Walter Audisio: differenze tra le versioni

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Alle 7 del mattino del 28 aprile, il ''colonnello Valerio'' partì dalla scuola di Viale Romagna, [[Milano]], con il supporto di una dozzina di partigiani provenienti dall'Oltrepo' Pavese, agli ordini di [[Alfredo Mordini]] "Riccardo". Giunto a [[Como]], Audisio esibì il lasciapassare di Cadorna al nuovo prefetto [[Virginio Bertinelli]] e al colonnello Sardagna, assicurando loro che avrebbe trasferito i prigionieri a Como e, in un secondo momento, a Milano<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946)'', Garzanti, Milano, 2009, pag. 61</ref>. Trattenuto a Como fino alle 12.15, Audisio raggiunse Dongo, ove nel frattempo era giunto Lampredi, intorno alle 14.10.
 
Incontratosi con il comandante della 52ª Brigata Garibaldi, [[Pier Luigi Bellini delle Stelle]], ''Valerio'' comunicò di aver avuto l'ordine di fucilare Mussolini e gli altri prigionieri; le sue credenziali furono ritenute attendibili dal suo interlocutore che acconsentì<ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, ''cit.'', pagg. 69-70</ref>. Alle 15.15 Audisio e Lampredi si mossero verso [[Mezzegra]], distante 21&nbsp;km, più a sud, dove - in frazione [[Bonzanigo]] – Mussolini era prigioniero, accompagnati dal partigiano [[Michele Moretti]] “Gatti”, che era conoscenza del luogo. Audisio era armato di un mitra Thompson, che non risulterà esser stato utilizzato al momento della sua riconsegna al commissario politico della divisione partigiana dell’Oltrepòdell'Oltrepò, Alberto Maria Cavallotti<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''Le ultime ore di Mussolini'', Mondadori, Milano, 2009, , pag. 154</ref>. Lampredi era armato di pistola Beretta modello 1934, calibro 9&nbsp;mm<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pag. 145. L’arma fu donata da Lampredi al partigiano Alfredo Mordini “Riccardo”, ed è attualmente conservata al Museo storico di Voghera.</ref>; Moretti di mitra francese MAS, calibro 7,65 lungo<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pag. 193. L’arma, consegnata da Audisio a un partigiano albanese, è attualmente conservata al [[Museo storico nazionale albanese|Museo storico nazionale]] di [[Tirana]].</ref>.
 
Poco dopo le ore 16 del 28 aprile l’exl'ex duce e la sua amante [[Claretta Petacci]] furono prelevati e&nbsp;– dopo un breve viaggio in vettura - obbligati a scendere in un angusto vialetto (via XXIV maggio) davanti a Villa Belmonte, un'elegante residenza in località [[Giulino di Mezzegra]], per essere fucilati. La storiografia italiana ha molto dibattuto su ciò, tanto che esistono diverse versioni sull’accadutosull'accaduto<ref>Giorgio Cavalleri, ''Ombre sul lago'', Piemme, 1995</ref><ref>Alessandro Zanella, ''L'ora di Dongo'', Rusconi, 1993</ref><ref>Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni, Mario J. Cereghino, ''cit.''</ref><ref>Luciano Garibaldi, Franco Servello, ''Perché uccisero Mussolini e Claretta'', Rubbettino, 2010</ref><ref>Giorgio Pisanò, ''Gli ultimi cinque secondi di Mussolini'', Il Saggiatore, 1996</ref>. Tuttavia, le varie versioni fornite o riferite a Walter Audisio, pur differendo su particolari minori, descrivono la stessa meccanica dell'evento. L’ultimaL'ultima descrizione degli stessi, pubblicata postuma, a cura della moglie di Audisio<ref>Walter Audisio, ''In nome del popolo italiano'', Teti Stampa, Milano, 1975</ref>, è sostanzialmente confermata dal memoriale di Aldo Lampredi, consegnato nel 1972 e pubblicato su "[[L'Unità (quotidiano)|L'Unità]]" nel [[1996]].
 
Moretti e Lampredi sono inviati a bloccare la strada nelle due direzioni. ''Valerio'' tenta di procedere nell’esecuzionenell'esecuzione ma il suo mitra si inceppa; chiama allora Moretti che, di corsa, gli porta il suo. Con tale arma il ''colonnello Valerio'' scarica una raffica mortale sull’exsull'ex capo del fascismo. La Petacci, postasi improvvisamente sulla traiettoria del mitra, è colpita ed uccisa involontariamente. Viene poi inferto un colpo di grazia sul corpo di Mussolini con la pistola. Di certo, un colpo di pistola è inferto anche su Claretta Petacci, in quanto due proiettili, calibro 9&nbsp;mm corto, compatibili con quelli della pistola del Lampredi, furono rinvenuti nel corpo della donna, nel corso dell'esumazione effettuata il 12 aprile 1947<ref name=Bollone>Pierluigi Baima Bollone, ''cit.'', pagg. 89 e succ.ve</ref>.
 
Sul luogo dell’esecuzionedell'esecuzione furono poi rinvenuti proiettili calibro 7,65, compatibili con quelli del mitra francese del Moretti<ref name=Bollone />. Alle 17 circa, dopo aver eseguito la sentenza del CLNAI, Audisio rientrò a Dongo per fucilare gli altri gerarchi. Alle 17.48, sono giustiziati tutti i 15 i soggetti che, verso le ore 15, “Valerio” stesso aveva individuato nella lista dei prigionieri della 52ª Brigata Garibaldi. Il numero dei fucilati eguagliava quello dei [[partigiani]], che, per rappresaglia, il 10 agosto [[1944]], i tedeschi avevano fatto fucilare dai fascisti ed esporre al pubblico in Piazzale Loreto a [[Milano]], ciò dimostrerebbe l'intenzione di voler vendicare [[Strage di Piazzale Loreto|quella strage]]<ref>''La scelta non era stata improvvisata quella notte, era stata suggerita dai nostri compagni milanesi, e io avevo in mente la staccionata, il piazzale, quell'angolo del piazzale dal 10 agosto 1944'' (W. Audisio, ''In nome del popolo italiano'', cit., pag. 367)</ref>. Marcello Petacci, inizialmente non compreso nell'elenco dei giustiziati, tentò la fuga a nuoto nel Lago di Como, ma fu raggiunto da raffiche di mitra e perì anch’eglianch'egli.
 
=== Piazzale Loreto ===