Hiragana: differenze tra le versioni

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La combinazione fra due caratteri permette molte volte di rappresentare una terza sillaba: si tratta delle sillabe contratte ''[[yōon]]'', nelle quali una delle sillabe ''ya, yu, yo'' (ゃ, ゅ, ょ) è scritta in piccolo dopo una sillaba che ha come vocale ''i''. La consonante della sillaba risultante sarà [[palatalizzazione|palatalizzata]]: avremo, ad esempio, にゃ ''nya'', りゅ ''ryu'', じょ ''jo''.
 
Il sillabario hiragana, al pari del katakana, è propriamente composto dai 48 caratteri che rappresentano le sillabe pure, e spesso è detto – arrotondando il numero – ''gojūon'' "i cinquanta suoni"; ma a questi si aggiungono le 20 sillabe impure, le 5 sillabe semipure e le 33 sillabe contratte: in tutto 104106 sillabe.
 
Lo hiragana viene utilizzato per parole per le quali non vi sono kanji, cioè particelle come ''kara'' から "da", suffissi come ''san'' さん "signore, signora". L'hiragana è anche usato per parole per le quali la forma ideografica kanji non è conosciuta da chi scrive, o si presume che non sia conosciuta da chi legge, o è troppo formale per il contesto in cui si scrive. Le inflessioni dei [[verbo|verbi]] e degli [[aggettivi]] si scrivono in hiragana: ad esempio, in 食べました ''tabemashita'' ("mangiare" al passato affermativo in forma gentile), dove ''tabe''- è la radice verbale e -''mashita'' è il verbo ausiliare, -''bemashita'' è scritto in hiragana, mentre solo la sillaba iniziale ''ta''- della base verbale è rappresentata con un kanji. Quest'uso è detto ''okurigana''.