Teoria della razza dinastica: differenze tra le versioni

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La '''teoria della razza dinastica''' è un'antica tesi che tentava di spiegare come l'[[antico Egitto]] [[periodo predinastico dell'Egitto|predinastico]] fosse evoluto nella sofisticata monarchia dell'Egitto dinastico. La teoria si basava sul fatto che le antiche radici della civiltà dinastica egizia fossero state importate da invasori provenienti dalla [[Mesopotamia]], che avrebbero fondato la [[I dinastia egizia|I dinastia]] portando la loro cultura alla popolazione indigena. Questa teoria ebbe molti sostenitori nella comunità [[Egittologia|egittologa]] della prima metà del [[XX secolo]], ma da allora ha perso buona parte del sostegno.
 
==Origini==
[[File:NarmerPallette-Front.jpg|thumb|[[Paletta di Narmer|Paletta]] di [[Narmer]] con leoni. [[Periodo arcaico dell'Egitto|Egitto Protodinastico]], [[I dinastia egizia|I dinastia]] circa 3100 a. C.]]
All'inizio del XX secolo, l'egittologo [[Flinders Petrie]] scoprì che gli scheletri rinvenuti nei siti predinastici di [[Naqada]] ([[Geografia dell'antico Egitto#Alto Egitto|Alto Egitto]]) indicavano la presenza di due diverse razze, una delle quali fu definita "razza dinastica", o "[[Seguaci di Horo|Seguaci di Horus]]"<ref>Emery, W.B. ''Archaic Egypt'', Penguin Books, 1987 0-14-020462-8</ref>, che si differenziavano fisicamente per il fatto di avere una maggiore struttura ossea e capacità cranica<ref>Derry, D.E., ''The Dynastic Race in Egypt'', Journal of Egyptian Archeology, vol 42, 1956</ref>. Petrie concluse che le differenze fisiche dei resti, unite allo stile delle sepolture, in precedenza sconosciuto, alla struttura non tipica delle tombe, e all'abbondanza di artefatti stranieri, dimostravano che questa razza era composta da invasori, responsabili dell'apparente improvvisa nascita della civiltà egizia. Le prove su cui si basò Petrie furono gli stili architettonici mesopotamici a nicchie, lo stile delle ceramiche e i sigilli cilindrici, oltre che le numerosi pitture rupestri predinastiche che raffiguravano barche in stile mesopotamico. Per questo Petrie dedusse che la provenienza degli invasori dalla [[Mesopotamia]], e che questi si fossero imposti sui nativi [[Cultura di Badari|Badari]] diventandone i re. Questa teoria divenne nota col nome di “Teoria della razza dinastica”<ref>Mary R. Lefkowitz, Guy MacLean Rogers, [http://books.google.com/books?id=97jwg1Xwpj0C&pg=PA65&lpg=PA65&dq=%2B%22dynastic+race+theory%22,+%2Bpetrie&source=bl&ots=ZRI64NiDsF&sig=n1JXM0vMESuA04qKW8me7HZD074&hl=en&ei=rzOdSu3lDc2c8Qb6rdHGBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3#v=onepage&q=%2B%22dynastic%20race%20theory%22%2C%20%2Bpetrie&f=false Black Athena Revisited], pag 65</ref><ref name="Egypt pg 15">Toby A. H. Wilkinson, ''Early dynastic Egypt'', pag 15</ref> La teoria sosteneva anche che i mesopotamici conquistarono sia l'Alto che il [[Geografia dell'antico Egitto#Basso Egitto|Basso Egitto]], fondando la [[I dinastia egizia|I dinastia]]. Siti funerari della prima dinastia, e siti predinastici simili a quelli di Naqada, furono trovati ad [[AbydosAbido (Egitto)|AbydosAbido]], [[Saqqara|Sakkara]] e [[IeraconpoliIeracompoli|Hieraconpolis]]<ref>Emery, W.B. ''Archaic Egypt'', Penguin Books, 1987 0-14-020462-8</ref>.
 
