Isabella Bresegna: differenze tra le versioni

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Nel [[1536]] Isabella ascoltò il famoso predicatore [[Bernardino Ochino]], rimanendo affascinata dalla sua eloquenza, ed conobbe tanto il noto intellettuale spiritualista [[Juan de Valdés]] che [[Giulia Gonzaga]], tutte persone che nascondevano il rifiuto della fede cattolica.
 
Nel [[1547]] il marito fu nominato governatore di [[Piacenza]], che faceva parte dello Stato di [[Milano]], possedimento spagnolo, e Isabella lo raggiunse l’annol'anno dopo. Dovendo questi assentarsi spesso dalla città per i suoi doveri militari, la moglie finì per assumersi anche incarichi di governo. Ma mantenne contatti con personalità di fede protestante, come [[Renata di Francia]], alla quale rese visita nel [[1551]], partecipando all'[[eucaristia]] protestante, la "cena del Signore".
 
Nel [[1553]] il frate [[Lorenzo Tizzano]], che era stato per due anni a suo servizio, fu incarcerato a [[Padova]] dall’dall'[[Inquisizione]], compromettendo molte persone, tra le quali Isabella Bresegna. Analoga fu la confessione del frate [[Giovanni Laureto]] il quale, incarcerato a [[Venezia]], confessò di essere [[anabattismo|anabattista]] e di essere stato anch’eglianch'egli a servizio della Bresegna a Piacenza, insieme con l’anabattistal'anabattista abate [[Girolamo Busale]], segretario di Isabella. Anche se queste testimonianze non l’accusavanol'accusavano direttamente, il fatto di essersi circondata di così tante persone non cattoliche la rendeva fortemente sospetta agli occhi dell’Inquisizionedell'Inquisizione.
 
Nel [[1555]] Piacenza passò nelle mani dei [[Farnese]] e i coniugi si trasferiscono a Milano. Due anni dopo la Bresegna abbandonò l’Italial'Italia per sempre, forse dapprima trasferendosi a [[Vienna]], presso una figlia che aveva sposato un cortigiano di [[Massimiliano II d'Asburgo|Massimiliano II]], di qui a [[Tubinga]], ospite di [[Pier Paolo Vergerio]] e poi, l’annol'anno dopo, a [[Zurigo]], ospite di una signora insieme con il figlio Pietro e un altro esule italiano: il mantenimento le veniva assicurato da Giulia Gonzaga.
 
[[Celio Secondo Curione]], professore a [[Basilea]], le dedicò l’edizionel'edizione, da lui curata, delle opere di [[Olimpia Morata]] e l’Ochinol'Ochino, allora il pastore della comunità italiana a Zurigo, dedicò a lei, «molto singolare e diletta sposa di Christo», la ''Disputa intorno alla presenza del corpo di Giesù Christo nel Sacramento della Cena'', apparsa a Basilea nel [[1561]].
 
Non si trovò bene a Zurigo, per le dispute teologiche allora in corso su questioni che dovevano apparirle inessenziali e per la diversità della lingua. Nel 1561 si trasferisce definitivamente a Chiavenna; qui forse ebbe contatti con anabattisti, la cui dottrina, che aveva ben conosciuto in Italia, estranea alle sottigliezze della teologia, doveva esserle più congeniale. Forse per questo motivo il Curione non le dedicò la seconda edizione delle opere della Morata, stampate nel [[1562]] e dedicate a [[Elisabetta I d'Inghilterra]].