Codipendenza: differenze tra le versioni
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== Basi teoriche e criteri diagnostici ==
Il concetto di codipendenza non ha mai trovato un consenso unanime nella letteratura scientifica.<ref>{{cita web|url=http://www.normalarea.com/dipendenze-varie/dipendenze-affettive-codipendenza/codipendenza-criteri-diagnostici/|titolo= Codipendenza: basi teoriche e criteri diagnostici|editore=Antonio Floriani|accesso=30 dicembre 2013}}</ref> Nel tentativo di tracciarne le caratteristiche psicopatologiche secondo un profilo diagnostico clinicamente percorribile, Cermak (1986) propose alcuni criteri diagnostici per il disturbo codipendente di personalità:
# controllo di sé e degli altri nonostante
# senso di autostima derivante dal sentire che si riesce a controllare, aggiustare,
# assunzione di responsabilità per
# disinteresse per i propri bisogni, priorità alle esigenze
# distorsioni del confine di sé in situazioni
# coinvolgimento in relazioni con soggetti affetti da disturbi di personalità, dipendenza da sostanze, altra dipendenza o disturbi del controllo degli impulsi.
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Pia Melody (1989) individua cinque costrutti cruciali per riconoscere la codipendenza:
# basso livello di autostima;
# difficoltà a stabilire confini definiti e sani con
# difficoltà a riconoscere i propri bisogni, chi si è, cosa si sente;
# persistenza nel prendersi cura dei bisogni e desideri altrui a costo di dimenticare e a trascurare se stessi;
# difficoltà nell'esprimere ed esperire la realtà con moderazione, tendendo all'eccesso in ogni manifestazione di sé;
Il triangolo drammatico di S. Karpman è la teoria secondo la quale
La persona che si immedesima nel ruolo del salvatore avverte la necessità di aiutare l'altro, anche se questi non ne ha effettivo bisogno. Egli ritiene che l'altro sia bisognoso del suo aiuto, mentre è lui che ha bisogno di sentirsi utile perché sono presenti sensi di colpa, insicurezza o inferiorità. La vittima, cioè da chi valuta sé e i suoi comportamenti sempre in modo negativo, con il conseguente atteggiamento di forte inferiorità nei confronti degli altri, esercita una forte attrattiva sia nei confronti del salvatore, dal quale riceve attenzioni esagerate, sia nei confronti del persecutore, il quale, criticandolo e maltrattandolo, lo convince sempre di più della sua inferiorità e delle sue insicurezze. È persecutore, colui che nutre disperazione e rabbia che lo spingono ad assumere un atteggiamento punitivo e vendicativo nei confronti di tutti. Egli si considera realizzato se riesce a far giustizia, a prescindere dalle richieste e dai bisogni effettivi degli altri.
Ognuno dei personaggi che assumono i diversi ruoli del triangolo drammatico pensano di agire in funzione del bene dell'altro, ma invece agiscono solo in funzione di ciò che è bene per sé stessi, cosa questa che porta ad incomprensioni e a rapporti patologici. Si è salvatore nel momento in cui il pensiero di salvare l'altro diventa l'obiettivo principale della propria vita, una vera e propria ossessione. Proprio quest'ultima caratteristica rivela anche il ruolo di persecutore. Infatti
== Trattamento e cura ==
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