Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni: differenze tra le versioni

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[[File:Cava de' Tirreni - Abbazia territoriale della Santissima Trinità.jpg|thumb|L'Archivio dell'abbazia SS. Trinità di Cava]]
=== Archivio abbaziale ===
La nascita dell’archiviodell'archivio dell'abbazia cavense risale al [[1025]], quando il principe [[Guaimario III di Salerno]] e suo figlio [[Guaimario IV di Salerno|Guaimario IV]], concessero con un diploma a sant’Alferiosant'Alferio, la proprietà della grotta Arsicia con il circostante territorio. A partire da quel momento ebbe inizio la raccolta dei diplomi, bolle, privilegi, donazioni, lasciti testamenti tuttora custoditi.
 
Fino al secolo XVI gli atti dell'abbazia non erano facilmente rintracciabili all’internoall'interno dell’archiviodell'archivio. Non esisteva un inventario redatto in modo organico che consentisse di accedere immediatamente al documento desiderato. Fino a tutto il Cinquecento la struttura dell’archiviodell'archivio rimase misterioso fino a quando non si avvertì l’esigenzal'esigenza di riordinare in maniera sistematica i documenti.
 
Il primo ordinamento fu eseguito catalogando con criteri topografici terre, feudi e benefici vari. Va ricordata l’operal'opera voluta dall'abate Manso e realizzata in gran parte del napoletano dom Agostino Venieri che, durante il governo abbaziale di Ambrogio Rastellini da Puppio, riordinò le serie archivistiche riponendo tutta la raccolta in 120 arche suddivise per topografia e toponomastica. In questo periodo fu assiduo frequentatore dell’archiviodell'archivio lo storico Giovanni Antonio Summonte autore della ''Histoira della Città e Regno di Napoli''.<ref>Scipione de Cristoforo, ''Vita'', premessa alla terza edizione della ''Historia'', Napoli 1748.</ref>
Un nuovo riordino si rese necessario e fu iniziato durante l'abbaziato di don Tiberio Ortiz intorno all'anno [[1779]] e continuò sotto il governo dell'abate dom Raffaele Pasca che volle anche la ristrutturazione delle sale dell'archivio. Il riordino fu eseguito da [[Salvatore Maria Di Blasi]] e da Emanuele Caputo che tennero conto delle nuove tecniche archivistiche che andavano diffondendosi in vari paese europei.
Nel [[1808]], l'archivio dell'abbazia fu salvato dallo smembramento, nonostante il decreto di [[Gioacchino Murat]] del 22 dicembre che istituiva a Napoli il [[Archivio di Stato di Napoli|Grande Archivio del Regno]]. In deroga al decreto fu stabilito che gli archivi delle abbazie di [[Abbazia di Montecassino|Montecassino]], Cava e [[Abbazia territoriale di Montevergine|Montevergine]] continuavano ad esistere conservando ed accrescendo le biblioteche e gli archivi posseduti.
 
Dopo la restaurazione borbonica, l'archivio cavense, fu più volte sottoposto ad ispezioni da parte dei soprintendenti, mandati dal ministero degli interni, che mossero alcune osservazioni circa la tenuta e l'organizzazione dell'archivio; ciò non risultò gradito ai monaci cavensi e si innescò una lunga polemica tra il ministero dell'interno e l'abate Mazzacane che nel 1824 preferì rinunciare all'abbaziato.
L'archivio fu così momentaneamente affidato a Gabriele Moccaldi e poi al nuovo archivista, il siciliano Ignazio Rossi. Si ritornò a rapporti normali tra l'abbazia ed il ministero quando, attenendosi alla legge del [[1818]], conformandosi al modello del grande Archivio napoletano, Ignazio Rossi nel [[1839]] propose, al soprintendente generale [[Antonio Spinelli]], un nuovo progetto per la formazione dell’indicedell'indice generale dell'archivio cavense.
 
Gli anni successivi, contrassegnati da fermenti politici, registrarono un momentaneo calo d’interessed'interesse per l’archiviol'archivio cavense fino a quando, con la soppressione del [[1866]], l'abbazia di Cava venne dichiarata monumento nazionale.
 
