Bettino Craxi: differenze tra le versioni

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In seguito frequentò il [[Liceo ginnasio statale Giosuè Carducci]] a Milano, praticò la pallacanestro <ref>{{Cita news|autore=12 gennaio 2010|url=http://www.ilfoglio.it/soloqui/4189|titolo=Milano-Hammamet, viaggio di sola andata|pubblicazione=[[Il Foglio]]}}</ref> e a 17 anni prese la sua prima tessera del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] nella sezione di [[Lambrate]] diventandone [[burocrazia|funzionario]]. Nel frattempo frequentò la facoltà di giurisprudenza a Milano e poi quella di Scienze politiche ad [[Urbino]] e fondò il Nucleo universitario socialista entrando nel gruppo Università Nuova, aderente al Cudi (Centro universitario democratico italiano), il raggruppamento studentesco che nei primi anni dell'[[Unuri]] (Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana) unì le forze della sinistra frontista. Teneva i primi discorsi in pubblico, organizzava conferenze, dibattiti, proiezioni cinematografiche, e nel [[1956]] entrò a far parte del Comitato provinciale del PSI milanese diventando anche vicepresidente nazionale dell'Unuri e dirigente della Federazione giovanile socialista. In seguito all'[[Rivoluzione ungherese del 1956|invasione sovietica dell'Ungheria]], Craxi e un gruppo di fedelissimi spinse per il distacco dalla politica filocomunista finendo però in minoranza alla richiesta di uscire dal Movimento giovanile socialista dall'Organizzazione internazionale della gioventù democratica.
 
Dopo essere stato consigliere comunale a [[Sant'Angelo Lodigiano]] (paese natale della madre) dal novembre di quell'anno, al Congresso di Venezia del febbraio [[1957]] Craxi fu eletto nel Comitato centrale del PSI dagli autonomisti di [[Pietro Nenni]] e, insieme ai giovani universitari socialisti, entrò nell'Unione goliardica italiana (Ugi) diventando poi membro del Consiglio nazionale ma comunisti e socialisti massimalisti lo misero in minoranza sia nell'Ugi che nell'Unuri.
 
Nel frattempo venne mandato a [[Sesto San Giovanni]] come responsabile del partito e nel novembre del 1960 fu eletto consigliere comunale a [[Milano]] con più di 1.000 preferenze diventando poi assessore all'Economato nella giunta di centro-sinistra di [[Gino Cassinis]]. Nel [[1961]] fu escluso dal comitato centrale da [[Francesco De Martino]], nel [[1963]] assunse la guida della segreteria provinciale del partito e nel [[1965]] divenne membro della direzione nazionale. Nel frattempo nel novembre [[1964]] fu riconfermato consigliere comunale proseguendo il suo impegno pubblico come assessore alla Beneficenza e Assistenza nella giunta di [[Pietro Bucalossi]]. Nel [[1966]], con l'unificazione Psi-Psdi, diventò segretario provinciale del Psu milanese, coadiuvato dal socialdemocratico [[Renzo Peruzzotti]]. Per i successivi sei anni ricoprì anche l'incarico di presidente dell'Istituto di scienze per l'amministrazione pubblica (Isap).
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[[File:Psi1980.png|thumb|upright|Il [[dianthus caryophyllus|garofano]], simbolo storico del [[socialismo]], scelto da Bettino Craxi per indicare il nuovo corso del PSI]]
Nel [[1976]], un articolo sull<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' del segretario socialista [[Francesco De Martino]] causò la caduta del [[Governo Moro V]], provocando le successive [[elezioni politiche italiane del 1976|elezioni anticipate]] che si conclusero con una crescita impressionante del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] di [[Enrico Berlinguer]], mentre la [[Democrazia Cristiana]] riuscì a rimanere il partito di maggioranza relativa solo per pochi voti. Per il PSI, invece, quelle elezioni furono una pesante sconfitta: i voti scesero sotto la soglia psicologica del 10%.
 
De Martino, che puntava ad una nuova alleanza con i comunisti, fu costretto alle dimissioni e si aprì all'interno del partito una grave crisi. Alla ricerca di una nuova identità che rilanciasse il partito, il 16 luglio il comitato centrale si riunì in via straordinaria presso l'Hotel Midas di [[Roma]] ed elesse Bettino Craxi, da pochi giorni capogruppo alla [[Camera dei deputati|Camera]], nuovo segretario.
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Il 27 agosto di quell'anno comparve sulle pagine del settimanale ''[[L'Espresso]]'' il suo articolo ''Il Vangelo Socialista'' nel quale abiurava [[Marx]] e [[Lenin]] ed esaltava la figura ed il pensiero di [[Proudhon]], sottolineando tutte le ragioni che conducevano ad una sostanziale differenza tra comunismo burocratico e totalitario e socialismo democratico e liberale. Anche il vecchio simbolo del partito venne cambiato: non più la falce e martello (di matrice sovietica) su libro e sole nascente, ma un garofano rosso, fiore che faceva parte della tradizione socialista italiana già prima del '17.
 