==Declino della teoria==
[[File:Cylinder seal lions Louvre MNB1167 n2.jpg|thumb|Cilindro con leoni proveniente da [[Uruk]] ([[Mesopotamia]]) risalente al periodo 4100 a. C. - 3000 a. C.]]
Nonostante sia assodato che le culture di [[Naqada II]] e dell'inizio del periodo dinastico attinsero molto dalla civiltà mesopotamica, la teoria della razza dinastica non è più accettata nel campo dell'archeologia predinastica. Anche se non sembra esistere una frattura netta della cultura indigena tra [[Naqada I]] e Naqada II che indichi l'arrivo di un popolo invasore che soppiantò gli indigeni<ref>Redford, ''Egypt, Israel,'' p. 17.</ref>, l'alto livello di differenziazione genetica di quel tempo fa immaginare una forte immigrazione dalla regione di AbydosAbido della [[valle del Nilo]]<ref>Sonia R. Zakrzewski, [http://wysinger.homestead.com/zakrzewski_2007.pdf ''Population Continuity or Population Change: Formation of the Ancient Egyptian State''], «American Journal of Physical Anthropology», n. 132 (2007), pp. 501–509 </ref>. Queste assimilazioni sono molto più antiche del periodo di Naqada II,<ref>Redford, Donald B., ''Egypt, Israel, and Canaan in Ancient Times'' (Princeton: University Press, 1992), p. 13.</ref> il Naqada II ebbe un grande grado di continuità con il Naqada I,<ref>Gardiner, Alan. ''Egypt of the Pharaohs'' (Oxford: University Press, 1961), p. 392.</ref> e i cambiamenti che avvennero nei periodi Naqada richiesero molto tempo.<ref>Shaw, Ian. e Nicholson, Paul, ''The Dictionary of Ancient Egypt'' (Londra: British Museum Press, 1995), p. 228.</ref> La teoria della razza dinastica è stata ampiamente sostituita da una teoria secondo cui l'Egitto fu un [[sultanismo]].
 
==Prospettiva afrocentrica==
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==Versioni moderne della teoria==
Dopo i primi sostenitori della teoria, come L. A. Waddell,<ref>L. A. Waddell, ''Egyptian Civilization Its Sumerian Origin and Real Chronology''</ref> e [[Walter Bryan Emery]], ex titolare della cattedra di egittologia presso lo [[University College di (Londra)]], studiosi successivi, come [[David Rohl]],<ref>David Rohl, [http://www.davidrohl.com/dynastic_race_11.html ''Legend – The Genesis of Civilisation'']</ref> e Michael Rice<ref>Michael Rice, ''Egypt's making: the origins of ancient Egypt, 5000-2000 BC''</ref>, hanno avanzato tesi a supporto dell'origine mesopotamica degli antichi egizi dinastici.
 
Secondo l'egittologo David Rohl, "esistono poche prove che attestino l'esistenza di un re e dei suoi rituali molto prima dell'inizio della prima dinastia; nessun segno del graduale sviluppo della lavorazione del metallo, dell'arte, dell'architettura monumentale e della scrittura – criteri che definiscono l'inizio delle civiltà. Molto di quello che sappiamo dei [[Faraone|faraoni]] e della loro complessa cultura sembra derivare da un lampo di ispirazione".<ref>Rohl, David M., ''Legend the Genesis of Civilisation'' (Arrow Books Limited, 1998), p. 253</ref> Rohl crede che il catalizzatore di questo improvviso sviluppo sia l'influsso di una "élite straniera" mesopotamica che si spostò in Egitto, navigando lungo la costa della [[penisola araba]] fino al [[mar Rosso]], per poi trasportare le navi oltre il deserto fino al [[Nilo]]. Rohl pone l'attenzione su numerose incisioni rupestri predinastiche rinvenute in numerosi luoghi da Wadi Abbad ad Abydos[[Abido (Egitto)|Abido]], che raffigurano grandi barche in stile mesopotamico con equipaggi formati anche da 75 persone, alcune delle quali sembrano essere state trascinate sulla terra<ref>Rohl, David M., ''Legend the Genesis of Civilisation'' (Arrow Books Limited, 1998), p. 253-302</ref>. Rohl crede che la prova più evidente per supportare questa teoria sia l'improvvisa introduzione delle [[Facciata di palazzo|facciate architettoniche a nicchie]] trovate in molti siti predinastici, tra cui AbydosAbido e [[Saqqara|Sakkara]]. Egli afferma: "È altamente improbabile che queste speciali tecniche edilizie si siano sviluppate in modo indipendente in due regioni molto distanti, quasi contemporaneamente e senza rapporti culturali".<ref>Rohl, David M., ''Legend the Genesis of Civilisation'' (Arrow Books Limited, 1998), p. 332</ref>
Oltre alle prove a disposizione di Petrie e degli altri, coloro che sostengono questa teoria citano altre somiglianze nei nomi delle divinità e nei luoghi di interesse religioso delle due civiltà, e nell'aspetto delle offerte. Ad esempio, il luogo della creazione per gli egizi fu chiamato isola di [[Nun (mitologia)|Nun]], ed era circondato dalle acque di Nun, mentre il nome sumero del grande tempio della loro città d'origine, Eridu, era Nun.ki (il palazzo potente) ed era eretto su un'isola in un canneto paludoso. Molti studiosi hanno anche fatto notare che il nome [[Osiride]] è una pronuncia greca, e che il dio era in origine chiamato Asar in egiziano, e il dio sumero della zona di Eridu si chiamava anch'esso Asar (il babilonese [[Marduk]]).<ref>Patricia Turner, Charles Russell Coulter, ''Dictionary of Ancient Deities''</ref>