Imprinting: differenze tra le versioni

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Per esempio il cuculo depone un uovo nel nido di un uccello di specie diversa e lascia che sia quest'altro uccello ad occuparsi del piccolo. Quando il cuculo lascia il nido, raggiunge però gli altri cuculi e si accoppia con questi invece che con individui della specie che lo aveva "adottato". Il cuculo adulto riconosce quindi gli individui della propria specie pur non avendone mai visto uno prima, perciò si ritiene abbia una rappresentazione innata dei suoi conspecifici molto dettagliata e nessun bisogno di imprinting<ref>Vallortigara Giorgio, ''Altre menti'', Il Mulino, 2000</ref>.
 
In altre specie di uccelli (come [[Gallus gallus domesticus|pollo]], [[Cygnus (zoologia)|cigno]], [[anatra]], [[oca (zoologia)|oca]] ...), il piccolo appena nato si avvicina senza paura a diversi oggetti, tra cui la madre, ma entro un certo periodo di tempo la sua rappresentazione innata interna lo guida ad apprendere le caratteristiche fisiche specifiche della sola madre di modo che, terminato l'imprinting, il pulcino adotterà il comportamento di inseguimento soltanto verso la madre e mostrerà segni di paura quando si avvicina un oggetto estraneo. Questo processo, che in natura si rivela molto efficace, può essere manipolato sperimentalmente al punto che un pulcino, che dalla nascita riceve l'opportunità di osservare solo un uomo (o un altro animale o addirittura un oggetto che abbia certe caratteristiche) riconoscerà l'uomo come propria madre e si rifiuterà di avvicinare altri individui della sua specie.
Questo fenomeno non è certamente stato studiato e documentato per la prima volta dallo studioso di etologia e [[Premio Nobel per la medicina]] [[Konrad Lorenz]], ma la conoscenza del meccanismo ha una storia ben più lunga; occorre sicuramente nominare Immelmann, Heinroth, Spalding, ma forse altri precedenti. Lorenz, dopo le prime osservazioni sugli uccelli di allevamento o selvatici, si propose come ''madre adottiva'' per molti pulcini di anatra e si accorse che questi si attaccavano affettivamente a lui come se fosse stato la loro madre. L'oca più famosa, descritta dallo stesso Lorenz, è stata Martina.