Il 3 giugno [[1979]] si svolsero nuove elezioni anticipate e il PSI arriva al 9,8%. La settimana seguente Craxi viene eletto europarlamentare (verrà riconfermato nell'84 e nell'89). Nell'ambito delle trattative per la formazione del nuovo governo, Craxi ricevette da Pertini un mandato esplorativo ma fu ostacolato dai comunisti e dalla Dc. Il 12 agosto nacque il primo [[Governo Cossiga I|Governo Cossiga]] e i socialisti si astennero. Intanto Craxi fu incalzato dai suoi stessi compagni di partito e riuscì a salvare la segreteria per pochi voti.
 
Il 4 aprile [[1980]] con il secondo [[Governo Cossiga II|Governo Cossiga]] i socialisti tornavano al governo dopo sei anni.
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La fine del governo Craxi portò ad attestazioni di stima e di rammarico per la sua caduta da parte di diversi giornali stranieri, come ''Le Monde'', ''Wall Street Journal'', ''Financial Times''.<ref>Cfr. la rassegna stampa straniera su ''La Stampa'' del 4 marzo 1987.</ref> Dal 1987 in poi, la DC non fu più disponibile a dare la fiducia a Craxi, preferendo sostenere come presidente del Consiglio prima [[Governo Goria|Giovanni Goria]] e poi [[Governo De Mita|Ciriaco De Mita]]. Fu solo uno degli episodi degli scontri fra De Mita e Craxi, spiegabile forse nel fatto che il leader democristiano era anche il punto di riferimento della sinistra Dc, quella cioè più vicina al Pci. Anche alla luce di questo orientamento, Craxi resse il gioco a [[Arnaldo Forlani|Forlani]] ed [[Giulio Andreotti|Andreotti]] nella progressiva sottrazione a De Mita della segreteria DC e poi della Presidenza del Consiglio.
 
In questo periodo scrisse molto per l'''[[Avanti!]]'', firmando i suoi taglienti corsivi con lo pseudonimo "Ghino di Tacco" (attribuitogli da [[Eugenio Scalfari]]).
 
Rimase agli atti, di quella stagione di decisionismo senza Craxi presidente, l'approvazione della modifica dei Regolamenti parlamentari che abolì il voto segreto nell'approvazione delle leggi di spesa; invano richiesta da Craxi per anni da Presidente del Consiglio, fu conseguita grazie alla sua ''politique d'abord'', di attacco al [[governo De Mita]]. In questi anni Craxi ottenne importanti ruoli alle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]]: fu rappresentante del [[segretario generale delle Nazioni Unite|segretario generale dell'ONU]] [[Javier Pérez de Cuéllar Guerra|Peréz de Cuéllar]] per i problemi dell'[[deficit|indebitamento]] dei [[Sud del mondo|Paesi in via di sviluppo]] (1989); successivamente svolse l'incarico di consigliere speciale per i problemi dello [[indice di sviluppo umano|sviluppo]] e del consolidamento della [[pace]] e della sicurezza (rinnovatogli nel marzo 1992 da [[Boutros Boutros-Ghali|Boutros Ghali]]).
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[[File:CAF CraxiAndreottiForlani.jpg|thumb|Craxi, Andreotti e Forlani]]
Nel [[1989]], Craxi torna alla carica contro la maggioranza della [[Democrazia Cristiana|Democrazia cristiana]] espressione della sinistra interna: è deciso a ritornare a [[Palazzo Chigi]], ma per farlo deve scalzare De Mita dalla guida del governo e del partito. Forma perciò con i democristiani Giulio Andreotti e [[Arnaldo Forlani]] un'alleanza di [[ferro]]: il C.A.F. (dalle iniziali dei cognomi dei tre protagonisti), che fu definita la "vera regina d'Italia".
 
Al Congresso di Milano di maggio Craxi fu rieletto segretario di partito con il 92% dei voti rilanciando il tema della Grande Riforma, puntando all'elezione diretta del presidente della Repubblica e auspicando la riforma dei regolamenti parlamentari in modo da rendere più agevole l'azione dei governi.
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