Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza: differenze tra le versioni

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|Architetto = [[Francesco Borromini]]}}
'''Sant'Ivo alla Sapienza''' è una chiesa di [[Roma]], situata nel rione di [[Sant'Eustachio (rione di Roma)|Sant'Eustachio]], realizzata nella seconda metà del [[XVII secolo]] (tra il 1642 e il 1660) dall'[[architetto]] [[LombardiaCanton Ticino|ticinese ]][[Francesco Borromini]].
 
Per i suoi valori artistici, tecnici e simbolici, l'edificio è considerato come uno dei capolavori dell'architetto, del [[Barocco]] e della [[storia dell'architettura]] in generale.
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Da questi vincoli egli ricaverà un'occasione di grande libertà. Sceglie una matrice triangolare che gli consente di creare un organismo orientato già dalle linee del triangolo costruito; raddoppia il triangolo per creare una stella a sei punte che occupi tutta la superficie a disposizione, ed a questa forma sottrae ed aggiunge spazi circolari secondo un rigoroso schema logico. L'esigenza di sfruttare il più possibile un lotto di forma quadrata, l'interesse per un involucro mistilineo (che gli permettesse di continuare l'esperienza di [[Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane|San Carlino alle Quattro Fontane]]) e l'idea di trarre spunto da forme simboliche (capaci di legare l'origine e lo schema a dei significati primari) saranno i motivi ispiratori del progetto. Il progetto di Borromini era molto diverso dalla creazione oggi esistente infatti essendo troppo complicato venne sostituito negli anni.
 
Il risultato è ottenuto con estrema purezza ed apparente semplicità: la pianta [[Pianta centrale|centralizzata]], mistilinea, disegna una sorta di stella a sei punte, e le mura ne ricalcano il perimetro.

La parete è divisa da una serie di [[Lesena|lesene]] scanalate, delle sottilissime cornici orizzontali, che sottolineano gli spigoli interni concavi e convessi della chiesa; sopra questa fascia vi è una cornice non eccessivamente aggettante, con funzioni di trabeazione, in cui ritroviamo il motivo del soffitto leggermente concavo, già visto nel San Carlino; sulla trabeazione poggia infine la [[cupola]] con sottili costolature che convergono allverso la lanterna. All'ultimoesterno anellola dellacupola presenta un tamburo articolato su linee convesse e si conclude su un'alta lanterna con un coronamento a spirale. Tutta la parte terminale è caratterizzata da un ideale percorso ascensionale che trova un precedente nel tiburio e del campanile della Basilica di Sant'Andrea delle Fratte.

Lo spazio interno è racchiuso in un involucro unitario in cui c'è un riferimento classico al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], come testimonia anche la totale visibilità da ogni parte di tutta la struttura. Del resto la partenza geometrica, creata dalla contaminazione di forme dure e forme concave, che alcuni fanno risalire all'influsso dei disegni di [[Giovan Battista Montano]], fa pensare a un bilanciamento di movimenti centrifughi e centripeti, intrecciati tra loro. La conclusione più profonda è verso l'alto, dove decorazioni di stelle, che rimpiccioliscono, e l'immagine dello [[Spirito Santo]] sul soffitto della lanterna, suggeriscono altezze smisurate ed intoccabili. L'effetto della luce, che entra incrociandosi sia dalla lanterna sia dalle finestre, è estremamente efficace e, unito al candore totale delle mura, sembra rendere le pareti della chiesa come diafane e trasparenti.
 
All'interno si segnala la [[pala d'altare]] con ''[[Ivo Hélory|Sant'Ivo]] patrono degli avvocati'' di [[Pietro da Cortona]], incompiuta per la morte del maestro nel [[1669]] e terminata dai suoi allievi.