Vittorio Fossombroni: differenze tra le versioni

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==La Restaurazione==
Dopo la caduta di Napoleone e l'avvento della [[Restaurazione]], il [[Congresso di Vienna]] restituì la Toscana al deposto Granduca; questi, sia per riaffermare la linearità del periodo lorenese e la politica di tolleranza svolta durante il periodo francese, il 25 giugno [[1814]] chiamò Fossombroni a ricoprire l'incarico di presidente della commissione legislativa, per poi divenire, il 15 settembre, dopo il rientro di Ferdinando III a Firenze, segretario di Stato, ministro degli Esteri e direttore delle reali segreterie. Il politico toscano mantenne all'interno del Consiglio una netta superiorità, che diede l'impronta alla politica del Granducato almeno fino alla metà degli anni Trenta del [[XIX secolo]]. Infatti Fossombroni governò con fermezza e autorità, riportando in auge il precedente assetto istituzionale leopoldino, ma senza ripudiare del tutto le novità napoleoniche: revisionò il codice napoleonico, abolendo il [[divorzio]], ristabilì le decime parrocchiali, nel [[1815]] restrinse le libertà municipali, con la nomina dei gofalonieri e di parte del Consiglio cittadino da parte del Granduca, difese lo Stato dalle ingerenze della [[Chiesa cattolica|Chiesa]], vietando l'ingresso dei [[Gesuiti]], conservò la pubblicità dei processi e mitigò i poteri della polizia, tanto che la Toscana fu di gran lunga lo Stato più tollerante, mite e liberale di quel periodo. In campo economico, Fossombroni ritornò ai criteri liberistici adottati da Pietro Leopoldo: dopo che, nel [[1816]], una spaventosa carestia si era abbattuta su tutta la penisola, fatto che aveva costretto a calmierare il prezzo del grano, il ministro toscano abolì i dazi e le gabelle sulle importazioni, favorendo lo sviluppo dell'industria e dell'agricoltura, tanto da rendere il bilancio statale in attivo. Grazie alle nuove risorse, Fossombroni diede avviò ad una serie di lavori pubblici e di infrastrutture, come l'apertura di varie arterie stradali (per la valle tiberina, da [[Volterra]] a [[Siena]], da [[Siena]] ad [[Arezzo]]) e la continuazione dell'opera di bonifica della [[Maremma]], con lo scopo di estirpare la malaria e mettere a coltura nuove terre. Dopo la morte di Ferdinando III nel [[1824]], il suo successore [[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II]] riconfermò Fossombroni nei suoi incarichi ministeriali, anche se agli occhi del granduca e del ceto dirigente toscano la sua popolarità andava sempre più diminuendo; infine, nel [[1838]], chiese e ottenne la messa a riposo dal servizio pubblico, riturandosi a vita privata e continuando a dedicarsi ai suoi studi di matematica e idraulica, che lo resero noto in tutta [[Europa]]. Proprio per questo, il celebre esploratore e scienziato tedesco [[Alexander von Humboldt]] nel [[1842]] lo propose per l'onorificenza prussiana dell'Ordine Pour le Mérite (classe di pace). Dopo questa onorificenza, l'ultima di una lunga serie di riconoscimenti, Vittorio Fossombroni si trasferì nel [[palazzo Fossombroni]] di [[Borgo Ognissanti]] a Firenze nel [[1835]] dove vi morì il 13 aprile [[1844]]: fu sepolto nella cattedrale di Santa Croce, in un mausoleo costruito con fondi pubblici. Lasciò nome e titolo ad [[Enrico Falciai Fossombroni|Enrico Vittorio]] ([[1825]]-[[1893]]), figlio di Francesco Falciai e Vittoria Bonci, da lui presa in moglie nel [[1832]]. Enrico Vittorio divenne deputato di [[Arezzo]] e senatore.
 
==Onorificenze==