Seconda Repubblica (Francia): differenze tra le versioni

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Durante la sua presidenza [[Napoleone III di Francia|Luigi Napoleone]] fece una politica ambigua e populista con lo scopo di guadagnare popolarità nei confronti dei cittadini e nel contempo di gettare discredito sul parlamento, per indebolirlo, e preparare così il terreno per un colpo di Stato.
 
Evento emblematico in questo senso fu la spedizione di [[Roma]], con la quale si intendeva reinstaurare negli [[Stato Pontificio|Stati pontifici]] il governo di [[papa Pio IX]], che era fuggito a [[Gaeta]] senza voler ritornare, nonostante i reiterati appelli dei romani, nella città e porre fine alla [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica romana]] di [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], eletta a suffragio universale e proclamata il 9 febbraio 1849. Luigi Napoleone era a favore di questa spedizione per soddisfare le richieste dei cattolici, che rappresentavano una sua importante base elettorale, tuttavia rimase sempre ambiguo sugli obbiettivi reali della missione, cambiandoli a seconda delle convenienze. L'Assemblea Costituente votò a maggioranza a favore della spedizione militare a [[Civitavecchia]], ufficialmente per difendere Roma dagli austriaci, ma assaltandola il 30 aprile.
 
In tale occasione il corpo di spedizione francese, guidato dal [[Nicolas Charles Victor Oudinot|generale Oudinot]], subì una sonora sconfitta a Porta Cavalleggeri. Tuttavia, dopo un armistizio di un mese e false trattative che mascheravano l'arrivo di ingenti rinforzi, il contingente francese riprese le ostilità il 3 giugno e ai primi di luglio abbatté la Repubblica Romana per reinstaurare il Papato. L'entrata delle forze francesi a Roma scatenò a Parigi, da parte dei sostenitori francesi della Repubblica, rivolte che vennero represse con la forza. Ma quando papa Pio IX, appena ritornato al potere, iniziò una repressione dei movimenti anticlericali, Luigi Napoleone prese abilmente le distanze indicando al Papa, che avrebbe dovuto instaurare un governo liberale, apparendo così ''super partes'' e facendo ricadere le principali responsabilità sull'Assemblea.
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Il 28 maggio [[1849]] entrò in carica la Camera Legislativa ed anche questa camera ebbe una maggioranza moderata.
 
Il 10 marzo e il 28 aprile [[1850]] ci furono elezioni parziali in cui la sinistra ebbe un considerevole successo. Questo successo allarmò la Camera, a maggioranza moderata, la quale il 31 maggio varò una legge che limitava il [[suffragio universale]] impedendo il voto a coloro che non avessero un domicilio di tre anni nel collegio, comprovato dalla presenza nel registro delle tasse, togliendo così il voto alla popolazione industriale che di regola non era stanziale.
 
Luigi Napoleone vide in questo la sua opportunità. Nella notte tra l'uno ed il 2 dicembre [[1851]] sciolse la Camera e ristabilì il suffragio universale. Per combattere i disordini che seguirono questo annuncio, vennero arrestati i capi di partito, sciolte le [[Massoneria|società segrete]] e vennero deportati nelle colonie gli aderenti a tali associazioni. La mobilitazione fu modesta e il colpo di Stato un successo<ref>Sylvie Aprile, ''la Deuxième République et le Second Empire'', Pygmalion, 2000</ref>.
 
Luigi Napoleone si rivolse direttamente ai cittadini chiedendo che dessero, con un [[plebiscito]], il loro consenso a una modifica della costituzione in cui l'esecutivo non fosse vincolato dall'Assemblea e a lui personalmente un mandato di dieci anni. Il plebiscito si tenne il 20 dicembre e su circa otto milioni di elettori, sette milioni e mezzo votarono ''sì''. Il 14 gennaio [[1852]] fu promulgata la costituzione con le modifiche indicate nel plebiscito.