya, e attaccare gli Ottomani, stanchi a causa della marcia nel deserto,<ref>William Muir, ''The Mameluke or Slave Dynasty of Egypt 1260-1517 A.D.'', Smith, Elder, and Co, 1896 (Pubblico dominio)</ref> ma all'ultimo momento cedette alle pressioni dei suoi Emiri, accampandosi fuori dalla città di Raydāniyya. Gli [[Ottomani]] raggiunsero [[al-Arish]], riuscendo a marciare indisturbati tra Ṣalāḥiyya e [[Bilbays]] e Khanqa, e il 20 gennaio raggiunsero Birkat al-Hajj, a poche ore dal [[Cairo]].<br />
Due giorni dopo, il 22 gennaio 1517, fu combattuta la battaglia di al-Raydāniyya. Ṭūmān Bāy II combatté coraggiosamente. Con un gruppo di devoti seguaci si gettò in mezzo agli Ottomani, avvicinandosi alla tenda di [[Selim I]] ma alla fine gli Egiziani furono sconfitti e il grosso dell'esercito mamelucco fuggì verso il [[Nilo]]. Gli Ottomani entrarono quindi al Cairo, presero il controllo della [[Cittadella del Cairo|Cittadella]] e uccisero l'intera guarnigione circassa. <br />
Selim I si accampò in un'isola vicino a [[Bulaq|Būlāq]].<ref>William Muir, ''The Mameluke or Slave Dynasty of Egypt 1260-1517 A.D.'', Smith, Elder, and Co, 1896 (Pubblico dominio)</ref> Il giorno dopo il suo [[vizir]] entrò in città per cercare di fermare il saccheggio. L'ex Califfo [[al-Mutawakkil III]], parlò alla folla del Cairo invocando la benedizione su Selim. La preghiera del Califfo è riportata da Ibn Iyas:
{{quote|O Signore, sostieni il Sultano, monarca della terra e dei due mari, Re dei due Iraq, Custode di entrambe le Città Sante, il grande principe Selīm Shāh. Concedigli il Tuo aiuto celeste e le vittorie gloriose, O Re del presente e del futuro, Signore dell'Universo!|William Muir, ''The Mameluke or Slave Dynasty of Egypt 1260-1517 A.D.'', Smith, Elder, and Co, 1896 (Pubblico dominio)}}
Il saccheggio non si fermò. Gli Ottomani saccheggiarono tutto ciò che potevano prendere. I [[Adighè|Circassi]] vennero ovunque inseguiti e massacrati senza pietà e le loro teste furono appese intorno al campo di battaglia. Solo dopo che passarono diversi giorni Selim I e al-Mutawakkil III convinsero i soldati a fermarsi, e gli abitanti cominciarono di nuovo a provare un certo grado di sicurezza.<br />
La notte seguente, il Sultano Ṭūmān Bāy II assieme ai suoi alleati [[beduini]] riprese il possesso della città, debolmente presidiata, e alla luce del giorno respinse un attacco ottomano, subendo grandi perdite. La preghiera del venerdì venne celebrata in nome di Ṭūmān Bāy. Ma a mezzanotte gli Ottomani attaccarono nuovamente la città, disperdendo i Mamelucchi, mentre il Sultano fuggiva attraverso il Nilo a [[Giza]].<ref>William Muir, ''The Mameluke or Slave Dynasty of Egypt 1260-1517 A.D.'', Smith, Elder, and Co, 1896 (Pubblico dominio)</ref>
Soddisfatto di questa vittoria, [[Selim I]] si accampò nuovamente nell'isola nei pressi di Būlāq, issando sopra la sua tenda una bandiera rossa e bianca in segno di amnistia nei confronti della popolazione. I [[Mamelucchi]], tuttavia, ne vennero esclusi. Furono spietatamente perseguitati, venne proclamato che chiunque avesse dato loro protezione sarebbe stato messo a morte, e così circa 800 cittadini furono decapitati. Molti cittadini furono risparmiati grazie all'intervento di al-Mutawakkil III. Il figlio del Sultano [[Qansuh al-Ghuri|Qanṣūh al-Ghūrī]] venne ben accolto e gli fu concesso il palazzo del padre come propria dimora.<ref>William Muir, ''The Mameluke or Slave Dynasty of Egypt 1260-1517 A.D.'', Smith, Elder, and Co, 1896 (Pubblico dominio)</ref>
Poco dopo, l'amnistia fu estesa a tutti gli Emiri rimasti nascosti. L'Emiro Jānberdī al-Ghazalī, che aveva combattuto valorosamente nella battaglia
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* [[William Muir]], ''The Mameluke or Slave Dynasty of Egypt 1260-1517 A.D.'', Smith, Elder, and Co, 1896 (Pubblico dominio).
{{Portale|Guerra|Islam}}
|