Papa Eugenio IV: differenze tra le versioni

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== Il pontificato ==
=== L'elezione al Soglio ===
Quando Martino V morì, il 20 febbraio 1431, il Conclave che ne seguì durò poco tempo, a causa dell'imminente apertura del [[Concilio di Basilea]], proclamato poco prima che papa Martino spirasse. I voti dei cardinali conversero su Gabriele Condulmer, eletto il 3 marzo<ref name=":1" /> e poi incoronato in San Pietro l'11 marzo [[1431]]<ref name=":2" /> con il nome di Eugenio IV. Per un accordo scritto stipulato prima della sua elezione, accettò di distribuire ai cardinali la metà di tutte le entrate della Chiesa, e promise di consultarsi con loro su tutte le questioni d'importanza spirituale o temporale, commettendo però l'errore di confermare quanto accettato in sede elettorale <ref name=":0" />.
 
=== Relazioni con l'aristocrazia romana ===
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Nel giro di pochi anni i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] si vendicarono del trattamento ricevuto e tolsero al pontefice il dominio su Roma (istituito nel [[1398]] da Bonifacio IX) imponendo un governo comunale autonomo.
 
Eugenio IV si mise in salvo andando in [[esilio]] il 4 maggio [[1434]]<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = |editore = |città = |p = 569}}</ref>. Travestito con abiti da monaco, venne condotto da una barca a remi al centro del [[Tevere]], inseguito dalla milizia comunale e sotto il lancio di pietre gettate da entrambe le rive, fino a [[Ostia Antica|Ostia]], dove lo attendeva un vascello fiorentino. Anche se la città venne ricondotta all'obbedienza da [[Giovanni Vitelleschi]] vescovo di [[diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia|Recanati]], nell'ottobre seguente, il Papa risiedette a [[Firenze]] e [[Bologna]]<ref name=":0" />.
 
Il pontefice rimase lontano dall'Urbe per quasi dieci anni.
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Il 23 luglio [[1431]]<ref name=":3" /> i legati pontifici (capeggiati dal cardinale [[Giuliano Cesarini (1398-1444)|Giuliano Cesarini]]) aprirono il [[Concilio di Basilea]], che era stato convocato dal predecessore Martino V. Gli argomenti principali in discussione furono due: gli [[hussiti]] (la loro teologia era conforme alla teologia cattolica?)<ref name=":4">{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = 2005|editore = Newton&Compton Editore|città = Ariccia|p = 568}}</ref> e la riunificazione della Chiesa cattolica con la Chiesa ortodossa. Erano passati tredici anni dall'ultimo concilio ecumenico, quello di Costanza (1414-1418). In esso era stato ricomposto lo [[Scisma d'occidente]], tuttavia una questione era rimasta ancora aperta, se cioè le decisioni del Concilio prevalessero sul Papa ([[conciliarismo]]). Eugenio IV, giudicando la propensione verso il conciliarismo in contraddizione con la tradizione della Chiesa, trasferì il concilio dalla Svizzera all'Italia. Con una [[bolla pontificia|bolla]] emanata il 18 dicembre [[1431]]<ref name=":3" />, sciolse l'assemblea e indisse un nuovo concilio, da tenersi diciotto mesi dopo a [[Bologna]] (città dello [[Stato Pontificio]]). I padri conciliari, però, si opposero alla decisione di Eugenio. Sostenendo poi le posizioni già espresse a Costanza nel documento ''Haec Sancta'', affermarono che il pontefice si dovesse uniformare alla volontà conciliare. Essi quindi decisero di citare il pontefice davanti al Concilio<ref>{{Cita libro|autore = J. Wohlmuth|titolo = , I concili di Costanza (1414-1418) e Basilea (1431-1449)|anno = 1990|editore = Queriniana|città = Brescia|collana = Storia dei concili ecumenici|curatore = G. Alberigo|pp = 222-239.}}</ref><ref>{{Cita web|autore = AA.VV|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/scisma_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo = Scisma in Enciclopedia Treccani|accesso = |data = |citazione = Nel concilio di Basilea si andò anche più oltre: per quanto il confronto con le forme costituzionali degli stati moderni possa valere, si passò dalla monarchia costituzionale di Costanza a una forma di vera e propria democrazia parlamentaristica}}</ref> il cui potere proveniva direttamente da Cristo<ref name=":4" />. Una soluzione di compromesso fu trovata dal neo [[Sacro romano imperatore|imperatore]] [[Sigismondo di Lussemburgo]], incoronato a [[Roma]] il 31 maggio [[1433]]<ref name=":3" />. In base all'accordo il Papa ritirò la bolla di scioglimento e, riservando tutti i diritti alla [[Santa Sede]], riconobbe il concilio come [[concilio ecumenico|ecumenico]] (15 dicembre [[1433]]).
 
