Pensiero di Agostino d'Ippona: differenze tra le versioni

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{{citazione|vi lessi che il Verbo ... non dalla carne, né per volontà d'un uomo, ma da Dio nacque; ma che «il Verbo si fece carne ed abitò tra noi» non ve lo lessi. Trovai, sì, in quei libri, detto in vari e molti modi, che il Figlio è «nella forma del Padre, né ritenne rapina d'essere uguale a Dio», perché per natura è Dio stesso; ma che «Egli si umiliò assumendo forma di servo, assomigliando agli uomini e vivendo da uomo, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte in croce, per cui Dio lo esaltò tra i morti» [...] ciò non contengono quei libri.<ref name=Libri/>|''Confessioni'', VII, 9}}
 
In età adulta Agostino, profondendosi nella lunga elaborazione del ''[[De Trinitate (Agostino d'Ippona)|De Trinitate]]'', andò oltre la concezione di Plotino e interpretò le sue ipostasi in senso [[analogia (filosofia)|analogico]], come un particolare modo di esprimere la triade divina, riconducibile a tre momenti, tre proprietà spirituali di una stessa realtà che rimane pur sempre Una: non le vide più [[subordinazionismo|subordinate]] l'una all'altra, ma in un rapporto [[consustanzialità|paritario]].<ref>L'ordine in un cui questo rapporto si presenta attiene soltanto alla sua progressiva manifestazione, o «missione», nel creato: il Padre, infatti, non viene visto né mandato da nessuno, il Figlio è mandato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio (''De Trin.'' 4, 20, 29). Ognuna delle tre Persone, anche quando è inviata da un'altra, mantiene una totale libertà di inziativa nel proprio agire temporale, senza cadere nel subordinazionismo.</ref>
L'impronta di questa triade nell'uomo è rintracciabile diversamente a seconda della prospettiva con cui la si guardi. I tre momenti di cui consta, che nello schema originario delle ''Confessioni'' consistevano nell<nowiki>'</nowiki>''esse''-''nosse''-''velle'',<ref>Cioè «essere-conoscere-volere» (Agostino, ''[[Confessioni]]'', XIII, 11, 12).</ref> danno luogo ad esempio alle facoltà della [[memoria]], dell'[[intelletto]], e della [[volontà]],<ref>Agostino, ''[[De Trinitate (Agostino d'Ippona)|De Trinitate]]'', X, 12, 19; XIV, 12, 15; XV, 20, 38. [[Tommaso Campanella]] riprendendo Agostino parlerà delle tre primalità dell'[[essere]]: «''posse''», «''nosse''», «''velle''» (cfr. Antimo Cesaro, ''La politica come scienza: questioni di filosofia giuridica e politica nel pensiero di Tommaso Campanella'', pp. 22-25, FrancoAngeli, 2003).</ref> oppure dello [[spirito (filosofia)|spirito]], della [[conoscenza]], e dell'[[amore]].<ref>Giorgio Maria Carbone, ''Le dimensioni dell'uomo. Spirito, anima, corpo'', p. 159, Edizioni Studio Domenicano, 2007. Come per [[Tommaso d'Aquino]], la conoscenza precede l'amore, ma è quest'ultimo a ad aprire nuove prospettive alla conoscenza (cfr. Giuseppe G. Nastri, ''Libertà della fede, necessità della ragione'', p. 170, Armando Editore, 2009).</ref>