Agobardo di Lione: differenze tra le versioni

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}} Fu [[Arcidiocesi di Lione|arcivescovo di Lione]] e un rappresentante del clima di risveglio culturale che venne denominato [[rinascita carolingia]] e più in particolare del cosiddetto razionalismo carolingio.
 
Conosciamo di lui 26 opere, la maggior parte delle quali contenute in un unico manoscritto. La scarsa diffusione della sua opera è testimoniata dalle poche copie che si fecero dei suoi scritti. La riscoperta del manoscritto principale, avvenuta nel XVII secolo, ha riportato l'attenzione sul personaggio. I suoi testi sono molto importanti per conoscere mentalità, usi e costumi del [[IX secolo]]. In particolare A.Agobardo tratta il tema della superstizione popolare nell'opera ''Contra vulgi insulsam opinionem de grandine et tonitruis''.
Fu al centro della lotta tra Ludovico il Pio ed i suoi figli. Agobardo si schierò con il primogenito Lotario. Quando l'imperatore si riappacificò col figlio, Agobardo fu rimosso dall'episcopato di Lione e sostituito da Amalario di Metz, per soli tre anni. Infatti nell'838 fu richiamato a Lione, dove morì due anni dopo, solo 15 giorni prima di Ludovico il Pio, il 6 giugno dell'840.
 
Nel suo libro si apprende che all'epoca c'era un fiorente commercio di schiavi, ad opera di mercanti ebrei. {{citazione necessaria|Alcuni studiosi}} hanno inteso questo accenno come un'ulteriore prova addotta da Agobardo nella sua polemica contro il [[giudaismo]], mentre {{cn|altri}} negano un'intenzione antiebraica in questi passaggi, perché nello stesso testo il vescovo di Lione sostiene come infondata l'accusa agli ebreiEbrei di rapire i bambini per scopi rituali.
 
Nell'opera ''Sulle superstizioni dei giudei'', comunque, Agobardo deduce da vari passaggi biblici come il frequentare ebrei fosse da evitare più ancora che il frequentare pagani idolatri, poiché gli ebrei sono nemici della [[cristianità]] e si rifiutano di riconoscere Gesù come [[messia]].<ref>[http://www.documentacatholicaomnia.eu/04z/z_0779-0841__Agobardus_Lugdunensis__De_Judaicis_Superstitionibus__MLT.pdf.html Agobardus Lugduniensis, De Judaicis Superstitionibus]</ref>
 
Agobardo, come esperto di diritto, ha contribuito per l'eliminazione del principio della ''personalità della legge'' in base al quale ciascuno era giudicato sulla base del diritto ''nazionale'' (nel senso etimologico di ''nascita''), per sostituirlo con il più moderno principio della territorialità del diritto, uguale per tutti.
 
Sul piano religioso Agobardo si impegnò a combattere i riti magici e le superstizioni popolari. Si espresse contro il culto delle immagini<ref>Giulio D’Onofrio, ed. ''History of Theology II:. The Middle Ages'', (Collegeville, MN:, Liturgical Press, 2008), pp. 68-969.</ref>, le chiese dedicate ai santi nonché le liturgie e le pratiche antiscritturali della Chiesa.
 
Nulla ha a che vedere Agobardo di Lione con un preteso Agobardo di [[Lisieux]] che, in un'opera di Raffaele Ventura con prefazione di Alessandro Zuccari, è oggetto di quella che lo stesso autore definisce una biografia immaginaria di un personaggio, il quale, a partire dall'epoca di [[Pietro Abelardo|Abelardo]], sarebbe stato ''inventato'' per dimostrare che ''nomina non sunt res'', nell'ambito della disputa tra ''realisti'' e ''nominalisti''.