Fotografia post mortem: differenze tra le versioni

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Questo aspetto spiegherebbe perché i soggetti siano per lo più ritratti come se ancora fossero in vita; con gli occhi aperti, o così dipinti, o addirittura impegnati in piccole attività quotidiane.
 
Tuttavia, l’abbondanzal'abbondanza di fotografie post mortem che ritraggono soggetti di cui si conservano numerosi altri scatti (ottenuti quando questi erano in vita), non permette di affrettare conclusioni. Alcuni recenti studi tendono a dimostrare che l'usanza vada ricondotta a più antiche e radicate pratiche di [[tanatometamorfosi]] (trattamento delle spoglie). In questo caso, esse rappresenterebbero una sorta di mummificazione visiva, dove la sembianza di vita sia resa necessaria per esprimere lo stato di salute dello spirito del defunto.
 
La successiva invenzione delle carte da visite, cioè delle foto ritratto che consentivano di stampare più copie da un unico negativo, permise che le immagini fossero inviate ai parenti in ricordo dei defunti.
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* Mirko Orlando, ''Ripartire dagli addii: uno studio sulla fotografia post-mortem'', MJM Editore, Milano, 2010
* Mirko Orlando, ''Fotografia post mortem'', Castelvecchi, Roma, 2013.
* Gian Marco Vidor, "La photographie post-mortem dans l’Italiel'Italie du XIXe et XXe siècle. Une introduction", in ''La mort à l'oeuvre. Usages et représentations du cadavre dans l'art'', a cura di Anne Carol e Isabelle Renaudet, Presses Universitaires de Provence, Aix-en-Provence, 2013.
* Elisabetta Gigante, "Il ritratto" in ''I generi dell'arte'', a cura di Stefano Zuffi, Mondadori, Milano, 2011.