Giovanni Visconti (arcivescovo): differenze tra le versioni
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La carriera ecclesiastica di Giovanni inizia con la rinuncia del fratello Stefano Visconti e con la conseguente elezione a [[prelato|presule]] nel 1317<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 33.</ref>.
Nella prima metà del XIV secolo, Giovanni Visconti è signore e, dopo che la sua dinastia aveva ripreso il controllo sulla città di Milano, egli aveva iniziato ad acquisire sempre maggiori spazi nella Chiesa ambrosiana<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 28.</ref>.
Con il diploma del 4 luglio 1327, venne nominato
Questa nomina a giudice ordinario gli consentiva il controllo sul tribunale e sulla [[Curia diocesana|curia diocesani]] e gli assicurava la collaborazione del potere civile.
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Aicardo, infatti, era tenuto in esilio, ma Giovanni aveva «...avuto in locazione il patrimonio e i beni della mensa»<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 92.</ref>. Proprio per questo motivo, iniziò ad abitare nel palazzo arcivescovile che, oltretutto, aveva provveduto a far restaurare.
Nel luglio 1339, Aicardo era ritornato
Riuscì ad insediarsi grazie
Poi, nel 1342, papa Clemente VI (successore di Benedetto XII) concesse a Giovanni Visconti la carica di [[metropolita]] e tale conferimento stabiliva il ritrovato accordo tra il Visconti e la sede papale.
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Dai versi di questo epitaffio si percepisce come il suo ruolo di signore fu, però, prevalente rispetto a quello religioso, tanto da essere sottolineato dai cronisti a lui contemporanei.
La sua presenza nella sede della cattedra ambrosiana fu costante
=== Arcivescovo e signore di Milano ===
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<br />In assenza di eredi diretti Giovanni e Luchino ebbero la signoria in condominio.
L’elezione di Giovanni e Luchino fu unanime e fatta in breve tempo, poiché era necessario evitare vuoti di potere.
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A dimostrazione dell’intromissione nella Chiesa ambrosiana da parte del Visconti, c’è un episodio avvenuto a [[Monza]], in cui l’arcivescovo allontanò dalla carica l'[[arciprete]] [[Lombardo della Torre|Lombardino della Torre]], imponendosi come «...''generalis vicarius ac protector et defensor...''» come risulta da un documento del 1325<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 49.</ref>.
Nonostante le ripetute scomuniche, Giovanni puntò alla creazione di un'egemonia personale
<br />Intanto, le sue qualità politiche portarono ad un rilancio territoriale della signoria e gli consentirono un facile inserimento nelle strutture ecclesiastiche milanesi, con l'obiettivo di sfruttarle per fini espansionistici.
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* rispondere alle esigenze della Chiesa ambrosiana e delle altre chiese soggette al suo dominio
* di promuovere attività riformatrici
Tutto questo contribuisce a definire Giovanni un "buon vescovo"<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 208.</ref>, perché durante il suo episcopato le istituzioni diocesane rimangono efficienti e si consolidano, nonostante avesse dato
=== Programma religioso ed edilizio ===
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In questa direzione si collocano:
* la realizzazione di edifici monumentali
* la riedificazione
* il restauro di castelli ed edifici arcivescovili
* la costruzione di un nuovo palazzo arcivescovile.
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<br />L'interesse per la costruzione di edifici era, quindi, orientato ad ottenere una visibilità sempre maggiore e mostrava ai suoi cittadini un'idea di potenza e magnificenza, trasmessa dall'imponenza delle costruzioni.
Nel campo della religiosità e nella pubblica opinione, Giovanni assunse una posizione innovatrice di coordinatore religioso e promotore di iniziative religiose come rappresentazioni, celebrazioni e processioni che puntavano
<br />Promosse, inoltre, iniziative di carattere religioso sia in quanto signore sia come privata persona, quindi, si serviva della religione civica con lo scopo di consolidare il potere e acquisire territori<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 214.</ref>.
In generale Giovanni promuoveva culti religiosi per la città di Milano perché puntava
Da ''dominus'' fa sentire la sua azione influenzando
=== Relazioni con il papato ===
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il disegno di Giovanni era quello di sfruttamento, infatti, si servì di questi rapporti nella prospettiva di un dominio temporale<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 128.</ref>.
I rapporti nei confronti del pontefice erano in parte ambigui perché Giovanni si muoveva politicamente verso
Il Visconti e il Papa in carica, per molto tempo, portarono avanti alcune trattative, al cui centro
Queste trattative iniziarono con papa Giovanni XXII e si protrassero con il successore Benedetto XII, ma infine, nel 1335, si approvarono gli accordi del clero e del popolo con il Papa.
