Discorso di Udine: differenze tra le versioni
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Questo discorso apre la prima fase della [[politica economica fascista]], che va dal [[1922]] al [[1925]]. Centro di questa politica è il [[liberismo]], interpretato dal
== I contenuti ==
Il
Dal punto di vista formale, il discorso è paradigmatico: Mussolini consolida le idee utilizzando pochi punti chiari e semplici, imposti come imperativi del regime, esposti in brevi sezioni del discorso autoconclusive e molto esplicite. Mussolini premette che avrebbe fatto "una eccezione alla regola che mi sono imposta: quella, cioè, di limitare al minimo possibile le manifestazioni della mia eloquenza", e promette un discorso "squisitamente fascista, cioè scheletrico, aspro, schietto e duro".
=== Il richiamo a
{{citazione|Eleviamo, dunque, con animo puro e sgombro da rancori il nostro pensiero a Roma, che è una delle poche città dello spirito che ci siano nel mondo, perché a Roma, tra quei sette colli così carichi di storia, si è operato uno dei più grandi prodigi spirituali che la storia ricordi; cioè si è tramutata una religione orientale, da noi non compresa, in una religione universale, che ha ripreso sotto altra forma quell'imperio che le legioni consolari di Roma avevano spinto fino all'estremo confine della terra. E noi pensiamo di fare di Roma la città del nostro spirito, una città, cioè, depurata, disinfettata da tutti gli elementi che la corrompono e la infangano; pensiamo di fare di Roma il cuore pulsante, lo spirito alacre dell'Italia imperiale che noi sogniamo.|Benito Mussolini, "Discorso di Udine"}}
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