La banalità del male: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 25:
Successivamente, si passa all’esame dell’imputato. Adolf Eichmann, nato a [[Solingen]], in [[Renania-Palatinato|Renania]], nel [[1906]], fu studente poco brillante: si ritirò dalle scuole superiori come da quelle di avviamento professionale.
 
Lavorò come minatore nella compagnia del padre finché questi non riuscì a trovargli un lavoro alla compagnia elettro-tranviaria austriaca. Un suo zio – sposato a un’ebrea – amico del presidente della compagnia petrolifera austriaca ''Vacuum'' riuscì a convincere quest’ultimo ad assumerlo come rappresentante.
 
Entrò nel [[NSDAP|partito nazista]] austriaco nel [[1932]] senza troppa convinzione, seguendo il consiglio del suo amico [[Ernst Kaltenbrunner]] ''…mi… mi chiese “perché non entri nel partito nazista?” – e io risposi “già, perché no?”'' perché svogliato dal suo lavoro; non conosceva nulla del partito nazista, non aveva mai letto il ''[[Mein Kampf]]'' (come nessun altro libro), giustificava il proprio impegno politico asserendo di non accettare le condizioni imposte alla [[Germania]] dal [[Trattato di Versailles (1919)]] e volerle cambiare: una motivazione generica, che avrebbe potuto pronunciare per entrare in qualsiasi partito, tanto era opinione diffusa nei tedeschi che il trattato fosse stato troppo punitivo<ref>{{it}} [http://www.lager.it/trattato_versailles.html Trattato di Versailles] URL consultato il 10 aprile 2012</ref>.
 
Quando il partito nazista austriaco divenne illegale, ritornò in [[Germania]], dove fu spinto da un ufficiale alla carriera militare. L’autrice sottolinea come il quadro tracciato non sia quello di un efferato criminale, quanto piuttosto di un uomo semplice, la cui personalità rasentava la mediocrità. Durante il regime nazista come durante tutta la sua vita, egli visse per inerzia; guidato dal padre, dalle amicizie, dalla situazione in cui viveva. Era pericolosamente privo di iniziativa, spessore culturale e morale; quest'ultimo non andava oltre i condizionamenti che gli erano stati dati dalla società.