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Però, nonostante i patti, i contrasti con il papato ripresero a causa della continua politica espansionistica del Visconti che sottometteva città appartenenti al dominio pontificio.
Poi, il 7 maggio 1341 papa Benedetto XII emanò 2 bolle: una che assegnava ai fratelli Visconti il vicariato imperiale e
Solo il 6 agosto 1341, Giovanni e Luchino firmarono gli accordi, considerando la necessità che la pace con Avignone poteva determinare nuove e più sicure opportunità politiche.
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Queste trattative così spregiudicate evidenziano come i rapporti tra papato e signoria viscontea fossero basati su un reciproco equilibrio di forze e sul gioco diplomatico.
Giovanni si servì del prestigio del Papa per costruire il suo potere,
Questa mutata linea politica (che smentiva la precedente politica papale antiviscontea) emerge dallo scambio epistolare tra Giovanni Visconti e il Papa, subito dopo la firma degli accordi.
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Grazie a tali accordi, l'arcivescovo di Milano ricevette numerosi benefici dal pontefice, tanto da riuscire ad acquisire prestigio e privilegi per la sua famiglia. Fu abile nella mediazione con il Papa, favorendo i propri parenti e la sua abilità diplomatica fu tale da riuscire ad approfittare di questo conciliato rapporto, anche per ottenere benefici ecclesiastici per i propri fedeli.
Nel complesso, la clientela che derivava
Però,
== La gestione dell'episcopato e dei beni ==
Nel 1342, quando Giovanni si insediò sulla cattedra ambrosiana, la priorità immediata era quella di riorganizzare i beni episcopali.
<br />Questa priorità emergeva a causa
Nella gestione dei beni arcivescovili, Giovanni teneva distinti i redditi signorili da quelli personali e da quelli ''ratione mense'', anche se poi, di fatto, la loro gestione era affidata ad un unico gruppo di funzionari<ref>Mainoni, ''Un bilancio di Giovanni Visconti'', pp.7-20.</ref>.
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<br />Rispetto ai predecessori il punto di forza di tutta la sua amministrazione può essere individuato nel connubio tra funzione temporale e spirituale; ciò gli consentì di unificare le attività che promuoveva in entrambi i campi.
Con
Le diverse cariche politiche e i vari accordi mostrano come Giovanni fosse abile nel destreggiare la sua politica tra papa, antipapa ed imperatore, al fine di avere legittimazione e totale sostegno; le tattiche politiche e i patteggiamenti con il papato hanno avuto come risultato un ampliamento della sua influenza verso altre città.
<br />Le conflittualità dei rapporti con la sede apostolica furono, infatti, gestite dal Visconti a volte con spregiudicatezza, a volte con diplomazia, ma si mostrò sempre
Giovanni è visto come «...massimo fautore della strumentalizzazione
<br />Secondo gli ''Annales Mediolanenses'', infatti, vi è un rapporto tra la dominazione viscontea e la crisi della figura degli arcivescovi milanesi e questa crisi si manifesta di più quando la dinastia signorile riesce a controllare la cattedra ambrosiana tramite un proprio esponente<ref>Cadili, ''Giovanni Visconti'', p. 22.</ref>.
Giovanni era punto di riferimento per la vita religiosa milanese e questo era stato possibile per la sua appartenenza familiare .
<br />Nella cronaca di Galvano Flamma
<br />In questo modo
<br />Dunque, per il Visconti la cattedra ambrosiana ha rappresentato il completamento di
== Note ==
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* Cadili, Alberto, ''Giovanni Visconti arcivescovo di Milano (1342-1354)'' ("Studi di storia del cristianesimo e delle chiese cristiane", vol. X), Milano, Università degli Studi di Milano- Ed. Biblioteca francescana, 2007.
* Azario, Pietro. ''Cronaca della Lombardia e dei Visconti 1250-1362'', Abiategrasso (MI), Litografica Abbiatense snc, 1997, pp. 51–71.
* P. Mainoni, ''Un bilancio di Giovanni Visconti, arcivescovo e signore di Milano'', in "
* G.Fiamma, ''Opusculum de rebus gestis ab Azone, Luchino et Johanne Vicecomitibus ab anno MCCXXVIII'', in RR.II.SS, XII, parte IV, Bologna, 1938.
* Vagliano G. G, ''Sommario delle vite ed azioni degli arcivescovi di Milano'', Milano, Lybrary of the University of Illinois, 1715, pp. 299–305.
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