==== ''Codex diplomaticus Cavensis'' ====
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[[File:Stemma STC porteria.JPG|100px|rigt|thumb|Stemma interno al pavimento porterìa dell'Abbazia SS. Trinità di Cava]]
 
=== XIV-XV secolo: L’abbaziaL'abbazia nel periodo della commenda cardinalizia ===
Il [[XIV secolo]] rappresenta per la comunità nonastica un periodo di ripiegamento su sé stessa. Fu particolarmente curata la difesa e l'amministrazione dei beni temporali, furono prodotte splendide opere d'arte, ma l'incidenza dell'azione spirituale e sociale della badia, anche a causa dei rivolgimenti politici, si esaurì quasi del tutto.
 
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Quando nel [[1485]] [[papa Innocenzo VIII]] conferì la commenda al cardinale [[Oliviero Carafa]], l'abbazia della Santissima Trinità aveva ormai perso il suo antico splendore di virtù e di santità. Nel monastero, nei priorati, nelle parrocchie e nelle chiese più remote i pochi monaci rimasti vivevano senza il rispetto della regola in assoluta libertà ed autonomia. Per l'abbazia della Santissima Trinità de La Cava, così come era già successo per tanti altri monasteri che da tempo versavano nelle stesse condizioni miserande, si rese necessario riformare la regola cenobitica. Il cardinale Oliviero Carafa decise di rinunciare alla commenda e riportò nel monastero benedettino la vita claustrale regolare. Pertanto, il 10 aprile [[1497]] con [[bolla pontificia|bolla]] di [[papa Alessandro VI]], il monastero cavense fu unito al movimento monastico riformato della [[Congregazione di Santa Giustina]] di [[Padova]] (detta poi [[Congregazione Cassinese|Cassinese]]). Dopo quasi un secolo di miserie così cessò di esistere l'''Ordo Cavensis''<ref name="test4-0">Massimo Buchicchio, ''Reverendissimi in Christo Patres et Domini Cardinali commendatari de la abbazia de la Sanctissima Trinità et Episcopi de la cità de La Cava''. Cava de' Tirreni 2011</ref>.
 
=== L’unioneL'unione contrastata dell’abbaziadell'abbazia alla Congregazione di Santa Giustina ===
L’annessioneL'annessione dell’abbaziadell'abbazia cavense alla [[Congregazione Cassinese|Congregazione di Santa Giustina]] fu in un primo momento voluta ma poi contrastata dal popolo di Cava. I monaci, che avevano ritenuto la ''giurisdizione episcopale cavense'' voluta da [[Papa Bonifacio IX]] la principale causa dei propri mali, furono essi stessi a chiedere al cardinale [[Oliviero Carafa]] di includere, nelle clausole che andava a stipulare per il passaggio dell’abbaziadell'abbazia alla congregazione di Santa Giustina, oltre alla sua rinunzia alla commenda, anche la soppressione, alla sua morte, della giurisdizionale del vescovato di Cava.
 
I monaci della congregazione, guidati da dom Bessarione da Cipro, partendo dal [[Chiesa dei Santi Severino e Sossio|monastero di San Severino e Sossio]] di Napoli, presero possesso dell’abbaziadell'abbazia cavense.
 
Ma non fu un possesso pacifico, l’unionel'unione fu contrastata da più parti. La [[Vicariato|Vicaria]] di [[Napoli]], si intromise sistematicamente nella gestione temporale dell’abbaziadell'abbazia mentre, la università della Città de La Cava, che non aveva gradito la clausola della soppressione del vescovato perché ritenuta lesiva del proprio prestigio e diritto della ''urbs episcopalis cavensis'', nel dicembre del [[1503]], insorgeva contro i monaci.
 
Il contrasto esplose quando l’abatel'abate Michele di Tarsia si rifiutò di riconoscere l'impegno in precedenza assunto dall’abatedall'abate Arsenio di far erigere un nuovo vescovato cavense costituendone la relativa mensa. L’abateL'abate Michele ottenne anche dal [[Papa Giulio II]] la dichiarazione di revoca e nullità dell'accordo precedentemente stabilito tra l’abatel'abate Arsenio e la università de La Cava.
 
