Scetticismo metodologico: differenze tra le versioni

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I ragionamenti della filosofia precedente a Cartesio non hanno lo stesso livello di certezza delle dimostrazioni euclidee in quanto non si tratta di verità evidenti: il procedimento di [[astrazione (filosofia)|astrazione]] con il quale era stata costruita gran parte della filosofia [[Aristotele|aristotelico]]-[[Tommaso d'Aquino|tomistica]] e un processo di [[analisi e sintesi|analisi]] e di [[Analisi e sintesi|sintesi]] che per l'individuazione di un'[[essenza (filosofia)|essenza]] e per il suo successivo riconoscimento presupporrebbe di osservare a priori tutte le manifestazioni in un dato spazio e/o tempo (per riconoscere l'essenza di uomo occorrerebbe prima aver osservato tutti gli uomini, oppure l'intera vita di un singolo uomo, evento poco probabile). Non potendosi realizzare tale osservazione sistematica, le verità ricavate attraverso il tradizionale procedimento di astrazione restano soggette a un margine di dubbio, non sono certo dimostrabili come quelle Euclidiche. Pertanto, Cartesio rigetta buona parte della filosofia a lui precedente.
 
Del ceppo aristotelico-tomistico considera evidenze, accetta e non pone in discussione, da Aristotele il [[principio di non contraddizione]] e dalla filosofia scolastica l'[[argomento ontologico]] di [[Anselmo d'Aosta]] che saranno strumenti del suo lavoro successivo.
 
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Tale metodo scientifico presupponeva ancora di misurare e vedere applicarsi un fenomeno con un elevato numero di volte in diversi spazi e/o tempi, sebbene non più come il metodo aristotelico dell'astrazione di vedere un manifestarsi in tutti i casi di un dato spazio o di un dato tempo (tutti gli uomini di un'epoca o tutti gli eventi nella vita di un uomo). Se l'obiettivo è di non accontentarsi di certezze sommarie e giungere a una certezza assoluta, tuttavia al dubbio sta un maggiore valore filosofico che non nel passato.
 
Cartesio è portato dal suo metodo a dubitare di tutto, anche del mondo che abbiamo di fronte; ma possiede un'altrettanta radicata convinzione che deriva dal principio di non contraddizione per cui la verità è innegabile e pure che una qualche verità deve esistere, sebbene non si sappia ancora dove, dovendosi mettere in dubbio l'esistenza stessa del mondo. Ciò genera una tensione culturale che cerca di risolvere questa contraddizione nella convinzione che la verità non contraddittoria e le due proposizioni non possono essere entrambe vere.
 
== Il dubbio metodico ==
 
La struttura razionale al tempo stesso semplice delle dimostrazioni di [[geometria euclidea]] che rapidamente risalivano da pochi principi alla deduzione delle realtà più complessa, spingevano Cartesio a pensare che ogni conoscenza concreta sia il prodotto di una determinata [[logica]] individuabile con un metodo implicito e valido per ricavare qualunque tipo di conoscenza.
 
Dalla lettura degli "''Elementi"'' di [[Euclide]] nasceva la convinzione che le verità certe apparivano evidenti alla ragione, senza bisogno di ulteriori dimostrazioni e che il loro fondamento fosse il [[principio di non-contraddizione]]. Partendo dal presupposto di non poter fondare sperimentalmente la certezza, come era invece nella prassi dalla quale muoveva il suo contemporaneo [[Galileo Galilei]], intuisce la necessità di una riflessione sul fondamento della certezza: il valore di un dubbio metodico, previsto dal metodo cartesiano, è proprio quello di trovare tale fondamento.
 
L'esistenza di una molteplicità di modi dai quali è possibile dedurre verità, che ciascuno ha un suo metodo per formare le proprie certezze: dunque, il metodo è una proposta e non l'imposizione di un metodo di ricerca della verità. Cartesio sostiene che la sua è solo uno dei possibili mezzi e che ciascuno rimane libero di adottare il proprio, ma davanti a risultati soddisfacenti che esso dimostrava se ne rendeva opportuna l'adozione.
 
Come altri pensatori nelle varie epoche della geometria euclidea ammirava profondamente la verificabilità del ragionamento dimostrativo a ogni passaggio su una figura geometrica e quindi il fatto che le dimostrazioni possono una concatenazione logica di evidenze prime alla ragione facilmente verificabili le une indipendentemente dalle altre: così nella logica Cartesiana la dimostrazione non serve tanto a fondare una certezza quanto a collegare proposizioni indipendenti che la ragione già considerava certe in un pensiero discorsiva hoc che ne facilita la memorizzazione (il collegamento delle idee faciliterebbe una loro accettazione).
 
Consiglia a qualunque individuo razionale di darsi un metodo e nella ricerca del metodo più adatto a sé stesso di passare necessariamente per una fase di crisi in cui dubita di tutto e esistenza stessa e del mondo che ha davanti: questa negazione delle verità più evidenti non è un impoverimento dell'io, ma una crisi necessaria all'acquisizione di maggiori certezze. Sottoponendo ogni propria idea al vaglio della ragione, confrontandola con le altre realtà dimostrate di cui si dispone già, porta a falsificare e ad escludere tutte quelle prive di fondamento.
 
== Il dubbio iperbolico ==
La dottrina aristotelica delle essenze e, più in generale, l'intero quadro aristotelico scolastico della certezza, cadono in prescrizione e non sono più efficaci davanti alle regole rigide dell'evidenza cartesiana: l'essenza aristotelica è un meccanismo complesso in quanto consta di un'analisi e di una sintesi necessarie a definire l'esistenza di un uomo. Queste, per raggiungere il loro fine, dovrebbero considerare tutti gli uomini esistenti nel mondo e in ogni epoca così da poterne correttamente astrarne l'essenza di uomo. Ma tale sarebbe un evento poco probabile, occorre dunque una definizione riguardante la "certezza" che parta dall'alto, distaccandosi dalla realtà spaziale e che possa in seguito essere ad essa estesa, ossia un criterio per definire l'evidenza e addestrare le essenze umane, a partire dall'osservazione di un singolo uomo, sino ad essere esteso alla realtà spaziale di ogni individuo.
 
In mancanza di tale metodo, le essenze che applichiamo alla realtà sensibile, sono volubili. Dovrebbe sorgere il dubbio sull'ingannamento dei nostri sensi. Lo scetticismo " metodico " di Cartesio è ancora più radicale dello scetticismo antico che affermava la natura contraddittoria del reale senza però mai giungere a metterne in dubbio la stessa esistenza.
 
== "Cogito ergo sum" ==
Con questa frase gli storici della filosofia attribuiscono a Cartesio la rifondazione della filosofia moderna dopo la crisi della Scolastica. L'io sarebbe l'evidenza prima della ragione sulla quale fondare ogni altra certezza: il fatto stesso che sto pensando mentre leggo tale frase è la prova della mia esistenza quanto meno riguardo al "cogito".
quale fondare ogni altra certezza: il fatto stesso che sto pensando mentre leggo tale frase è la prova della mia esistenza quanto meno riguardo al "cogito".
 
Cartesio arriva ad affermare l'identità di contenuto fra il cogito e il nostro essere che in prima analisi coincide con ciò che noi pensiamo di noi stessi.