Nouvelle Vague: differenze tra le versioni

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Proprio la tendenza idealistica e moralizzante facevano di questo cinema qualcosa di totalmente distaccato dalla realtà quotidiana delle strade francesi.
Fuori dalle finestre c’erac'era una nuova generazione che stava cambiando, che parlava, amava, lavorava, faceva politica in modo diverso ed inconsueto. Una nuova generazione che esigeva un cinema in grado di rispecchiare fedelmente questo nuovo modo di vivere.
Così una nuova gioventù, designata dai giornali come “Nouvelle Vague” si ritrova in sincronia con una nuova idea di cinema denominata a sua volta Nouvelle Vague.
 
La Nouvelle Vague è il primo movimento cinematografico a testimoniare in tempo reale l’immediatezzal'immediatezza del divenire, la realtà in cui esso stesso prende vita. I film che ne fanno parte sono girati con mezzi di fortuna, nelle strade, in appartamenti, ma proprio per la loro singolarità, hanno la sincerità di un diario intimo di una generazione nuova, disinvolta, inquieta. Una sincerità nata dal fatto che gli stessi registi che si sono riconosciuti in questo movimento, tutti poco più che ventenni, fanno anche loro parte di quella nuova generazione, di quel nuovo modo di pensare, di leggere, di vivere il cinema che fu chiamato Nouvelle Vague.
 
== I fondatori del movimento ==
I primi registi a riconoscersi nel movimento sono [[François Truffaut]], [[Jean-Luc Godard]], [[Jacques Rivette]], [[Claude Chabrol]] e [[Eric Rohmer]], un gruppo di amici con alle spalle migliaia di ore passate al cinema, la conoscenza profonda di centinaia di film, la stesura di decine di articoli, e l’articolazionel'articolazione di centinaia di dibattiti alle porte della [[Cinémathèque Française]]. Proprio la Cinémathèque Française fu una tappa fondamentale per la formazione di questi giovani cinefili; fondata nel [[1934]] da [[Henri Langlois]] e [[Georges Franju]], la Cinémathèque era un luogo dove venivano proiettati quei “film maledetti”, secondo la definizione di [[Jean Cocteau]], che per il fatto di disprezzare ogni regola, di essere “uno sgambetto al dogma”, erano diventati letteralmente invisibili. Si trattava per lo più di film di grandi cineasti europei allora largamente incompresi, [[Jean Renoir]], [[Roberto Rossellini]], [[Jacques Becker]], e di registi americani del dopoguerra, [[Alfred Hitchcock]] e [[Howard Hawks]] su tutti.
Alcuni cineasti come [[Jacques Demy]], [[Jean-Pierre Melville]], [[Jean Rouch]], [[Roger Vadim]], pur non essendosi formati nell'ambiente della critica cinematografica, condivideranno gli stessi valori, così come farà [[Alain Resnais]], che firmerà il suo celebre ''[[Hiroshima mon amour]]'' solo dopo 10 anni di cortometraggi.
A questi vanno sicuramente aggiunti [[Louis Malle]], che non si definirà mai un appartenente al movimento ma piuttosto si riterrà emarginato dai registi aderenti al movimento, e [[Maurice Pialat]], troppo individualista per riconoscersi in un qualche movimento.
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== Cahiers du Cinéma ==
{{vedi anche|Cahiers du Cinéma}}
Per i giovani cinefili della Nouvelle Vague l’apprendistatol'apprendistato naturale per approdare alla regia era recensire film degli altri come se ci si accingesse a girare i propri, fare della critica non solo una disquisizione orale tra amici, ma un vero e proprio mestiere giornalistico che trovò la sua locazione ideale nei ''[[Cahiers du Cinéma]]'', la più autorevole rivista cinematografica francese fino agli [[Anni 1960|anni sessanta]], che raccolse progressivamente tra i suoi collaboratori tutti i principali autori della Nouvelle Vague. ''[[Cahiers du Cinéma]]'' era un vero e proprio manifesto del movimento, ogni testo ed ogni recensione al suo interno costituiscono un programma e una definizione di un cinema prossimo venturo. È in una serie di piccole frasi esemplari estratte da svariati articoli, che emerge questa nuova concezione di cinema: là dove si dice che la bellezza è lo splendore del vero, che il cinema è uno sguardo ad ogni istante talmente nuovo sulle cose, da trafiggerle.
Queste dichiarazioni di politica (e quasi di poetica), rivendicate con forza dalla Nouvelle Vague, sono frutto di una profonda esigenza di realismo che va a coincidere con una vera e propria rivoluzione rispetto alla concezione tradizionale di cinema, quel cinema ironicamente denominato “cinema di papà” dai giovani cinefili.
Durante la permanenza ai Cahiers du Cinéma [[François Truffaut]], [[Jean-Luc Godard]], [[Jacques Rivette]], [[Claude Chabrol]] e [[Eric Rohmer]] girano i primi cortometraggi, mentre la realizzazione di lungometraggi avverrà per tutti nel periodo dal 1958 al 1959.
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== La politica degli autori ==
{{Vedi anche|Politica degli autori}}
Un cinema, si è detto, dai toni moralistici e dalle tematiche universali, che veniva considerato dall’opinionedall'opinione pubblica quanto di più distante da una forma d’arted'arte, quasi ridotto a un mero e semplice strumento di intrattenimento.
L’amoreL'amore e il rapporto mistico-religioso con lo schermo, portarono gli intellettuali della Nouvelle Vague a rifiutare una simile concezione di cinema, ed a sviluppare quella che loro stessi denominarono “'''Politica degli autori'''”, secondo la quale un film non coincide mai con la sua sceneggiatura, o la sua scenografia, o ancor meno con i suoi attori, bensì con l’uomol'uomo che l’hal'ha girato. Il regista diviene così un vero e proprio “scrittore di cinema” che utilizza consapevolmente il mezzo cinematografico per comunicare con lo spettatore attraverso non solo la semplice trama, ma con determinate scelte stilistiche capaci di delineare nel loro insieme una precisa realtà artefatta e significante, che rende possibile riconoscere dai primi fotogrammi di una pellicola il suo autore.
 