Appena due anni dopo riprese la lotta tra il pontefice ed il concilio riunito a Basilea. Il 9 giugno 1435<ref name=":3" /> i padri conciliari cercarono di limitare l'autorità papale nella riscossione delle decime, senza però ottenere alcun effetto.
 
Papa Eugenio, ritenendo che la riunificazione della chiesa cattolica con quella ortodossa fosse possibile e vicina, propose all'imperatore di Costantinopoli [[Giovanni VIII Paleologo]] l'indizione di un concilio di unione. Al momento di scegliere il luogo, il pontefice confermò (8 gennaio [[1438]])<ref name=":0" /> il voto della minoranza che preferiva una città italiana (così era anche il volere dei greci), contro la maggioranza dei padri conciliari, che preferivano [[Basilea]] o [[Avignone]]. Il concilio di unione con gli ortodossi ebbe inizio a [[Ferrara]]. A Basilea rimase un'assemblea di conciliaristi composta da un cardinale e diversi dottori e clero minore in numero di circa 300 membri. Questi tentarono, spalleggiati dalle università, di schierare la Chiesa contro il Papa. Istruirono un processo e nel gennaio [[1438]] lanciarono sul papa la sospensione, alla quale il Pontefice rispose con la [[scomunica]].
 
==== Il Concilio di Ferrara-Firenze ====
{{VoceVedi principaleanche|Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze}}[[File:Pio Joris - La fuga di Papa Eugenio IV.jpg|thumb|Pio Joris, ''Fuga di papa Eugenio IV''<br />1883, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.|309x309px]]
Frattanto il concilio di unione era stato trasferito a [[Firenze]] a causa dello scoppio di un'epidemida di [[Peste nera|peste]]. Le due chiese erano rappresentate, rispettivamente: i cattolici dal cardinale [[Giuliano Cesarini (1398-1444)|Giuliano Cesarini]]; gli ortodossi dal ''[[basileus]]'' Giovanni e dal Patriarca [[Giuseppe II di Costantinopoli|Giuseppe II]]. Le trattative furono molto difficili, ma il concilio si poté concludere positivamente. Nel [[1439]] venne proclamata l'unione tra le due Chiese con la proclamazione, nella basilica di Santa Maria del Fiore, della bolla ''Laetentur Coeli'' il 6 luglio<ref name=":5">{{Cita web|autore = Pio Paschini|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/concilio-di-ferrara-firenze_%28Enciclopedia_Italiana%29/|titolo = Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze in Enciclopedia Italiana (1932)|accesso = |data = }}</ref>. Il 22 novembre dello stesso anno Eugenio IV sottoscrisse un accordo con la [[Chiesa apostolica armena]].
 
