Mario Rapisardi: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte = 4 gennaio
|AnnoMorte = 1912
|Epoca = 1800
|Attività = poeta
|AttivitàAltre = e [[docente universitario]]
|Epoca = 1800
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =
|Immagine = Mario Rapisardi.jpg
}}
[[File:Rapisardi firma.jpg|thumb|230px|Firma]]
Venne soprannominato "il [[Vate]] [[Etna|Etneo]]"<ref>''Il vate Etneo: conferenza tenuta a New York, in commemorazione di Mario Rapisardi, nell'Aula Magna del Normal College di Park Ave. sotto gli auspici del Circolo Italiano fra studentesse del medesimo Istituto''.</ref>, appellativo da lui stesso coniato nel suo autoritratto poetico in stile [[Ugo Foscolo|foscoliano]]<ref>vedere il sonetto-autoritratto di [[Foscolo]] ''Solcata ho fronte, occhi incavati intenti'', a sua volta spirato dall'[[Vittorio Alfieri|alfieriano]] ''Sublime specchio di veraci detti''.</ref>, presente nel poema ''Atlantide''.<ref>«Quel disdegnoso in su la tolda ritto, / Fosco il crin, fiso il guardo, ampia la fronte, / È il vate etneo, che come spada ha dritto / L'animo, ardente il cor, le rime pronte.» (''Atlantide'', Canto X).</ref>
 
== Biografia ==
{{quote|Mario Rapisardi non iscrive nei giornali; non accetta nomine accademiche, né candidature politiche ed amministrative; non vuol essere aggregato a nessun sodalizio; non ha tempo di leggere tutti i libri che gli mandano, molto meno i manoscritti; né di rispondere a tutti coloro che gli scrivano. E di ciò chiede venia ai discreti.|Biglietto da visita del poeta, citato in ''Commentario Rapisardiano''}}
Mario Rapisardi<ref>Una leggenda vuole che il suo vero cognome fosse Rapisarda, e lo avesse cambiato per omaggiare, avendo un cognome che rimava con lui, il suo poeta preferito, [[Giacomo Leopardi]].</ref> nacque a [[Catania]], al numero 30 dell'attuale via Alessandro Manzoni il 25 febbraio [[1844]].<ref name=rap />
Da ragazzo, ebbe come istitutori due preti ed un frate: i primi due gli insegnarono «grammatica, retorica e lingua latina»; il terzo «un intruglio psicontologico che egli gabellava per filosofia». Fece, per contentare suo padre, il solito corso di giurisprudenza; ma non volle mai prendere la laurea né in quella né in nessun'altra facoltà. «Di notevole non c'è nulla nella mia vita» scrisse, «se non forse questo, che, bene o male, mi son formato da me, distruggendo la meschina e falsa istruzione ed educazione ricevuta, e istruendomi ed educandomi da me, a modo mio, fuori di qualunque scuola, estraneo a qualunque setta, sdegnoso di sistemi e di pregiudizi». Cominciò la sua poetica con l'''ode a [[sant'Agata]]'', alla quale il Rapisardi quattordicenne, sotto il regime borbonico, osava raccomandare la libertà della patria.<ref name=rap />
 
Lettore di [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], [[Vincenzo Monti|Monti]], [[Foscolo]], [[Leopardi]] e di vari autori risorgimentali, scrisse, ancora adolescente, l'''Inno di guerra, agl'italiani'' e l'incompiuto poemetto ''Dione'', nella cui prefazione esaltava le battaglie di Solferino, Palestro e Magenta, partecipando così all'atmosfera politica di quei mesi, che pose fine alla [[Regno delle Due Sicilie|monarchia borbonica]] con la [[spedizione dei Mille]].<ref name=rap />
 
Ammiratore di [[Giuseppe Garibaldi]] e dei [[garibaldini]], ma anche di [[Giuseppe Mazzini]], divenne quindi un fervente [[repubblicanesimo|repubblicano]] e [[mazzinianesimo|mazziniano]].<ref>[http://www.ifilmati.eu/maggio-si-tu.html La polemica con E.A. Mario]</ref><ref name=hom/>
 
Nel [[1863]] pubblicò un volumetto di versi, intitolato ''Canti''. Nel [[1865]] si recò per la prima volta a [[Firenze]], dove in seguito ritornerà spesso, quasi tutti gli anni. Vi conobbe [[Giovanni Prati]], [[Niccolò Tommaseo]], [[Atto Vannucci]], [[Pietro Fanfani]], [[Andrea Maffei (poeta)|Andrea Maffei]], [[Giuseppe Regaldi]], [[Erminia Fusinato|Erminia]] ed [[Arnaldo Fusinato]], [[Francesco Dall'Ongaro]], [[Terenzio Mamiani]] ed altri «illustri e buoni», come li chiamò più tardi. Nel [[1868]] pubblicò a Firenze ''La Palingenesi'' poema nel quale auspicava un rinnovamento religioso dell'umanità<ref>Tra le recensioni elogiative, una di [[s:Saggio di Giovanni Verga|Giovanni Verga]] su ''La scena'' (Venezia, 25 marzo 1869).</ref>.
{{Citazione|''J'ai lu, monsieur, votre noble pòeme. Vous ètes un prècurseur…'' ("|lingua=fr|Ho letto, signore, il vostro nobile poema. Voi siete un precursore...")precursore…|[[Victor Hugo]]}}
[[File:Mario rapisardi quadro di antonino gandolfo.jpg|thumb|upright|Mario Rapisardi, quadro di [[Antonino Gandolfo]]]]
 
