Volontà di potenza: differenze tra le versioni

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==Controversie==
L'edizione critica delle opere di Nietzsche a cura di [[Giorgio Colli]] e [[Mazzino Montinari]] <ref>Pubblicata da [[Adelphi]] già a partire dagli anni sessanta.</ref> ha adottato una prospettiva del tutto obiettivoobiettiva e filologicamente fondatofondata e ha pubblicato per la prima volta tutti i testi di Nietzsche, opere e frammenti postumi (compresi note, appunti e schede di lettura), in ordine rigorosamente cronologico. In questa edizione, i frammenti postumi dell'ultimo periodo non erano più pubblicati secondo il piano della ''Volontà di Potenza'', abbandonato da Nietzsche e arbitrariamente ricostruito dalla sorella [[Elisabeth Förster-Nietzsche]] e da [[Peter Gast]].
 
[[Maurizio Ferraris]] e Pietro Kobau dell'[[Università degli Studi di Torino]] sostengono invece non solo che l'edizione originaria della ''Volontà di potenza'' non presenterebbe contraffazioni - gli aforismi in essa contenuti sarebbero quelli scritti da Nietzsche di suo pugno, - ma che l'ordine seguito ricalcherebbe addirittura una bozza dello stesso Nietzsche (una delle tante bozze che il filosofo aveva scritto). Inoltre, seppure imputare a Nietzsche d'essere un nazionalsocialista è un anacronismo, secondo questi studi un'interpretazione della volontà di potenza in senso autoritario non solo sarebbe compatibile col pensiero nietzscheano, ma sarebbe addirittura dovuta: lo stesso Nietzsche intendeva rivolgersi a quella nuova aristocrazia di dominatori, i futuri ''[[Oltreuomo|Oltre Uomini]]'', che «grazie alla loro sovrabbondanza di volontà, sapere, ricchezza e influsso, si serviranno dell'Europa democratica come del loro strumento più docile e maneggevole per prendere in mano le sorti della terra, per plasmare, come artisti, l'uomo stesso».<ref>In ''Frammenti postumi'', 2[57], 1885-1887.</ref>