Guglielmo Marconi (partigiano): differenze tra le versioni

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== Biografia ==
=== Giovinezza ===
Il padre di Guglielmo Marconi, Luigi, era un contadino riminese, che aveva trascorso il servizio di leva come bersagliere e poi aveva trovato impiego come ferroviere. Anche la madre di Guglielmo era di origini riminesi. E subito dopo la nascita, sempre a Rimini risiedette anche Guglielmo. Dopo gli studi tecnici (interrotti), nell’immediatonell'immediato dopoguerra svolge il servizio militare nel 3° Genio, 1ª Compagnia telegrafista. Rientra a Rimini nel [[1920]] e incomincia a maturare idee [[antifascismo|antifasciste]] e [[comunismo|comuniste]]. Nel [[1922]], dopo alcuni scontri con gli squadristi, il pretore di Rimini gli commina la prima condanna (una multa di 180 lire) per porto abusivo d’armid'armi. All'inizio dell’estatedell'estate, è tra la guardia d’onored'onore di [[Libero Zanardi]] e, stando alle fonti di polizia dell’epocadell'epoca, è membro degli [[Arditi del popolo]] e come tale, il 28 giugno del 1922, cerca di uccidere a Rimini dei fascisti a revolverate, senza però riuscirvi.<br />Nel maggio del [[1923]], Guglielmo Marconi viene arrestato, con una quarantina di altre persone, con l’accusal'accusa di “complotto per mutare violentemente la costituzione dello Stato e forma del Governo e a tale scopo formato squadre armate, raccolte armi e munizioni compiuto ogni attività di propaganda orale e scritta idonea allo scopo”. Rimane in carcere fino al luglio del [[1924]], quando viene prosciolto dall’accusadall'accusa di cospirazione e amnistiato da quella di banda armata, dalla Corte d’Appellod'Appello di Bologna. Tornato in libertà, non abbandona però l’attivitàl'attività politica: raccoglie fondi per il [[Soccorso Rosso]] e diffonde copie de [[l'Unità]].<br />Dopo l’omicidiol'omicidio di [[Giacomo Matteotti]], avendo deposto al cimitero di Rimini delle corone di fiori con delle insegne inneggianti al deputato [[socialismo|socialista]], nel novembre del 1924 subisce un violento pestaggio da parte dei fascisti riminesi. Decide così di “cambiare aria” trasferendosi a [[Roma]]. Qui si incontra con [[Giuseppe Dozza]], allora responsabile nazionale dei giovani comunisti, e con [[Luigi Adamesi]], dai quali riceve un incarico politico da svolgere in Abruzzo. Contemporaneamente, è aperta a suo nome una scheda al Casellario Politico Centrale, ed inizia su di lui la vigilanza della polizia fascista. Da qui, probabilmente, la decisione di migrare in Francia.
 
=== L'esilio ===
Dalla [[Francia]], in cerca di lavoro, Marconi si sposta presto in [[Lussemburgo]], ove viene sospettato di essere stato l’istigatorel'istigatore, se non l’esecutorel'esecutore, di alcuni attentati compiuti a [[Esch sur Alzette]] da elementi comunisti. Quando viene espulso dal Granducato, nel giugno del 1926, in seguito a una manifestazione comunista, Marconi era uno dei principali responsabili della sezione di [[Esch]]<ref>Paolo Zaghini, ''Prefazione'', in Guglielmo Marconi, ''Vita e ricordi sull’8ª brigata romagnola'', Maggioli, Rimini, p. 26.</ref>. Riparato in Francia nella zona di Metz, viene raggiunto da un mandato di arresto diramato dal Lussemburgo. Il Consolato italiano segnala che Marconi, nel frattempo, è nuovamente a capo di gruppi di violentissima propaganda antifascista. Nel 1928, partecipa ad una aggressione a mano armata nei confronti di un fascista e viene nuovamente espulso, questa volta dalla Francia. Dopo un periodo tra Belgio e Francia, nell'ottobre del 1936 parte per la Spagna, per unirsi alle [[Brigate internazionali]].
 
