Canti Orfici: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|la lettura|[[Canti Orfici (Carmelo Bene)]]}}
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|titolo = Canti Orfici
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Sotto il titolo Canti Orfici vi è scritto "''Die Tragödie des letzen Germanen in Italien''" (La tragedia dell'ultimo Germano in Italia" e sulla pagina seguente la dedica: "''A [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo]] Imperatore dei Germani l'autore dedica''".
 
Siamo alla vigilia dello scoppio della [[prima guerra mondiale]] e la scelta di questa dedica, in un clima che si stava facendo sempre più rovente, sembra, a dir poco, inopportuna.<br />In realtà il poeta dà la spiegazione di questa scelta in una lettera del marzo [[1916]] indirizzata a [[Emilio Cecchi]]: "''Ora io dissi die tragödie des lezten germanen in Italien mostrando di aver nel libro conservato la purezza del germano (ideale non reale) che è stata la causa della loro morte in Italia. Ma io dicevo ciò in senso imperialistico e idealistico, non naturalistico. (Cercavo idealmente una patria non avendone). Il germano preso come rappresentante del tipo morale superiore (Dante Leopardi Segantini)''".<br />
È chiaro quindi che Campana aveva in mente la parola "germano" come [[Sinonimia|sinonimo]] di "purezza" e quindi lo aveva usato come [[aggettivo]] positivo per evidenziare una differenza.<br />
La dedica che segue è pertanto la conseguenza logica di quanto affermava e il poeta rende omaggio al "proprio" sovrano.<br />
Non è vero quanto la leggenda è andata affermando e cioè che in seguito Campana volesse eliminare quelle pagine così pericolose. Si sa da una lettera a [[Mario Novaro]], che risale a prima del maggio [[1916]], che il poeta voleva che l'appellativo germanico rimanesse: "''La condizione della stampa è che non sia omesso: Poeta germanicus''".
Per quanto poi riguarda la parola "[[Tragedia]]" non vuol dire altro che il poeta si sentiva in una posizione tragica e, nel sottotitolo, egli anticipa quanto di sofferto [[autobiografia|autobiografico]] ci sarà nel [[testo]].
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Quanto sia importante per Campana questa chiusura lo si può comprendere da ciò che il poeta stesso scrive ad Emilio Cecchi nel marzo del [[1916]]: "Se vivo o morto lui si occuperà ancora di me la prego di non dimenticare le ultime parole che sono le uniche importanti del libro. La citazione è di Walt Whitman che adoro nel ''Song of myself'' quando parla della cattura del ''flour of the race of rangers"''.<br />
Campana quindi si identifica con i giovani massacrati a tradimento della poesia di Whitman.<br /> Così, tra la "tragedia" del sottotitolo e questa conclusione, esiste un legame non solo autobiografico ma anche [[filosofia|filosofico]] e [[Cosmo|cosmico]].
 
==Tematiche==
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{{Citazione|''Chi le taciturne porte/ guarda che la Notte/ ha aperte sull'infinito?''|''La speranza sul torrente notturno''}}
 
Per Campana la [[notte]] è la protagonista di ogni forma di esistenza ed è nella notte che ogni mistero si celebra o si chiarisce.<br /> Elementi notturni li troviamo in molti versi della raccolta, da ''Firenze'' a ''Dualismo'', da ''La giornata di un nevrastenico'' alla ''Pampa'', da ''La chimera'' a ''Sogno di un prigioniero'', dal ''Canto delle tenebre'' a ''Genova''.
 
==Nuovi linguaggi==
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==Fonti autografe==
Nella [[Biblioteca Marucelliana]] di [[Firenze]] è conservato il manoscritto de "Il più lungo giorno" e dal 20 marzo [[2005]] esso è a disposizione degli studiosi.<br /> A deciderlo è stato l'ultimo proprietario, l'Ente di Risparmio di Firenze, che nel [[2004]] lo acquistò per 175.000 € a un'asta di [[Christie's]] che aveva inaugurato la sua prima sala di aste il 5 dicembre del [[1766]] a [[Londra]].<br />
La Biblioteca Marucelliana ha curato un'edizione digitale ad alta definizione del manoscritto, completa di testo critico e audio, liberamente consultabile in rete.<br />
Nella stessa Biblioteca Marucelliana sono conservati i fondi autografi di molti autori fiorentini contemporanei a Campana, tra i quali quelli di [[Giovanni Papini]], [[Giuseppe Prezzolini]], [[Ardengo Soffici]] e [[Bruno Cicognari]].