Ma i cavesi non si rassegnarono. Il 6 marzo [[1507]], [[Mercoledì delle Ceneri]], la popolazione capeggiata da Ferdinando Castriota, dalla famiglia Longo e da altri esponenti della università, prendendo a pretesto alcune questioni di pascoli e sfruttamento di boschi sorte con i benedettini, fece irruzione nel monastero e mise a saccheggio le celle e l’appartamentol'appartamento dell’abatedell'abate. I monaci si rifugiarono nel priorato di [[Chiesa di Sant'Angelo in Grotta|Sant’Angelo in Grotta]] a [[Nocera Inferiore]], mentre la chiesa dell’abbaziadell'abbazia venne affidata a dei preti diocesani.
 
Il [[Nunziatura apostolica|Nunzio apostolico]] a Napoli cardinale [[Niccolò Fieschi]], dopo circa 15 giorni, rimise i religiosi nel possesso della badia e scomunicò i cavesi.
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=== Il potere temporale dell'Abbazia, feudi e dipendenze ===
Dalla sua fondazione ai giorni nostri l'abbazia ha svolto un ruolo fondamentale nelle vicende sociali civili e religiose di molti centri dislocati nel mezzogiorno d'Italia dove estendeva il suo dominio diretto.
L<nowiki>'</nowiki>''Ordo Cavensis'', al massimo della propria potenza, aveva fittissime diramazioni in Basilicata, Calabria, Puglia, Campania e perfino a Roma. Secondo il monaco benedettino [[Paul Guillaume (storico)|Paul Guillaume]], storico ed archivista dell’abbaziadell'abbazia nel secolo XIX, appartenevano all’ordineall'ordine cavense almeno 77 abbazie, 100 priorati, 20 monasteri, 10 obbedienze, 273 chiese.
 
Come ordinari immediatamente soggetti alla [[Santa Sede]], gli abati ebbero piena giurisdizione episcopale su molti centri del salernitano, [[Serramezzana|Capograssi]] (ora frazione di [[Serramezzana]]), Capolicchio (ora Cannicchio frazione di [[Pollica]]), Casalicchio (ora [[Casal Velino]]), [[Castellabate]], [[Agnone Cilento|Marittima Agnone]], [[Laureana Cilento|Matonti]] (ora frazione di [[Laureana Cilento]]), [[Ogliastro Cilento|Ogliastro]], [[Perdifumo]], [[Pertosa]], [[Polla]], [[Roccapiemonte]], [[Ceraso (Italia)|Santa Barbara]] (ora frazione di [[Ceraso (Italia)|Ceraso]]), [[Sessa Cilento|Santa Lucia]] (ora frazione di [[Sessa Cilento]]), [[San Mango]], [[Serramezzana]], [[Tramutola]], su alcune chiese di Salerno, Santa Maria de domno, Sant'Angelo a Caprullo, e sulla [[chiesa di Sant'Angelo in Grotta]] di [[Nocera Inferiore]] e di San Giovanni a mare di [[Minori (Italia)|Minori]].
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== Bibliografia ==
* Simeone Leone, ''Dalla fondazione del cenobio al secolo XVI'', in ''La badia di Cava'', edizioni Di Mauro – Cava de’de' Tirreni, 1985
* Domenico Ambrasi, ''Le vicende dell'età moderna'', in ''La badia di Cava'', edizioni Di Mauro – Cava de’de' Tirreni, 1985
* {{la}} Pius Bonifacius Gams, [http://www.wbc.poznan.pl/dlibra/doccontent?id=65154&dirids=1 ''Series episcoporum Ecclesiae Catholicae''], Leipzig 1931, p.&nbsp;904
* {{la}} Konrad Eubel, ''Hierarchia Catholica Medii Aevi'', [http://sul-derivatives.stanford.edu/derivative?CSNID=00002716&mediaType=application/pdf vol. 1], p.&nbsp;179; [http://sul-derivatives.stanford.edu/derivative?CSNID=00002717&mediaType=application/pdf vol. 2], p.&nbsp;124