Antipapa Costantino II: differenze tra le versioni

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== La [[Sede vacante]] ==
Il neonato [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]] aveva ispirato, già negli ultimi anni di vita di [[papa Paolo I]], ambizioni di potere che non riguardavano solo gli aspetti “temporali”, ma anche quelli religiosi, visto che nella figura del pontefice si compendiavano le funzioni di governo politico e spirituale. [[Papa Paolo I|Quel papa]] era riuscito, con polso ed autorità, a mantenere sotto controllo le tensioni di laici ed ecclesiastici, ma ancora lui vivente le fazioni aristocratiche e popolari avevano dato vita a lotte per il potere e la successione in cui si faceva strada addirittura il concetto che anche un laico potesse essere eletto al Soglio pontificio, non per fare di Roma uno Stato laico, ma per poter sfruttare le enormi ricchezze e il potere internazionale del nuovo Stato; i papi e la burocrazia pontificia, composta anche da esponenti della nobiltà romana, governavano infatti su uno Stato ricchissimo<ref>C. Rendina, ''I Papi. Storia e segreti'', p. 230 – Gabriele Pepe, ''Il Medioevo barbarico d’Italiad'Italia'', Einaudi, 1971, p. 224.</ref> che aveva rapporti, anche se non sempre pacifici, con [[Franchi]], [[Longobardi]] e [[Bizantini]], le tre maggiori potenze europee.
 
== Biografia ==
Alla notizia del precario stato di salute di [[papa Paolo I]] un esponente di quella nobiltà romana, Totone (o Teodoro secondo altre dizioni), duca di [[Nepi]], intavolò immediate trattative con la nobiltà romana per imporre il fratello Costantino come successore. Nonostante il tentativo di opposizione del [[primicerio]] Cristoforo, uomo di fiducia di [[papa Paolo I]], che avrebbe dovuto gestire la [[sede vacante]] e l’elezionel'elezione del nuovo pontefice, Totone riuscì nell'intento. Appena giunta la notizia della morte del [[papa Paolo I|papa]] si precipitò in città insieme ai fratelli Costantino, Passivo e Pasquale e una schiera di armati; entrato nottetempo dalla [[Porta San Pancrazio]] occupò i punti strategici, radunò i notabili e, forte della presenza dei suoi armati, li costrinse ad eleggere papa Costantino, dopo aver imposto al vescovo di [[Palestrina|Preneste]] di [[Ordine sacro|ordinarlo sacerdote]] e subito dopo [[suddiacono]] e [[diacono]] presso l'[[oratorio (architettura)|oratorio]] di San Lorenzo. Il clero, terrorizzato dalle bande armate e preso alla sprovvista dall’azionedall'azione improvvisa, non riuscì ad opporsi, e lo stesso [[primicerio]] Cristoforo, non poté fare altro che nascondersi. Il 5 luglio [[767]], una settimana dopo la morte di [[Papa Paolo I|Paolo]], nella [[Basilica di San Pietro in Vaticano]] Costantino era intronizzato<ref>John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p. 257 - C. Rendina, op. cit., p. 231 – G. Pepe, op. cit. p. 225 – Paolo Brezzi, ''La civiltà del Medioevo europeo'', Eurodes, 1978, vol. I, p. 186.</ref>.
 
A parte l’attol'atto di forza, l’elezionel'elezione era irregolare anche solo per il fatto che ne era stato escluso il clero, il cui voto aveva la precedenza e il maggior peso. Costantino comunque comunicò l’avvenutal'avvenuta elezione al re dei [[Franchi]] [[Pipino il Breve]], rinnovando i sentimenti di amicizia e di alleanza dei suoi predecessori, ma [[Pipino il Breve|Pipino]], probabilmente informato dell’accadutodell'accaduto, non rispose né a quella né ad una seconda lettera in cui Costantino lo invitava a non dare credito a calunnie sul suo conto<ref>C. Rendina, ibidem.</ref>.
 
Nel frattempo il [[Primicerio]] Cristoforo e suo figlio Sergio, sagrestano pontificio, riuscirono con uno stratagemma a lasciare Roma e si diressero a [[Pavia]] per chiedere aiuto al re dei [[Longobardi]] [[Desiderio (re)|Desiderio]] il quale, ben lieto di intromettersi negli affari di Roma, con cui era sempre stato in rapporti difficili, si mostrò disponibile ad appoggiare la loro causa ed inviò il [[presbitero]] Valdiperto con un contingente militare. La truppa [[Longobardi|longobarda]] entrò in Roma, sempre da [[Porta San Pancrazio]], il 28 luglio [[768]]. Negli scontri che seguirono rimase ucciso il duca Totone, probabilmente da Grazioso, cognato di Sergio, che come premio ottenne il titolo di duca di Roma, mentre Costantino e i fratelli, rifugiatisi invano nel [[Palazzo del Laterano]], vennero arrestati. Gli scontri si protrassero ancora fino al 31 luglio, quando il partito filo-longobardo consacrò papa il [[presbitero]] [[Antipapa Filippo|Filippo]], [[cappellano]] del monastero di San Vito sull'[[Esquilino]]. Cristoforo s’imposes'impose nel suo ruolo di [[primicerio]], e il giorno successivo [[Antipapa Filippo|Filippo]] si ritirò senza opporre resistenza, lasciando il partito filo-longobardo in una situazione pericolosa. La reazione del clero e del popolo romano fu violenta, soprattutto con i vescovi e cardinali nominati da Costantino, che furono mutilati ed uccisi. Stessa fine fu riservata a Valdiperto, che aveva ignorato il clero e il popolo romano per imporre un uomo gradito ai [[Longobardi]] e che venne trucidato nel [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], ove s'era rifugiato. Si trovò comunque presto l’accordol'accordo sul candidato proposto da Cristoforo, il [[presbitero]] [[papa Stefano III|Stefano]], titolare della [[Santa Cecilia (titolo cardinalizio)|chiesa di Santa Cecilia]], che si era tenuto fuori dai tumulti e che il 7 agosto [[768]], dopo più di un anno dalla morte di [[papa Paolo I|Paolo I]], venne consacrato papa<ref>C. Rendina, op. cit. pp. 231 e seg. - John N.D. Kelly, ibidem.</ref>.
 
Intanto Costantino era stato catturato, trascinato per le vie di Roma e segregato nel convento di Cellanova sull'[[Aventino]]: il 6 agosto venne deposto ed in seguito accecato, sembra su iniziativa di Grazioso. Il 12 aprile [[769]] si aprì in Laterano un [[concilio]] in cui si svolse un processo a Costantino che durò due giorni e che si concluse con il quasi linciaggio dell'imputato. La fine di Costantino non è certa, ma il concilio terminò con la distruzione di tutti gli atti ufficiali da lui promulgati<ref>John N.D. Kelly, op. cit., p. 258</ref> e con la decisione che in futuro il papa avrebbe dovuto essere scelto solo fra i [[diaconi]] ed i "prebiteri cardinali", mentre veniva ridimensionata fortemente la partecipazione dei laici alle elezioni del pontefice<ref>Ambrogio M. Piazzoni, ''Storia delle elezioni pontificie'', Casale Monferrato (AL), Ed. Piemme S.p.A., 2005. ISBN 88-384-1060-7. p. 80</ref>