Lingua osca: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Era parlato nel [[Sannio]], così come in [[Lucania]],Molise e nell'[[Abruzzo]]. Forse arrivava più a nord di quanto generalmente ammesso, vale a dire nel Montefeltro, in base al toponimo ''peschio'' o ''pestio''. L'Osco è noto da [[iscrizione|iscrizioni]] che datano a partire dal [[V secolo a.C.]] Le più importanti iscrizioni in osco sono la [[Tabula Bantina]] e il [[Cippus Abellanus]] conservato presso il Seminario vescovile di [[Nola]]. L'osco è stato scritto in [[alfabeto latino]], [[alfabeto greco]], così come in una serie di varietà degli antichi alfabeti italici.
Esiste anche una forma di [[alfabeto osco]], adattamento dell'[[alfabeto etrusco]].
 
[[Immagine:Osco diffusione.gif|upright=1.4|thumb|Diffusione dell'osco, circa V secolo a.C.]]
 
I dialetti oschi comprendono i dialetti dei [[Sanniti]],Pentri, [[Marrucini]], [[Peligni]], [[Vestini]], [[Sabini]] e [[Marsi]].
 
L'osco aveva molto in comune con il latino, benché ci fossero anche vistose differenze e molti gruppi di parole comuni in latino erano assenti e rappresentati da forme interamente differenti. Per esempio, il verbo latino ''volo'', ''volui'', ''velle'', e altre forme simili provenienti dalla radice del [[Proto-indoeuropeo]] * wel ('volere') erano rappresentati da parole derivate da *gher ('desiderare'): l'osco ''herest'' ('desidererà, vorrà') in contrasto con il latino ''vult''. Il latino ''locus'' (luogo, posto) era assente e rappresentato forse da ''slaagid'', [[hapax]] presente nel [[Cippo abellano]] variamente etimologizzato e recentemente ricondotto a un toponimo sovrapponibile all'antica forma osca<ref name= Manco >Alberto Manco, ''Sull'osco '''*sl(a)gi-''''', Napoli, UNO, 2006 (Università degli studi di Napoli "L’Orientale". AIΩN sezione Linguistica, 28), pp. 273-275.</ref>.