==== La guerra di Spagna ====
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==== In Francia e Germania ====
Allo scoppio della guerra tra Francia e Germania, nel 1939, Marconi è invitato dalle autorità francesi ad arruolarsi, ma rifiuta, ed è perciò imprigionato nel campo di concentramento di [[St. Cyprien]]. Dopo la resa francese ai tedeschi, Marconi viene liberato e lavora per conto delle autorità tedesche al forte di [[Charanton]], svolgendo funzioni da interprete (parlava correntemente, oltre l’italianol'italiano, il francese, il tedesco e un po’po' di spagnolo).<br />Successivamente, accetta di recarsi a lavorare in [[Germania]], dall'aprile al novembre del [[1941]] presso [[Berlino]] in una fabbrica di aeroplani da guerra. Rientra poi in Francia, lavorando come decoratore di tabelle segnaletiche, sempre per conto delle autorità tedesche. È infine arrestato dalla [[Gestapo]], su richiesta della polizia italiana, il 21 aprile [[1942]], presso [[Parigi]]. Viene consegnato alle autorità italiane, via Berlino, nel giugno del [[1942]], per essere inviato al [[confino politico]] da scontare per 5 anni nell'isola di Ventotene.<ref>Commissione di Forlì, ordinanza del 5.8.1942 contro Guglielmo Marconi (“Attività antifascista all'estero”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 946</ref>
 
[[File:Guglielmo_Marconi_(Paolo).jpg|right|thumb|Guglielmo Marconi (Paolo)]]
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=== Il dopoguerra ===
Guglielmo Marconi, primo vicesindaco nella Rimini del dopoguerra, si trovò in opposizione con il nuovo gruppo dirigente del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], non avendo mai sposato la linea [[Palmiro Togliatti|togliattiana]], ed avendo invece come riferimento politico [[Pietro Secchia]]. Dallo scontro politico che ne seguì, in cui spuntarono capziosamente anche alcune questioni in sospeso (la “fuga” dalla Spagna, la “scandalosa” relazione con una giovane donna), egli rimase escluso da tutti gli organismi dirigenti politici e amministrativi del PCI. Secondo alcune testimonianze, Marconi, si trovò anche in contrasto sulla gestione civica riminese oltre che politica, certamente lontana dalle proprie idee e convinzioni. E sempre al periodo del dopoguerra risale il suo viaggio in Unione Sovietica dal quale ebbe a tornare assai critico sulla condizioni di vita del popolo russo.<br />Abbandonata la politica Guglielmo Marconi tornò a lavorare come cartellonista verniciatore. Nel 1951 scrive un lungo manoscritto contenente le dettagliate memorie della lotta partigiana condotta da lui ed i suoi compagni sull'Appennino romagnolo, che tuttavia verrà da lui rivisto negli anni Sessanta, per essere infine pubblicato postumo nel 1984 con il titolo "Vita e ricordi sull’8sull'8ª brigata romagnola".<br />''“Per molti aspetti Guglielmo Marconi fu ‘la bandiera’bandiera' più illustre del PCI riminese nel dopoguerra. Ma lo fu in maniera contraddittoria: molto di più per quello che egli rappresentava per la storia del partito che per la sua direzione politica"''.<ref>Paolo Zaghini, ''Op. cit.'', p. 47 e s.</ref>.<br />Negli ultimi giorni di vita riceve la solidarietà ed il rispetto di coloro che l'avevano conosciuto, inclusi alcuni nemici. Sul letto di morte confida tra l'altro il desiderio, riferendosi anche al proprio partito, se fosse potuto guarire, di poter sistemare a modo proprio le cose. Muore nel 1968 per un tumore.
 
== Onorificenze ==
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* Natale Graziani, ''Il comandante [[Libero Riccardi]] capo della Resistenza armata nella Romagna appenninica'', in "Studi Romagnoli", LV, Società di Studi Romagnoli, 2004, p.&nbsp;243 e ss.
* Istituto Storico Provinciale della Resistenza di Forlì (a cura di), ''L'8ª Brigata Garibaldi nella Resistenza'', 2 voll., La Pietra, Milano, 1981.
* Guglielmo Marconi, ''Vita e ricordi sull’8sull'8ª brigata romagnola'', Maggioli, Rimini, 1985 (con una introduzione critica di [[Lorenzo Bedeschi]]).
* [[Giampaolo Pansa]], ''I gendarmi della memoria'', Sperling & Kupfer, Milano, 2007, p.&nbsp;429 e ss.
* Paolo Zaghini, ''L'emigrazione politica nel riminese (1920-1940)'' in AA.VV., "Antifascisti romagnoli in esilio", La Nuova Italia, Firenze, 1983, p.&nbsp;411 e ss.