È ovvio che dichiarare la sovranità del regista non ha solo un significato teorico, ma che ha un riscontro anche sul piano contenutistico. Lontana dall’ortodossiadall'ortodossia e dalla classica impersonalità del “cinema di papà”, la Nouvelle Vague introdusse la personalizzazione nel cinema: un film non era più quel mezzo di intrattenimento universale della tradizione, ma era una cosa privata, un’espressioneun'espressione personale del regista, i cui fotogrammi non erano altro che pagine strappate e rubate dal suo diario intimo. Forse non è quindi un caso che molti dei film della Nouvelle Vague trattino il tema della fuga da costrizioni, siano esse familiari o istituzionali. Anche il fare cinema in fondo era un distacco: staccarsi dall’impersonalitàdall'impersonalità, dalla freddezza di un cinema ormai stantio e fasullo, e puntare la cinepresa sulla realtà, ma senza accontentarsi di registrare la vita così come trascorre davanti alla macchina da presa, anzi dandole una forma sempre diversa, catturando così la vera “anima delle cose".
 
== Lo stile ==
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Nel periodo tra il maggio 1959 ed il marzo [[1960]], considerato il "periodo d'oro" del movimento, ''[[I quattrocento colpi]]'' sarà seguito dall'uscita di altre tre pietre miliari della Nouvelle Vague: ''[[I cugini]]'' (''Les Cousins'', [[1959]]) di [[Claude Chabrol]], ''[[Hiroshima mon amour]]'' ([[1959]]) di [[Alain Resnais]] e ''[[Fino all'ultimo respiro (film)|Fino all'ultimo respiro]]'' (''À bout de souffle'', [[1960]]) di [[Jean-Luc Godard]].
 
Questo periodo segnò un vero trionfo per il movimento, che si tradusse anche in un successo economico, difatti la Nouvelle Vague è ormai un mercato che funziona: i produttori, prima disorientati, danno in seguito fiducia ad un gran numero di giovani registi e per il cinema francese questo segnerà l’iniziol'inizio di un periodo di suggestiva fioritura. In questo senso si è imputato alla Nouvelle Vague di essere nata rivoluzionaria e morta borghese.
 
Ma già dall’autunnodall'autunno del 1960 la Nouvelle Vague conosce l’insuccessol'insuccesso di pubblico e comincia a gettare i produttori nel panico; il cinema tradizionale riprende il posto di centralità che aveva lasciato e fa della Nouvelle Vague il nuovo oggetto di derisione. Da ciò consegue che durante tutto il decennio del 1960 il cinema francese si sviluppa all’insegnaall'insegna della tradizione eccezion fatta per i lavori di [[Jean-Luc Godard]], che prolunga e radicalizza lo spirito della Nouvelle Vague. Ma Godard è un caso isolato: [[Claude Chabrol]] gira unicamente su commissione, [[François Truffaut]] si è esiliato in [[Gran Bretagna]], [[Eric Rohmer]] e [[Jacques Rivette]] lavorano solo a sprazzi.
 
{{cn|Oggi più di qualche critico cinematografico si chiede se i film della Nouvelle Vague siano stati davvero così innovativi come si è creduto fino a qualche decennio fa e addirittura che molti di quei registi che in quel periodo venivano osannati non siano così fondamentali come si è creduto per molto tempo. Questo ridimensiona molto l'intero periodo, rivalutando invece il periodo francese classico degli anni quaranta, poco apprezzato all'epoca ma invecchiato secondo alcuni critici molto meglio del periodo della Nouvelle Vague}}. Tra le varie critiche quella mossa da [[Alberto Crespi]], critico dell'Unità che rivaluta il periodo precedente ai film di Truffaut e Godard accusando i «giovani turchi» dei Cahiers, all'epoca ancora critici, di aver disprezzato anche in larga misura i registi precedenti anche per un odio politico, visto che si trattava di registi che in qualche misura si erano compromessi con il regime di Vichy e quindi allontanandosi dal parere puramente critico oggettivo. E sempre Crespi aggiunge: «La Nouvelle Vague ha festeggiato in questo 2009 i 50 anni. Barando: se il primo film Nouvelle Vague è l'esordio di Chabrol (Le beau Serge, 1958), e su questo quasi tutti sono d'accordo, i 50 anni sono scaduti nel 2008. Forse i tempi sono maturi per rivedere i film di Duvivier (ma sì, anche il primo Don Camillo…) e per dire che la Nouvelle Vague è molto sopravvalutata. Cominciamo a farlo noi. Qualcuno, magari, ci seguirà.»