Grottesca: differenze tra le versioni
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Le '''grottesche''' sono un soggetto [[pittura|pittorico]] di decorazione parietale che affonda le sue radici nella pittura romana di epoca augustea e che fu riscoperto e reso popolare a partire dalla fine del [[XV secolo|Quattrocento]].
La decorazione a grottesca è caratterizzata dalla raffigurazione di esseri ibridi e mostruosi, chimere, spesso ritratte quali figurine esili ed estrose, che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche, strutturate in maniera simmetrica, su uno sfondo in genere bianco o comunque monocromo. Le figure sono molto colorate e danno origine a cornici, effetti geometrici, intrecci e quant'altro, ma sempre mantenendo una certa levità e ariosità, per via del fatto che in genere i soggetti sono lasciati minuti, quasi calligrafici, sullo sfondo. L'illustrazione prevalentemente fantasiosa e ludica, non sempre persegue una funzione puramente ornamentale, ma riveste talvolta anche uno scopo didascalico ed enciclopedico, riproducendo inventari delle arti e delle scienze o raffigurazioni a carattere eponimo.
Il nome, come spiega [[Benvenuto Cellini]] nella sua ''[[vita di Cellini|autobiografia]]'', deriva dalle ''grotte'' del colle [[Esquilino]] a [[Roma]] che altro non erano che i resti sotterranei della [[Domus aurea]] di [[Nerone]], scoperti nel [[1480]] e divenuti immediatamente popolari tra i pittori dell'epoca che spesso vi si fecero calare per studiare le fantasiose pitture rinvenute. Tra questi vi furono [[Filippino Lippi]], il [[Pinturicchio]], [[Raffaello]], [[Giovanni da Udine]], il [[Morto da Feltre]], [[Bernardo Poccetti]], [[Marco Palmezzano]], [[Gaudenzio Ferrari]] e altri che in seguito diffusero questo stile dando vita a quella che il Longhi definisce la "curiosa civiltà delle ''grottesche''"<ref>Roberto Longhi, "Officina ferrarese" (1934), in: ID., ''Da Cimabue a Morandi'', Milano, Mondadori, 1973, pag. 585</ref>.
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Di fatto, pittori illustri come [[Filippino Lippi]], il [[Pinturicchio]], [[Amico Aspertini]] e [[il Sodoma]] furono tra i primi a utilizzare queste stravaganze antiche. Fu la bottega di [[Raffaello Sanzio]] ad effettuare una vera e propria riforma di questo genere aumentando così il numero di richieste da parte dei committenti e instaurando una sorta di canone che sarà ripreso dal manierismo.
[[Giovanni da Udine]], contrariamente a [[Morto da Feltre]] ({{cn|che meritò questo appellativo, secondo il racconto delle ''[[Le Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]]'' di [[Vasari]], per aver trascorso più tempo sotto che sopra la terra, studiando e ricopiando i motivi ornamentali delle grottesche}}), diede vitalità e vivacità a questo genere, ponendo l'accento sugli aspetti più naturalistici ed eliminando le componenti più fantastiche e le inquietanti mostruosità [[paganesimo|pagane]].
Con la fine del [[Manierismo]] non si estinse del tutto la grottesca. Il criticato ornamento si nascose per riapparire nel [[XVII secolo|Seicento]] sotto forma di geroglifico, [[arabesco]] o ''[[cineseria|chinoiserie]]''.
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* Nicole Dacos, ''Per la storia delle grottesche: la riscoperta della Domus Aurea'', "Bollettino d'arte", vol. LI, n° I-II, gennaio-giugno 1966, pagg. 43-49
* Claudia La Malfa, ''Pintoricchio a Roma. La seduzione dell'antico'', Milano, Silvana Editoriale, 2009
* Anne-Marie Lecoq, ''Vitruve contre les grotesque'', in: "Grande Galerie-Le journal du Louvre", n°28, 2014, pp.
* Philippe Morel, ''Il funzionamento simbolico e la critica delle grottesche nella seconda metà del Cinquecento'', in: Marcello Fagiolo, (a cura di), ''Roma e l'antico nell'arte e nella cultura del Cinquencento'', Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1985, pagg. 149-178
* Philippe Morel, ''Les grotesques. Les figures de l'imaginaire dans la peinture italienne de la fin de la Renaissance'', Paris, Flammarion, 1997
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==Collegamenti esterni==
* {{Thesaurus BNCF}}
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{{Portale|pittura}}
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