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Nel [[1877]] pubblicò a Milano ''Lucifero'', poema in cui esaltava il trionfo del [[razionalismo]] sulla [[trascendenza]]<ref>[[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] gli scrisse: «Voi siete all'avanguardia del Progresso».</ref>. L'arcivescovo di Catania, scandalizzato dall'accoglienza riservata al poema, ordinò [[rogo di libri|bruciare il libro]] [[anticlericale]].<ref name=rap>[http://www.nilalienum.com/Gramsci/Rapisardi.html Rapisardi-note biografiche]</ref>
 
Nel [[1878]] fu nominato ordinario di letteratura italiana all'Università di Catania, essendo Ministro della Pubblica istruzione [[Francesco De Sanctis]]. Nel [[1879]] pubblicò a Milano la traduzione del ''[[De rerum natura]]'' di [[Tito Lucrezio Caro]]. Pronunciò all'università di Catania il discorso inaugurale dell'anno accademico, "Il nuovo concetto scientifico", che dimostra un particolare coraggio per essere stato letto dal Rapisardi, «dinanzi le Autorità, e in questo paese, e in quella occasione solenne».<ref name=rap />
 
Nel [[1881]] iniziò una polemica con [[Giosuè Carducci]], che si sarebbe trascinata per quasi vent'anni. Nel [[1883]] pubblicò a Catania la raccolta di poesie sociali ''Giustizia'' e nel [[1884]] il poema ''Giobbe'', dove esprimeva con linguaggio lirico il dolore umano, e che è considerato il suo capolavoro.<ref name=rap />
 
Nel [[1885]] la diciottenne fiorentina [[Amelia Poniatowski Sabernich]] venne a stare a fianco del poeta come segretaria, e quasi subito ne divenne la compagna di vita, assistendolo con amore e devozione sino agli ultimi giorni. Nel [[1886]] fu a [[Roma]], quale [[commissario]] di concorso universitario. Scrisse alla compagna: «Di Roma non mi piacciono che alcuni ruderi, pochi, non tutti quelli che guardano a bocca aperta i forestieri; le chiese splendide tutte mi fanno rabbia: sono reggie, non tempi. (O [[Santa Maria del Fiore]]! Quella sì che è la casa del Dio Ignoto, e tale da fare raccogliere l'animo più incredulo in meditazioni sublimi)».<ref>[http://rapiasrdi.altervista.org/biografia_di_mario_rapisardi.htm Biografia]</ref>
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Nel [[1909]] rispose ad un messaggio inviatogli dal [[futurista]] [[Filippo Tommaso Marinetti]], sostenendo che «L'obbligo del poeta non è di fondar nuove scuole o di aggregarsi alle antiche; egli ha il dovere di esprimere se stesso e di rappresentare la realtà come egli la vede e la sente, con tutta sincerità, col calore e il colore dell'anima sua. Così rifiutò di aderire al movimento futurista, così come aveva rifiutato di aderire alla [[scapigliatura]].<ref>Nella risposta dice inoltre: «Dia dunque il prezzemolo ai pappagalli, mio caro signore; si affermi solo con l'audacia, la forza, la fede selvaggia del suo cuor di poeta, sogni, si ribelli, si avventi a tutte le bastiglie del pensiero e della volontà con l'odio e l'amore di cui la sua giovinezza e capace; ma non isdegni, per carità, l'assistenza e la luce della Ragione».</ref>
 
Morì nel 1912 a [[Catania]]: al suo funerale, di fronte al municipio, parteciparono oltre 150.000 persone. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche poiché riconosciuto come [[massoneria|massone]]<ref>[http://www.poiein.it/autori/2012/2012_02/lumie%20n.%2074.pdf Giuseppe Cardillo, ''Il Vate, i fasci e i forconi''], in ''Lumie di Sicilia'', n. 74, periodico dell’A.Cu.Si.F. - Associazione Culturale Sicilia Firenze.</ref> e «irreligioso», la sua salma - sommariamente [[imbalsamazione|imbalsamata]]<ref name=on/> - rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale. Infine, nel [[1921]], verrà sepolto nel [[cimitero monumentale di Catania]], nel "viale degli uomini illustri", dove riposano, tra gli altri, anche [[Giovanni Verga]], [[Antonino Gandolfo]] e [[Federico De Roberto]].<ref>[http://letterecatinensi.blogspot.it/2013/11/mario-rapisardi-lideal-dei-giorni-miei.html Foto della tomba]</ref>
 
{{Citazione|Senza pianto una zolla e senza fiori<br />
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== Il pensiero ==
[[File:Ra x5.jpg|thumb|Bacheca dei ricordi - Fondo M. Rapisardi – [[Biblioteche riunite Civica ed Ursino Recupero]].]]
{{Citazione|...La…La libertà, sublime<br /> Pianta che sol dov'è cultura alligna!|Mario Rapisardi}}
Rapisardi pensava che la scuola fosse un istituto di massima importanza nella vita pubblica, che essa dovesse essere fucina di valori morali e palestra di educazione delle giovani generazioni, riteneva che la scuola non potesse essere estranea alla vita, se di essa non si vuol fare un esercizio di espiazione ovvero un museo di fossili.
 