Frattanto i padri conciliari riuniti a Basilea avevano scomunicato il Papa come eretico (25 giugno [[1439]]) e il novembre successivo avevano eletto come [[antipapa]] l'ambizioso [[Amedeo VIII di Savoia]], con il nome di [[Antipapa Felice V|Felice V]]<ref name=":0" />. Felice V, comunque, ottenne scarsa considerazione, tanto che nel [[1442]] il consigliere pontificio, ed [[umanista]], [[papa Pio II|Enea Silvio Piccolomini]], futuro [[papa Pio II]], fece pace con Eugenio<ref>Si veda la voce [[Pio II]]</ref>. Il successivo riconoscimento da parte del Papa alle pretese su [[Napoli]] di re [[Alfonso V di Aragona]], sottrasse l'ultimo importante appoggio all'ormai diviso concilio di Basilea, e permise a Eugenio di fare un trionfale ritorno a Roma il 26 settembre [[1443]], dopo un [[esilio]] durato quasi dieci anni.
 
Successivamente Eugenio firmò un accordo con parte dei [[Chiesa ortodossa siriaca|Giacobiti]], mentre nel [[1445]] ricevette [[Nestoriani]] e [[Maroniti]]<ref name=":3" /><ref name=":5" />.
 
Eugenio IV, gravemente malato, morì a Roma il 23 febbraio 1447<ref name=":0" />.
 
===La condanna dello schiavismo===
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=== La crociata contro gli ottomani ===
{{VoceVedi principaleanche|Battaglia di Varna}}
L'unione che si era stabilita a Firenze, trovò fortissime resistenze tra il clero e la popolazione greca<ref name=":5" />, riuscì però a raggiungere lo scopo politico che si era prefissato. Nello stesso anno, il papa proclamò una crociata contro gli Ottomani, non solo per tutelare gli interessi dei [[Bizantini]], ma anche perché la nazione cristiana d'[[Ungheria]] era minacciata dagli ottomani, dopo la perdita di [[Belgrado]] avvenuta nel [[1440]]. Venne quindi creata una coalizione a cui parteciparono il re d'Ungheria e [[Polonia]], [[Ladislao III di Polonia|Ladislao III Jagellone]], il [[Voivoda]] di [[Transilvania]] e comandante militare della coalizione, [[János Hunyadi|Giovanni Hunyadi]], il [[despota]] [[Serbia|serbo]] [[Đurađ Branković]] e [[Mircea II di Valacchia]], figlio del voivoda [[Vlad II Dracul]]. L'esercito crociato, in cui era presente anche il legato pontificio [[Giuliano Cesarini (1398-1444)|Giuliano Cesarini]], era composto da circa 25.000 uomini a cui si aggiunsero altri 8.000 serbi.
Il papa aiutò finanziariamente la crociata devolvendo un quinto delle entrate pontificie. All'inizio del luglio [[1443]], Branković penetrò vittoriosamente in [[Bulgaria]], liberando [[Nissa]] e [[Sofia]] ed infliggendo ripetute sconfitte alle truppe ottomane, tanto che queste si dovettero ritirare. Arrivato l'inverno, l'esercito crociato si ritirò a svernare presso [[Buda]]. Malgrado forti resistenze, dettate dall'esigenza di non rompere la pace con i turchi e di mantenere aperti i traffici commerciali con il [[Levante (geografia)|Levante]], anche [[Venezia]] si decise a partecipare alla guerra, allestendo a proprie spese una flotta per il [[duca di Borgogna]] [[Filippo III di Borgogna|Filippo III, il buono]] e per il papa, il quale si impegnava a pagare gli stipendi dei marinai veneziani. I continui successi dei cristiani, uniti al fatto che si trovava a combattere su molti fronti (Anatolia, Albania, Morea), preoccuparono molto il sultano Murad, tanto che egli firmò un [[Trattato di Adrianopoli (1444)|trattato di pace ad Adrianopoli]] (l'attuale [[Edirne]]) in cui stipulava che l'Impero Ottomano per dieci anni non avrebbe più attaccato nessun paese cristiano e avrebbe assegnato alcuni territori all'Ungheria e alla Serbia. Tale esito del conflitto non piacque al papa, secondo il quale tutta l'area dei [[Balcani]] avrebbe dovuto essere liberata dal controllo degli Ottomani. Furono invalidati i trattati fino ad allora sottoscritti. Il re d'Ungheria fu convinto a riprendere la guerra e, all'inizio della "crociata", [[Venezia]] dispiegò subito in mare la sua potente marina, disponendola tra i [[Balcani]] e l'[[Asia minore]], in modo da presidiare i [[Dardanelli]] e da dividere in due l'Impero ottomano. Quando Murad II venne a conoscenza delle manovre dei cristiani, non esitò a radunare tutto il suo esercito e a farlo sbarcare nei Balcani; questa impresa fu favorita dalle avverse condizioni atmosferiche oppure fu aiutato, forse, dalle navi dei [[Repubblica di Genova|genovesi]]<ref>[[Giorgio Ravegnani]], ''Bisanzio e Venezia'', [[Il Mulino]], [[Bologna]], 2006 - ISBN 978-88-15-10926-2 pag. 181</ref>.[[File:Varna 1444 Polski Kronika from 1564.jpg|thumb|left|La [[battaglia di Varna]].]]
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=== Governo dello Stato Pontificio ===
[[File:Antipope Felix V.jpg|left|thumb|L'[[Antipapa Felice V]], in un'incisione dell'epoca. Eletto dai "ribelli" di Basilea, fu l'ultimo antipapa della storia della Chiesa.]]
Eugenio IV, impegnato in una dura lotta contro i conciliaristi, non riuscì a contrastare efficacemente le scorribande di capitani di ventura quali [[Niccolò Fortebraccio]] e [[Francesco Sforza]], i quali, approfittando anche della debolezza militare dello Stato Pontificio, compirono diverse scorrerie nel suo territorio.<ref name=":0" /> <br />
Inoltre, alcune città si mostrarono riottose ad assoggettarsi alla signoria papale. Forti furono i contrasti con [[Forlì]], in cui il capitolo della Cattedrale, avvalendosi di un antico diritto e con l'accordo dei principali cittadini, elesse come proprio vescovo il frate Guglielmo Bevilacqua, contro la volontà di Eugenio<ref>[[Leone Cobelli]], ''Cronache forlivesi dalla fondazione della Città siano all'anno 1498'', Regia Tipografia, Bologna 1874, p. 182.</ref>. La crisi fu risolta nel [[1443]]: Eugenio IV nominò vicario pontificio [[Antonio Ordelaffi]], riconoscendogli la Signoria di [[Forlì]] anche per la sua discendenza.
 
