Anacarsi: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Anacharsis.jpg|thumb|Ritratto di Anacarsi in un'incisione italiana del XVIII secolo.]]
 
'''Anacarsi''' ({{lang-grc|Ἀνάχαρσις, ''Anacharsis''|Anácharsis}}) fu uno dei [[sette savi]] della [[Grecia antica]]. Originario della [[Scizia]], secondo [[Erodoto]] Anacarsi visse all'inizio del [[VI secolo a.C.]] e “viaggiò per molte terre, dando prova ovunque di grande saggezza”.<ref>Erodoto, ''Storie'', IV, 76; vedi anche Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', I, 101.</ref> Gli si attribuiscono una serie di detti o [[apoftegmi]] e dieci lettere apocrife, di cui nove redatte probabilmente nel [[III secolo a.C.]] e appartenenti al genere delle epistole ciniche (vedi [[Cinismo]]). In molti tra gli apoftegmi e nelle lettere Anacarsi critica la civiltà dei Greci e loda la vita semplice, “secondo natura”, dei barbari [[Sciti]].<ref>Anacarsi Scita, ''Lettere'', a cura di Giovanni Cremonini, Sellerio, Palermo 1991.</ref>
 
Nel 1788, [[Jean-Jacques Barthélemy]] (1716-1795) pubblicò il ''[[Viaggio del giovane Anacarsi in Grecia]]'' (''Voyage du jeune Anacharsis en Grèce''). In esso un immaginario giovane discendente del saggio Anacarsi visita la Grecia del [[IV secolo a.C.]], offrendo così lo spunto per minuziose descrizioni di luoghi, usi e costumi dei Greci. L'opera ebbe grande fortuna alla fine del [[XVIII secolo]] e nel [[XIX secolo]]; è citata anche da [[Gustave Flaubert|Flaubert]] in ''[[Madame Bovary]]''.
 
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