Geronimo di Siracusa: differenze tra le versioni

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Polibio lo definisce volubile e violento.<ref>{{cita|Polibio|VII, 7, 5}}.</ref> A causa delle cattive influenze presenti a corte, crebbe nel [[lusso]] e ostentò il potere, «affrettando in lui l'inclinazione ad ogni vizio»,<ref>{{cita|Livio|XXIV, 4.2}}.</ref> al contrario del nonno che aveva sempre rifiutato questi atteggiamenti. [[Polibio]] narra che Geronimo sposò addirittura una [[prostituta]], a cui fu attribuito il titolo di [[monarca|regina]]. Livio aggiunge:
{{citazione|Tutti quelli che avevano visto [il nonno] Gerone e il figlio Gelone, molto simili agli altri cittadini nel vestire e in ogni altro segno distintivo, videro Geronimo indossare la porpora e il diadema, scortato da guardie del corpo armate, [...] su quadrighe trainate da cavalli bianchi, secondo il costume del tiranno [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio]]. Grande spregio per tutti gli uomini, accompagnava l'appartoapparato ed un atteggiamento tanto superbi, superbe udienze, parole ingiuriose, difficili udienze anche per i tutori, desideri incontenibili straordinari, disumana crudeltà.|{{cita|Livio|XXIV, 3-4}}.}}
 
Tra i 15 consiglieri vi erano [[Adranodoro]] e [[Zoippo]], generi di Gerone, che sostenevano l'alleanza con Cartagine.<ref>{{cita|Polibio|VII, 2, 1-2}}; {{cita|Livio|XXIV, 5.7-8}}.</ref> Adranodoro era inoltre, già dai tempi di Gerone II, leader noto della fazione antiromana, in nome della riconquista della libertà siceliota. Marito di [[Demarata]], era il più ambizioso: con la scusa che il giovane sovrano era ormai adatto a regnare, convinse gli altri membri a sciogliere il consiglio, mentre con l'inganno, fece incriminare il tutore [[Trasone]], che era favorevole all'alleanza con i Romani.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 5.8-14}}.</ref> E così, insieme al cognato, poté controllare meglio Geronimo.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 4.9}}.</ref> Per stringere l'alleanza con i cartaginesi, mandarono i propri [[ambasciatore|ambasciatori]] da [[Annibale]] e ricevettero quelli africani ([[Ippocrate di Siracusa|Ippocrate]] ed [[Epicide]]) con ogni onore.<ref>{{cita|Polibio|VII, 2, 3}}; {{cita|Livio|XXIV, 6.1-3}}.</ref> Gli inviati romani furono invece trattati come nemici.<ref>{{cita|Polibio|VII, 3, 1-9}}; {{cita|Livio|XXIV, 6.4-6}}.</ref>