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== La critica ==
Elogiata da Francesco de Sanctis e altri critici (Filippo Argeri, Sebastiano Barbagallo), criticata da [[Benedetto Croce]], rimasta in ombra durante il [[fascismo]] e ritenuto il suo autore un [[materialismo storico|materialista storico]] (per la critica religiosa, la poesia sociale e gli elogi a [[Karl Marx]]) più che un "[[mistico]] del [[naturalismo (filosofia)|naturalismo]] e del [[panteismo]]" (quale in effetti era, nel suo [[panteismo naturalistico]])<ref>Nunzio Vaccalluzzo, ''La poesia di Mario Rapisardi'' nella «Nuova Antologia» del 16 febbraio 1930.</ref>, nel [[secondo dopoguerra]] l'opera di Rapisardi verrà rivalutata dagli studi di [[Concetto Marchesi]] e [[Alberto Asor Rosa]].<ref name=rap /><ref>[http://www.paternogenius.com/pagine/Carmelo%20Ciccia/Pagine/Profili%20di%20letterati%20siciliani%20023.htm Mario Rapisardi - La critica]</ref>
 
== Controversie ==
[[File:Lettera aperta a B C.jpg|thumb|left|upright|Lettera aperta a Benedetto Croce, ed. G. Pedone Lauriel, Palermo 1915<ref>[http://rapiasrdi.altervista.org/congiura_a_rapisardi.htm Lettera aperta]</ref>]]
{{Citazione|E se alle vostre piccolette gare<br /> agli odi vostri, alme rissose, io penso<br />più che di sdegno di pietà sorrido|Mario Rapisardi}}
Rapisardi era noto per il suo carattere irruente, passionale e talvolta litigioso. Litigò con l'amico [[Giovanni Verga]] quando questi cominciò una relazione con la giovane moglie del poeta, Giselda Fojanesi. [[Luigi Pirandello]] si ispirerà al triangolo sentimentale per il suo romanzo ''[[L'esclusa]]''.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/giselda-fojanesi_%28Dizionario-Biografico%29/ ''Giselda Fojanesi''], Dizionario Biografico degli Italiani</ref> {{DBI
|nome = FOJANESI, Giselda
|nomeurl = giselda-fojanesi
|autore = [[Riccardo D'Anna]]
|anno = 1997
|pagine =
|volume = 48
|accesso = 23 settembre 2015
|citazione =
|cid =
}}</ref>
 
Note furono le sue polemiche con altri letterati, che a volte avevano condiviso le sue battaglie anticlericali, ad esempio con [[Giosuè Carducci]] (che considerava traditore del [[repubblicanesimo]]), lo [[scapigliatura|scapigliato]] [[Olindo Guerrini]] (a cui indirizzò un sonetto di risposta - per averlo parodiato nel ''[[Giobbe (Guerrini-Ricci)|Giobbe]]'' e averlo definito "polpette di lesso avanzato" - ''A un rimatore sozzo che ripetea la frase di un mio nemico'', da ''Frecciate''<ref>[[s:Frecciate/XII|Testo]].</ref>) e naturalmente, quelle contro i monarchici e il fronte cattolico.<ref>[[s:Lettera a Napoleone Colajanni (maggio 1906)|''Lettera a Napoleone Colajanni (maggio 1906)'']], in cui parla dei "clericali".</ref>
 
Così Ladenarda scrisse a [[Benedetto Croce]], nella seguente «Lettera aperta» del 1915, in cui accusa Croce di difendere troppo Carducci e quindi attaccare Rapisardi stesso in maniera eccessiva<ref>''Documento di [[Francesco Enotrio Ladenarda]], pseudonimo di [[Andrea Lo Forte Randi]].</ref>:
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* Nella città di [[Catania]] gli è stato intitolato il ''Viale Mario Rapisardi'', uno degli assi viari principali del capoluogo etneo e al contempo una delle arterie più importanti dal punto di vista commerciale e residenziale.
* Gli è stata intitolata una squadra di calcio catanese che porta il suo nome (Mario Rapisardi Calcio) e che attualmente gioca nel campionato di [[seconda categoria]].
 
== Opere ==
{{Citazione|… non ho lo spartano coraggio di buttare nel fiume i figliuoli difettosi e malsani, ma la mia tenerezza di padre non è poi tanta da vincere il sentimento dell'arte e da offuscarmi il giudizio. Preferisco perciò a ogni altra cosa mia le Poesie religiose, che mi sembrano, non dirò le più belle, ma le più pure; e credo non ingannarmi…|Mario Rapisardi, 18 gennaio 1899}}