Scuola di Milano: differenze tra le versioni

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==Caratteri generali==
Il termine «Scuola di Milano» fu utilizzato per la prima volta da [[Fulvio Papi]] nel titolo di un suo saggio dedicato a Banfi, Cantoni, Paci e Preti, quattro intellettuali che orbitavano attorno all'ateneo milanese e nei quali sono riconoscibili alcuni caratteri comuni, come la militanza nell'[[antifascismo]], l'adesione al [[marxismo]] e al [[socialismo]] [[Democrazia|democratico]] tipici della tradizione milanese, e soprattutto uno «stile» filosofico basato sull'equilibrio tra [[vitalismo]] e [[razionalità]].<ref>F. Papi, ''Vita e filosofia. La scuola di Milano: Banfi, Cantoni, Paci, Preti'', Milano 1990.</ref> Ben presto, però, la [[storiografia]] filosofica ha allargato i confini di questa scuola, ascrivendovi anche altri filosofi formatisi presso l’Universitàl'Università di [[Milano]], che ne condivisero gli orientamenti teoretici.
 
Anzitutto, oltre a Banfi, viene riconosciuto il ruolo fondamentale di Piero Martinetti. Martinetti e Banfi, maestro e allievo, rappresentano infatti i due punti di riferimento attorno a cui si è sviluppata la scuola: la riflessione teoretica ed etica del primo, sfociante in una "religiosità civile" (influenzata dallo studio di [[Kant]], [[Baruch Spinoza|Spinoza]] e [[Afrikan Špir|Spir]]), e lo [[storicismo]] del secondo, aperto all'[[esistenzialismo]] [[kierkegaard]]iano, influenzarono i contemporanei e costituirono lo sfondo su cui maturarono le riflessioni dei loro successori.<ref>A. Vigorelli, ''La nostra inquietudine'', Milano 2007, pp. IX-X.</ref> Da qui, la Scuola filosofica di Milano nel corso degli anni si è sviluppata attraverso vari campi, nutrendo particolare interesse e attenzione per quanto accadeva in ambito filosofico nel resto d’d'[[Europa]], e soprattutto per la [[fenomenologia]] husserliana (Banfi fu tra i primi a studiare [[Husserl]] in [[Italia]]); al suo interno troviamo [[Storia della filosofia|storici della filosofia]] (come Mario Dal Pra, [[Franco Alessio]] e l’antichistal'antichista [[Mario Untersteiner]]), [[Filosofia della scienza|filosofi della scienza]] (Ludovico Geymonat e i suoi allievi, come [[Evandro Agazzi]], [[Giulio Giorello]], [[Corrado Mangione]], [[Salvatore Veca]] e [[Fabio Minazzi]]), studiosi di [[filosofia teoretica]] (Enzo Paci, Remo Cantoni, Giulio Preti, Fulvio Papi), di [[estetica]] (Dino Formaggio e la scuola di estetica che a lui si rifà).
 
==Principali esponenti==
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* [[Fulvio Papi|F. Papi]], ''Vita e filosofia. La scuola di Milano: Banfi, Cantoni, Paci, Preti'', Guerini, Milano, 1990.
* M. Quaranta, ''Ludovico Geymonat. Una ragione inquieta'', Seam, Formello 2001.
*G. Scaramuzza, ''Crisi come rinnovamento. Scritti sull’esteticasull'estetica della Scuola di Milano'', Unicopli, Milano, 2000.
* G. Scaramuzza (a cura di), ''L’esteticaL'estetica e le arti. La scuola di Milano'', CUEM, Milano 2007.
* L.M. Scarantino, ''Giulio Preti. La costruzione della filosofia come scienza sociale'', [[Bruno Mondadori]], Milano, 2007.
* A. Vigorelli, ''L'esistenzialismo di Enzo Paci'', Bruno Mondadori, Milano, 1987.