Castello Cantelmo (Alvito): differenze tra le versioni

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==== Vicende successive ====
{{Vedi anche|Contea di Alvito|Ducato di Sora}}
Il castello continuò ad essere sempre il principale centro amministrativo del feudo anche negli anni seguenti, insieme al palazzo ducale di Atina. Nel [[XV secolo]] era stato munito ulteriormente, con la costruzione del secondo perimetro murario, gli annessi torrioni e la scarpata in muratura, comunemente indicata come terzo sistema murario<ref>Santoro L., ''Castelli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli'', Milano 1982, pp. 128-129 e 222-225.</ref>. I Cantelmo, nello stesso periodo, erano intanto arrivati ad ottenere il titolo ducale, nel [[1454]], e a fare della città il cuore di un grande patrimonio feudale fra [[Lazio]] e [[Abruzzo]], dalla [[Valcomino]] all'[[Alto Sangro]], [[Popoli (Italia)|Popoli]], il circondario di [[Sulmona]] ([[Pettorano]], [[Rivisondoli]]) e alcuni possedimenti nel [[Molise]]. [[Giacomo V Cantelmo|Giacomo V]], figlio di Rostaino, fu il primo conte di Alvito, il quale probabilmente ottenne il titolo dopo il matrimonio con [[Elisabetta d'Aquino]], a lei in dote con la [[contea di Popoli]]<ref>Per certo è conte solo dal [[1404]]. Cfr. Vincenti etc...</ref>. Il patrimonio alvitano si arricchì poi ulteriormente con Antonio, figlio di Giacomo V (vi aggregò i domini di [[Popoli (Italia)|Popoli]] e [[Arce (Italia)|Arce]] ottenuti in eredità dai familiari morti senza prole, e ''manu militari'' [[Pacentro]] e ''[[Roccacaramanico|Rocchetta]]'')<ref>Santoro D., ''op. cit.'', vol. I, p. 73.</ref>; lo stesso Antonio fu però responsabile dei primi eventi nefasti per la famiglia, portando distruzione nella città di Alvito: il castello fu assediato dapprima da [[Ladislao d'Angiò]], per punire il padre Giacomo V, che l'aveva tradito, e, dopo che a costui fu tolta, si rese reo di aver fomentato delle ribellioni, per poterla riconquistare, contro Onello Ortiglia, cui era stato appena assegnato il titolo di signore di Alvito<ref>''Ivi'', p. 76; De Lellis C., ''Discorsi delle famiglie nobili di Napoli'', I, Napoli 1694, p. 297.</ref>. Solo con la venuta nelle [[Due Sicilie]] degli [[Aragonesi]] i Cantelmo, loro sostenitori, riacquistarono un certo prestigio e furono elevati di dignità, col titolo di [[duchi di Sora]]<ref>Vincenti P., ''op. cit.'', p. 48; Summonte A., ''Historia del Regno di Napoli'', vol. IV, Napoli 1675, p. 11; Antinori A., ''Antichità storico-critiche sacre e profane esaminate nella regione dei Frentani'', Napoli 1790, pp. 398-399; Santoro D., ''op. cit.'', vol. I, p. 81.</ref>.
[[File:Cantelmo Stemma.jpg|upright=1.4|thumb|Stemma Cantelmo su volta in pietra nel [[castello di Alvito]]]]
Il legame di Alvito con l'[[Abruzzo]], che segnò gli anni della dominazione dei Cantelmo, nonostante i disagi che le numerose operazioni militari portarono alla popolazione, apportò una lenta crescita economica. Le attività annesse alla pastorizia e al commercio della lana furono fonte crescente di ricchezza per gli alvitani e per anni la [[Valcomino]] e l'[[Alto Sangro]] costituirono un unico comprensorio economico, culturale ed etnico<ref>Almagià R., ''La valle di Comino o Cominese. Contributo al Glossario dei nomi territoriali italiani'', Societa geografica italiana, Roma 1911 p. 30.</ref>. Nel [[XVI secolo]] il cuore economico del feudo era indiscutibilmente l'abitato de ''La Valle'', dove gli abitanti si registravano in 400 fuochi, contro i 60 di ''Peschio'' e 150 di ''Castello''. Là era anche sorto un nuovo palazzo ducale, in cui i nobili risiedevano quando erano in visita nella [[Valcomino]], perché allora si erano ormai abitualmente stabiliti a Napoli.<ref>''Relatione familiare de lo Stato d'Alvito fatta all'Ill.mo sig.re Card.le di Como 1595'', in «''Il Ducato di Alvito nell'Età dei Gallio''», tomo II, Castelliri 1997, p 26.</ref>