== Eugenio IV nella storiografia ==
Il pontificato di Eugenio IV fu segnato dalla lotta contro i padri conciliari riuniti a [[Basilea]]. Anche se fu così tempestoso ad avaro di soddisfazioni da avergli fatto dire, sul letto di morte, di rimpiangere di aver lasciato il monastero<ref name=":6" />, la vittoria di Eugenio sul Concilio di Basilea e gli sforzi indirizzati all'unità della Chiesa contribuirono notevolmente a spezzare il movimento conciliare e a ripristinare la posizione dominante che il papato aveva mantenuto prima dello [[Scisma d'Occidente]]<ref name=":6" />.<br />
Dignitoso nel comportamento, Eugenio IV apparve inesperto e vacillante nell'azione e di temperamento eccitabile. Duro nella sua avversione all'[[eresia]], mostrò grande bontà nei confronti dei poveri. Lavorò alla riforma degli ordini monastici, in particolare i [[Ordine dei Frati Minori|Francescani]], e non fu mai colpevole di [[nepotismo]]. Benché austero nella vita privata, fu sincero amico dell'[[arte]] e dello studio, e nel 1431 riorganizzò l'[[Università]] a Roma, dandole nuovo impulso<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.uniroma1.it/ateneo/chi-siamo/la-storia|titolo = Università "La Sapienza"|accesso = |data = }}</ref>.